giovedì 11 febbraio 2010

Woyzeck

Woyzeck (1978). Regia di Werner Herzog. Dal dramma omonimo di Georg Büchner. Fotografia: Jörg Schmidt-Reitwein, Michael Gast Scenografia: Henning von Gierke Costumi: Gisela Storch Musica: Fiedelquartett Telč, Antonio Vivaldi, Alessandro Marcello. Interpreti: Klaus Kinski (Franz Woyzeck), Eva Mattes (Marie), Wolfgang Reichmann (Capitano), Willy Semmelrogge (Dottore), Josef Bierbichler (Tamburmaggiore), Paul Burian (Andres), Volker Prechtl (Apprendista), Dieter Augustin (Imbonitore), Irm Hermann (Margret), Wolfgang Bächler (L'ebreo), Rosy-Rosy Heinikel (Käthe), Herbert Fux (Sottufficiale), Thomas Mettke (Oste), Maria Mattke (Ostessa) Riprese: 13 luglio-3 agosto 1978 a Telč (Cecoslovacchia) Durata originale: 81'
Woyzeck è un capolavoro, sotto qualsiasi aspetto lo si guardi: prima il dramma di Georg Büchner (1813-1837), poi l’opera in musica di Alban Berg (1925), e infine il film di Werner Herzog, che ho qui davanti in questo momento. Il lavoro di Herzog è davvero stupefacente: ho ripreso in mano il libro dopo aver visto il film e ho scoperto che il testo è stato seguito alla lettera, scena per scena e parola per parola. Devo dire che non me lo aspettavo, soprattutto perché quello che ho appena visto è davvero un film, e non un esercizio letterario o un documentario. Sono rimasto sbalordito, anche se Herzog pensavo di conoscerlo bene.
Una cosa così non me la ricordo, forse solo qualcosa di Straub-Huillet: che però non fanno mai, per loro scelta, film veri e propri.
Ad essere sinceri, “Woyzeck” non è una bella storia. Non è che uno si alzi su la mattina e pensi: “adesso mi guardo il Woyzeck”. La storia è quella di un soldato dell’esercito tedesco, ai primi dell’Ottocento, che ammazza la donna con cui vive; e detta così è molto brutale ma non si scosta molto da quello che vediamo.
E’ dunque evidente che dietro ci deve essere qualcosa, se di Woyzeck si parla ancora dopo tanto tempo. E quel qualcosa è la parola, nel caso di Büchner (un autore fondamentale nella letteratura tedesca), è la musica nel caso di Berg, è l’immagine (e ancora la parola) nel caso di Herzog.
“Woyzeck” è l’opera di un ragazzo di 24 anni, rimasta incompiuta a causa della sua morte. Büchner era figlio di un medico, e stava ancora studiando all’Università, facoltà di Storia Naturale, quando fu improvvisamente colpito da una grave febbre tifoidea. Il manoscritto rimase inedito per anni, e ancora oggi non si sa bene in che ordine vadano messe alcune sue scene.
Si parte da una storia vera, un processo contro un tal Christian Woyzeck, giustiziato nel 1824; e Büchner è impressionante nel descrivere un ambiente chiuso, piccolo, dove gli unici modi per passare il tempo sono osservare il prossimo, deriderlo e magari sottometterlo.
E’ un ambiente militare, piuttosto rozzo, dove gli unici intellettuali (il Capitano e il Dottore) sono anche peggio del resto del mondo. Il Dottore sottopone Woyzeck a diete idiote, che lo debilitano, per provare certe sue teorie; lo paga bene per questo suo lavoro da cavia, ma non si tira indietro quando il Capitano accenna all’aitante Tamburmaggiore che gira intorno alla sua donna, e va a incidere ancora di più su ciò che tormenta il povero soldato. Si sa, in un ambiente come questo non c’è di meglio per tirarsi su che accanirsi sul primo disgraziato che ci gira intorno, magari fingendo di proteggerlo; e per passare il tempo vengono buone anche le osservazioni su un soldato che piscia contro un muro...
“Wir arme Leut’, ”noi povera gente“, dice spesso Woyzeck; e sembra sottomesso ma si capisce che dentro gli cova qualcosa che fa fatica a reprimere.
IL CAPITANO (...) Woyzeck, che morale hai tu? La morale è quando uno è morale, inteso? Che bella parola. Hai un bambino privo della benedizione della Chiesa, come il nostro venerabile signor cappellano usa dire, senza la benedizione della Chiesa: non son io a dirlo.
WOYZECK Signor capitano, il buon Dio non starà a studiare tanto se è stato detto un Amen al povero vermiciattolo prima di farlo. Il Signore ha detto: «Lasciate che i pargoli vengano a me ».
IL CAPITANO Cosa vai dicendo? Che risposta stravagante: mi stupisci con codesta risposta. Se dico ‘te', penso proprio a te, a te...
WOYZECK Noi poveracci... Vedete, signor capitano, è tutta una questione di denaro, di denaro; e chi non ha denaro... ecco, mettere al mondo un proprio simile in modo morale. C'è anche la carne, il sangue... gente come noi è sempre disgraziata, in questo o nell'altro mondo ; e credo che se mai salissimo in cielo, dovremmo dar una mano a fare i tuoni.
IL CAPITANO Woyzeck, sei senza virtù, non sei davvero virtuoso. Carne, sangue? Se me ne sto alla finestra quando ha piovuto e vedo le calze bianche saltellare sopra le pozzanghere - maledizione, Woyzeck! - allora l'amore mi salta addosso: ho carne e sangue anch'io. Ma, Woyzeck, la virtù, la virtù! Come ammazzare poi il tempo? Io vado ripetendomi: "Sei un uomo virtuoso (intenerito), un brav'uomo, un brav'uomo".
WOYZECK Già, signor capitano, la virtù, io, non l'ho ancora capita del tutto. Vedete, noi poveracci non abbiamo virtù, facciamo tutto come ci viene, così, secondo natura; ma se fossi un signore e possedessi un cappello e un orologio e un'anglaise, e sapessi parlare come si deve, allora sì praticherei la virtù. Dev'essere una gran bella cosa la virtù, signor capitano; ma io sono un povero cristo.
IL CAPITANO Be', Woyzeck, sei un brav'uomo, un brav'uomo; ma pensi troppo e ti struggi: hai sempre un'aria così scombussolata. Mi son lasciato prendere dal discorso. Va', adesso, e non correre; va' piano, per benino, giù per la strada!
(Georg Büchner, Woyzeck, scena I)

E’ il contrasto fra poveri e signori, ma senza rivendicazioni; e del resto siamo solo nel primo ‘800, Marx ed Engels sono ancora lontani. Woyzeck è un uomo semplice, buono, non farebbe del male a una mosca; ma sa che non tutto a questo mondo funziona come gli è stato insegnato che sia giusto, non sempre essere buoni e onesti, fare il proprio dovere e stare al proprio posto, serve a star bene.
Woyzeck viene plasmato, non diversamente dal soldato Pyle di Stanley Kubrick (Full metal jacket), e da come si farebbe con un cane. Ha una sua sensibilità, una sua ragione, ma sa che se la manifestasse sarebbe punito, si farebbe male, gliela farebbero pagare. Woyzeck è sempre teso, nervoso, timoroso di aver commesso errori e di essere rimproverato. Invece quando può uscire con la sua famiglia con il bambino, sorride, è felice, è se stesso. Il sorriso di quando può stringere il bambino, e uscire con la sua donna, è di quelli pieni e indimenticabili.
Quest’uomo che cammina così veloce che sembra un rasoio, come dice Herr Hauptmann, il Capitano, e che se ti viene addosso rischia di farti male.
IL CAPITANO (...) (Woyzeck giunge e vuole partirsene in fretta.) Ehi, Woyzeck, perché ti affanni tanto? Stai un po' qui, Woyzeck. Corri sempre per il mondo come un rasoio spalancato, ci si taglia, contro di te; corri come se dovessi far la barba a un reggimento di castrati, per poi venir impiccato all'ultimo capello prima di svignartela. Ma, a proposito di barbe lunghe, che cosa stavo dicendo? Woyzeck... le barbe lunghe ... (....) Ah, a proposito di barbe lunghe! Com'è, Woyzeck: non hai ancora trovato il pelo di una certa barba nel piatto ? Eh - mi intendi ? - il pelo di un uomo, della barba di uno zappatore, di un sottufficiale, di un... di un tambur maggiore? Eh, Woyzeck ? Ma hai un'ottima donna, tu: a te non succede come agli altri.
WOYZECK Sissignore: che cosa intendete dire, signor capitano ?
IL CAPITANO Che faccia sfodera mai il poveretto ! Forse non solo nella minestra, se ti affretti a svoltar l'angolo, forse puoi trovare un pelo su un par di labbra; un paio di labbra, Woyzeck. Ho conosciuto anch'io l'amore, Woyzeck. Di', sei smorto come un cencio.
WOYZECK Signor capitano, io sono un povero diavolo; e non ho null'altro al mondo. Signor capitano, se fate per ridere...
IL CAPITANO Per ridere? che io faccia per... Poveraccio! (...)
(Georg Büchner, Woyzeck, scena IX)
Woyzeck vorrebbe un mondo con altre regole, queste non sono le sue regole, le trova barbare e incomprensibili ma, come un cane, come la scimmia alla fiera, si adegua e deve sottostare a questi barbari incomprensibili, veri e propri mostri come il Dottore con le sue diete assurde e l’esperimento del gatto buttato dalla finestra, che lui deve prendere al volo: il gatto si spaventa e gli fa i suoi bisogni addosso, il dottore è contento come una Pasqua, Woyzeck si siede e sta male: non ce la fa più a tenere tutto dentro.
Woyzeck è un alieno, come Kaspar Hauser: piovuto in una terra non sua, dove si è adattato ma che trova incomprensibile. Quando lo lasciano libero sorride, è un’altra persona, come alla fiera, con suo figlio in braccio, ed è sereno, ed è un miracolo vedere quel sorriso sul volto di Klaus Kinski, che lo impersona come se davvero lui stesso fosse Woyzeck, ed è una prova d’attore impressionante, forse la sua più grande in assoluto. (forse Kinski è stato davvero un padre felice). Una curiosità: questo film è stato girato subito dopo il “Nosferatu”, in cui Kinski interpretava il vampiro. E’ per questo che i suoi capelli sono cortissimi (stavano ricrescendo) e che appare così stanco e provato: due cose che servivano a Herzog per farlo entrare a pieno nel nuovo personaggio.
Eva Mattes, Maria, è altrettanto perfetta. Per questo film fu premiata a Cannes come migliore attrice, e bisogna dire che mai un premio fu meglio assegnato. Il terzo protagonista, il Tambur Maggiore che seduce Maria, è Josef Bierbichler, che per Herzog aveva interpretato il veggente Hias in “Cuore di vetro” tre anni prima. Alto e prestante, Bierbichler sovrasta Kinski, che davanti a lui sembra farsi piccolo come un topo; e conquista facilmente Maria, come prevedibile. A Maria piacciono gli uomini: “was ein Mann! wie ein Baum!” dice, quando lo vede guidare la banda militare in piazza. Un uomo alto e robusto, come un albero ben piantato; non come Woyzeck...
Il film è stato girato nel piccolo borgo di Telc, in Cecoslovacchia: è una scelta accurata e molto felice, la cittadina è molto bella e tutto sembra davvero essersi fermato all’800.
L’unica cosa che mi dispiace è che Herzog non accenna mai all’opera di Berg (un capolavoro altrettanto fedele e forse ancora più grande) nel suo commento. Ci tengo molto, ed è per questo che che voglio chiudere questo post nel nome di Alban Berg (Vienna, 1885-1935).
SCENA DECIMA
La stanza di Maria. Maria; Woyzeck.
WOYZECK (la guarda fisso e scuote la testa) Uhm, non vedo nulla,
non vedo nulla; eppure si dovrebbe vederlo, si dovrebbe poterlo afferrare con le mani.
MARIA (intimidita) Che ti capita, Franz? Hai la rabbia nel cervello, Franz ?
WOYZECK Un peccato così grande e così grosso... puzza da offendere il naso degli angeli in cielo. Che bocca rossa hai, Maria: non c'è su nessuna vescichetta? Oh, Maria, sei bella come il peccato... il peccato mortale può essere così bello?
MARIA Franz, parli come se avessi la febbre.
WOYZECK Diavolo, lui stava lì, così, così?
MARIA Per quant'è lungo il giorno e vecchio il mondo, quante persone possono stare in un posto, l'una dopo l'altra.
WOYZECK Io l'ho visto!
MARIA Si possono vedere molte cose quando si hanno due occhi e non si è ciechi e splende il sole. WOYZECK Cristo! (Le si getta contro.)
MARIA Prova a toccarmi, Franz ! Preferisco un coltello in corpo alle tue mani su di me. Mio padre, quando avevo dieci anni, non osava toccarmi se lo guardavo fisso.
WOYZECK Sgualdrina! No, ci dev'essere qualcosa in te: siamo tutti un abisso, e a chi ci guarda dentro vengono le vertigini. Se fosse... e l'innocenza in persona... Tu, che sei l'innocenza, hai addosso un segno. Lo dico io, forse? Lo dico io? Chi
lo sa? (Parte.)
SCENA DICIASSETTESIMA
Negozio di rigattiere. Woyzeck; il giudeo.
WOYZECK Quella pistola è troppo cara.
IL GIUDEO Be', la comprate o non la comprate, che volete fare ?
WOYZECK Quanto, il coltello?
IL GIUDEO Questo è proprio buono: volete troncarvi il collo? Be', che volete? Ve lo do per poco come un altro: potete ammazzarvi per poco, ma non per niente del tutto. Lo pigliate allora? Potete avere una morte economica.
WOYZECK Non può tagliare che pane!
IL GIUDEO Due soldi.
WOYZECK To'. (Parte.)
IL GIUDEO To' ! Come se fosse niente; eppure son soldi. Cane !
SCENA VENTIQUATTRESIMA
Strada. Bambini.
PRIMO BAMBINO Andiamo da Maria! SECONDO BAMBINO Che c'è?
PRIMO BAMBINO Non lo sai? Ci sono già tutti: là fuori c'è una morta.
SECONDO BAMBINO Dove?
PRIMO BAMBINO A sinistra, dopo lo stagno, nel boschetto presso la croce rossa.
SECONDO BAMBINO Corriamo: forse si può ancora vedere qualcosa... Se no la portano dentro.
SCENA VENTICINQUESIMA
Presso lo stagno. Gendarmi: il dottore; il giudice.
UN POLIZIOTTO Un bell'assassinio, un assassinio autentico; più bello di quanto non si possa pretendere: da gran tempo non se ne vedeva più uno così in gamba!

(Dal dramma “Woyzeck” di Georg Büchner, 1813-1837, trad. di Felice Filippini, ed. Rizzoli)

6 commenti:

Christian ha detto...

Com'è possibile che Kinski, che nei film di Herzog ha dimostrato ripetutamente di essere un attore di livello eccezionale, non sia mai riuscito a ripetersi con altri registi e abbia fatto perlopiù comparse e particine in western all'italiana o cose del genere?
Forse era davvero Herzog a tirare fuori il meglio da lui (e viceversa), come si lascia intendere ne "Il mio miglior nemico"...

Giuliano ha detto...

Herzog ha lavorato ottimamente con molte persone problematiche, pensa a Bruno S., con attori non professionisti, con handicappati gravi... Al di là dell'aspetto da teppista, che aveva soprattutto da giovane, Herzog dev'essere sempre stato una persona fuori dal comune.
Quanto a Kinski, era davvero un grandissimo attore, ma era anche un bel po' fuori di zucca!
"Il mio miglior nemico" è un film clamorosamente bello e toccante, l'ho appena rivisto e lo consiglio a tutti, anche a quelli che non sanno niente di Herzog e dei suoi film.

Però Herzog non è l'unico, pensa a cosa è riuscito a fare De Sica! Due persone diversissime, ma una capacità e una sensibilità verso gli altri che vorrei avere anch'io.

Martin ha detto...

Personalmente ho sempre avuto un approccio "hitchcockiano" agli attori.
Il buon Hitch diceva che gli attori vanno trattati come mucche, ma anche senza arrivare a questi eccessi ho sempre notato che i grandi registi sanno far recitare bene quasi chiunque (vedi anche Woody Allen).
E' chiaro che ci sono attori bravi e attori cani e che i bei film si avvalgono del buon contributo di tutti, ma un buon attore difficilmente salva un film mediocre, mentre spesso è vero il contrario coi buoni registi.
Poi è chiaro che ci sono casi in cui si formano collaborazioni artistiche che esaltano entrambi come per il caso kinski, che comunque ha sfornato decine di ottime interpretazioni e sono semmai i ruoli a essere meno interessanti dei Fitzcarraldo & co.

Giuliano ha detto...

Sì, sono d'accordo. Difatti questa è una cosa che molti rimproverano agli appassionati di cinema, quando si usa la parola "cinefili" o "spettatori da cineclub con la pelle verdolina", e ci rinfacciano l'attenzione al regista, all'autore. Gli attori (anche quelli bravi) molto spesso fanno film perché li pagano, non è che si impegnino proprio sempre sempre. Ricordo un vecchio attore che diceva ridendo: "se mi propongono un film in un posto come Bali, o le Seychelles, firmo subito e non perdo tempo a chiedermi cosa devo fare".

E' un bel discorso, al di là delle battute: il discorso sul cinema d'autore. Per esempio, le attrici di Bergman: negli altri film, magari a Hollywood, Liv Ullmann e Bibi Andersson non sono così, sono sempre brave ma è un'altra cosa.
Questo "Woyzeck", in particolare, è una prova durissima, grande, da attori veri: ed è un peccato non essere tedeschi di madre lingua per capire tutte le sfumature.

Eraserhead ha detto...

Che bello, solo che la prima frase del tuo commento mi apre il cuore. Anche io lo ritengo un capolavoro, e sebbene il buon Werner abbia girato film più importanti (vedi Fitzcarraldo) questo ha un posto speciale nella mia carriera pseudocinefila insieme a Segni di vita. Due film profondamenti umani, e disumani, allo stesso tempo.
Io amo Werner Herzog.

Giuliano ha detto...

Io con Herzog ho qualche conto aperto, ma mi ha aperto gli occhi più di una volta su cose che non avrei mai immaginato, da Orlando di Lasso al requiem di Fauré, eccetera. A Herzog e a Kubrick, e a Tarkovskij, devo molto di quello che so sulla musica, e per tacer del resto...