La voce della luna (1989) Regia di Federico Fellini. Dal libro di Ermanno Cavazzoni “Il poema dei lunatici”. Sceneggiatura di Ermanno Cavazzoni, Federico Fellini, Tullio Pinelli Fotografia: Tonino Delli Colli Montaggio: Nino Baragli. Scenografie di Dante Ferretti. Art Direction: Maria Teresa Barbasso, Nazzareno Piana, Massimo Razzi. Set Decoration: Francesca Lo Schiavo. Costumi di Maurizio Millenotti
Musiche originali di Nicola Piovani (116 minuti)
Interpreti: Roberto Benigni (Ivo Salvini), Paolo Villaggio (il prefetto Gonnella), Nadia Ottaviani (Aldina), Marisa Tomasi (Marisa, moglie di Nestore), Angelo Orlando (Nestore) Sim (l'oboista), Syusy Blady (Susy), Eraldo Turra (l’uomo sorridente), Patrizio Roversi (il figlio di Gonnella); Dario Ghirardi (giornalista); i tre fratelli Micheluzzi: Dominique Chevalier (sulla gru), Nigel Harris (sottoterra), Vito (in giacca e cravatta); Daniela Airoldi, Stefano Antonucci, Ferruccio Brembilla, Stefano Cedrati, Giampaolo Cocchi, Roberto Corbiletto, Giordano Falzoni, Mario Falcione, Francesco Gabriele, Fabio Gaetani, Ettore Geri, Franco Iavarone (as Giovanni Javarone), Lorose Keller, Arrigo Mozzo, Pippo Negri, Angela Parmigiani, Carmine Ponticiello, Roberto Russoniello, Concetta Sferrazza, Giorgio Soffritti, Massimo Speroni, Silvana Strocchi, Arturo Vacquer, Eric-André Averlant, Salvatore Billa, Luciana Castellucci
Le prime immagini di “La voce della luna” sono molto belle, un notturno dove Roberto Benigni (il suo personaggio si chiama Salvini, come un famoso attore dell’Ottocento) guarda dentro un pozzo, in aperta campagna: nei pozzi si ascoltano le voci, nell’acqua dei pozzi si riflette la Luna. E’ il tema principale del film, e queste immagini torneranno in chiusura.
Purtroppo, quello che segue non è all’altezza: Salvini-Benigni incontra un gruppo di giovinastri che vanno a vedere una matura signora che si spoglia, di nascosto. Uno dei momenti peggiori del cinema di Fellini, una sequenza che sembra essere stata inserita nel film solo per compiacere i produttori, e tutti quelli che da un film di Fellini volevano solo queste cose qui. Qualcosa che richiamasse la tabaccaia di Amarcord, insomma; o magari la Saraghina di “Otto e mezzo”, o tutte e due insieme. Fellini gira questa sequenza, e lo fa anche con grande professionalità: ma, secondo me, non c’entra niente con il resto del film, e lo appesantisce.
Per esempio, se si saltasse direttamente dalle immagini iniziali del pozzo alla sequenza dedicata all’oboista, tutto sarebbe più chiaro e più semplice: col dvd si può fare, lo consiglio caldamente.
La sequenza dell’oboista, che si svolge in un cimitero, può lasciare perplessi: e i motivi per non essere del tutto convinti ci sono, ma l’autore del soggetto, lo scrittore Ermanno Cavazzoni, non si è inventato niente. Fatti del genere accadevano e accadono ancora, per esempio questo è un articolo di cronaca abbastanza recente, e mi sento di escludere che il protagonista abbia visto il film di Fellini, perché “La voce della Luna” lo abbiamo visto davvero in pochissimi, e ancora meno sono quelli che se lo ricordano.
Pianiga (Venezia): trasforma una cripta in camera da letto, con comodino e candele per leggere. Lui spiega: "Non riesco a pagare l'affitto". Denunciato per invasione di proprietà privata
OPERAIO SENZA CASA DORME IN UN CIMITERO
corrispondenza di Alessandro Abbadir, La Repubblica, 1 maggio 2010
Operaio, stipendio da 1.000 euro, non riesce a pagare l'affitto e per un mese dorme in una cripta nel cimitero di Mellaredo di Pianiga organizzandola come una camera da letto: comodino, candele per illuminare la cripta e un libro per conciliare il sonno, tra le tombe. La camera da letto allestita nella cripta di una tomba di famiglia aveva anche una scopa per le pulizie. Ora l'uomo, F.I., di 46 anni, senza fissa dimora, operaio in una ditta della zona e originario di Padova, dovrà rispondere al giudice dell'accusa di invasione di terreno e proprietà private. A scoprire il fatto sono stati i carabinieri della tenenza di Dolo allertati da una donna di Pianiga proprietaria della cripta. La donna aveva notato fra l'ossario e i loculi, qualcosa di strano. Non avendo coraggio di verificare cosa stesse succedendo nella cripta sotterranea, ha informato le forze dell'ordine. Vigili urbani e carabinieri si sono dati da fare. Mercoledì sera i militari si sono appostati ai limiti del cimitero di Mellaredo, e hanno visto arrivare in sella ad uno scooter un uomo che ha parcheggiato accanto al muro di cinta. Utilizzando una scaletta che stava nella vicinanze del muro l'uomo ha scavalcato la recinzione del cimitero, che a quell'ora era ovviamente chiuso. L'uomo è entrato nel camposanto e si è diretto alla chiesetta di una tomba di famiglia, saltando anche il piccolo cancello d'entrata dirigendosi verso la cripta sotterranea della tomba. A quel punto ha acceso delle candele, ha letto qualche pagina di un libro e poi si è messo a letto. Un letto apribile fornito di materasso e cuscino. Dopo qualche minuto ha preso sonno. A quel punto sono intervenuti i carabinieri. L'uomo si è svegliato di soprassalto, ed è stato costretto a seguire i militari alla caserma di via Arino a Dolo dove è stato identificato. F.I., celibe, ha spiegato alle forze dell'ordine che ha agito in questo modo a causa della difficile situazione economica in cui si trova. I suoi familiari, ha raccontato, erano impossibilitati ad aiutarlo, e con neanche 1000 euro al mese di stipendio a suo avviso era impossibile riuscire vivere. Per questo, ha raccontato ai militari sbigottiti, "ho deciso di risparmiare l'affitto. Ho pensato che certo ai morti non davo sicuramente fastidio, volevo solo dormire". L'uomo ovviamente per l'igiene personale ogni giorno si serviva dei bagni del cimitero, e ripartiva per il lavoro prima dell'apertura del camposanto, sperando di non essere scoperto da nessuno. La situazione si sarebbe protratta per oltre un mese. Per lui è scattata una denuncia per invasione di terreno privato da parte della proprietaria della chiesetta. Ora anche il Comune di Pianiga sta cercando di capire se c'è la possibilità di intervenire e come sia potuto accadere.
La musica che fa da sottofondo alla scena precedente è una canzone degli anni ’30, “Abat jour”, che ricorre spesso nei film di Fellini; c’è anche da ricordare l’accenno di Benigni-Salvini al mito di Giunone, con il latte che sprizza dalle mammelle della dea e va a formare la Via Lattea, in cielo.
Qui Benigni incontra un personaggio che si chiama Pigafetta, come il navigatore veneziano che fu al seguito di Magellano e che ne raccontò i viaggi. Evidentemente i due si conoscono bene, e del resto questo è solo il primo incontro con vecchi amici, per il nostro protagonista: incontri simili li vedremo per tutta la durata del film. Pigafetta rimprovera a Salvini la sua abitudine di prestare ascolto alle voci, che sono traditrici:
Pigafetta: Non ascoltare la voce dei pozzi, sono dei traditori! Ti fanno fare i sogni: belli, brutti, come vogliono loro. Bisognerebbe chiuderli, la notte.
Salvini: Ma, se li chiudono, poi, io...
Pigafetta (benevolo ma severo): Stai lontano dai pozzi!
Siamo così arrivati al minuto 8. In compagnia di Pigafetta, Benigni arriva al cimitero: dove una donna porta da mangiare al marito, che ha deciso di dormire in un loculo vuoto. La donna si chiama Gertrude, e sta portando al marito le zucchine ripiene, che piacciono molto anche a me: da quel che posso vedere, sembrano proprio uguali a quelle che fa mia mamma; e non so se posso dirlo, ma non mi piace molto come è stata girata questa sequenza dell’oboista, non mi convincono gli interpreti scelti da Fellini, ci sono tante cose che avrei preferito diverse, - insomma, l’unica cosa che davvero mi trova concorde sono le zucchine ripiene, legate col cordino, in umido.
Però in questa scena ci sono dei dialoghi molto interessanti, e tante cose su cui soffermarsi; e quindi di conseguenza, come direbbe Totò, mi soffermo.
(continua)
4 commenti:
Non ricordo tutto il film, ma mi è rimasta impressa l'atmosfera, soprattutto quella iniziale e le immagini del tuo post me la riattivano.
Qust'atmosfera lunare è molto suggestiva e basterebbe di per sè a far rimanere il film tra quelli da ricordare. Non ho mai visto niente che si avvicinasse di più a certi racconti di Pirandello (penso per es. a Ciaula e la luna), grande maestro di atmosfere notturne e lunari.
Pirandello non mi era proprio venuto in mente, però in effetti è vero, almeno per quel racconto, e anche per qualche momento - più che altro, il personaggio di Paolo Villaggio.
Il film non è un capolavoro, ma ha dei momenti in cui al capolavoro si avvicina, e molto.
Anche a me piacciono molto queste sequenze notturne, sono straordinarie, così tipicamente felliniane. Vederci poi uno come Benigni mi dà una sensazione di ancor più autorevolezza, non saprei spiegarti bene.
Devo però dire, caro Giuliano, che tutta questa parte iniziale del film mi piace tantissimo, compresa la scena dello spogliarello. La sfuriata dall'accento marchigiano della signora è per me molto divertente.
L'accento marchigiano me lo sono perso! Dovrò tornare indietro e godermelo...
Già che ci sono, e che siamo in tema, ti segnalo la fantastica sfuriata in non so che lingua indiana della donna di Nobody, in "Dead man" di Jarmusch...(da antologia, nella seconda metà del film).
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