martedì 26 gennaio 2010

Le soulier de satin ( IV )


Le soulier de satin (La scarpina di raso, 1985) . Regia di Manoel de Oliveira. Testo di Paul Claudel, Adattamento di Manoel de Oliveira. Prodotto da Paulo Branco. Fotografia di Elso Roque. Costumi di Jasmin de Matos. Musiche originali di João Paes, con arrangiamenti e citazioni da “La folie d’Espagne” e dal “Don Carlos di Giuseppe Verdi (arie di Filippo II e della Contessa Eboli). Durata: 410 minuti ( sei ore e cinquanta minuti)
INTERPRETI: Jean-Luc Buquet (Le présentateur) Luís Miguel Cintra (Don Rodrigue), Patricia Barzyk (Dona Prouhèze) Anne Consigny (Marie des Sept-Épées) Anne Gautier (Dona Musique) Bernard Alane (Le vice-roi de Naples) Jean-Pierre Bernard (Don Camille) Marie-Christine Barrault (La lune) Isabelle Weingarten (L'Ange Gardien) Henri Serre (Le premier roi) Jean-Yves Berteloot (Le deuxième roi) Catherine Jarret (La premier actrice) Anny Romand (La deuxième actrice) Bérangère Jean (La bouchère) Franck Oger (Don Pélage) Jean Badin (Don Balthazar) Denise Gence (Le chemin de Saint-Jacques) Maria Barroso (La voix des saints) Odette Barrois (Dona Honoria) Madeleine Marion (La religieuse) Roland Monod (Le frère Léon) Rosette (La Camériste) Manuela de Freitas (Dona Isabel) Yann Roussel (Le Chinois) Claude Merlin (Diégo Rodriguez) Yves Llobregat (L'Irrépressible) Jean-Luc Porraz (Don Gil) Pascal Jouan (L'archéologue) Marthe Moudiki-Moreau (La Négresse Jabarbara) Francis Frappat (Mangiacavallo) Takashi Kawahara (Le Japonais Daibutsu) Paulo Rocha (Premier prêtre) Jorge Silva Melo (Deuxième prêtre) Diogo Dória (Almagro) Jacques Le Carpentier (Don Ramire) Catherine Georges (La Logeuse) Pierre Decazes (Don Léopol August) Patrick Osmond (Don Fernand) Didier Lesour (Le secrétaire) Bernard Métreaux (Le capitaine) Christophe Allwright (Un seigneur) Frédéric Youx (Un seigneur) Filipe Ferrer (Le chapelain) Daniel Briquet, Luís Lucas , Fernando Oliveira , Melim Teixeira (Banderantes), Jasmim de Matos (Le tailleur de Cadix) Alain Ganas, Paul Pavel, Dominique Ratonnat, João Botelho (Seigneurs chez le tailleur) Jean Dolande (Le sergent napolitain) Bernard Ristroph (L'annoncier) Olivier Achard (L'Alférès) Michel Caccia (Envoyé du Roi) Patrick Valverde (Capitaine de Diégo Rodriguez) Michel Roubaix (Don Alcindas) Olivier Rabourdin (Un pêcheur) Stéphane May (Bogotillos) Olivier Dayan (Alcochette) Carlos Wallenstein (Professeur Hinnulus) Jacques Parsi (Professeur Bidince) Jean-Claude Broche (Un soldat) Rémy Darcy (Le Chambellan) Raymond Meunier, Bernard Montini, Claude-Bernard Perot, Christian Kursner , Christian Baltauss , Bernard Tixier , José Capela , José Manuel Mendes , Pedro Queiroz (Ministres) Duarte de Almeida , Jean-Pierre Tailhade, Alexandre de Sousa (Courtisans) Rogério Vieira, Antonio Caldeira Pires , Marques D'Arede (Soldats) Manuel Cintra , José Wallenstein , Nuno Carinhas (Sentinelles) Virgílio Castelo, Alexandre Melo, Rogério Samora (Officiers) Miguel Azguime (Tambour)


Lasciamo la nave nell’Oceano ed entriamo nella Fortezza di Mogador, dove troviamo Donna Prodezza alle prese con il compito assegnatole dal marito; poi ci spostiamo in Sicilia. “Sicilia, foresta vergine”: così recita la didascalia, e forse nel ‘500 in Sicilia la foresta vergine c’era davvero.
Qui vediamo Donna Musica e il Vicerè, naufraghi. Lei vive prendendo le offerte da un tempio pagano, nasce l’amore tra i due.


Intanto, nella Fortezza di Mogador, Rodrigo potrebbe forse rivedere Prodezza; ma vi rinuncia.
Nella scena successiva siamo in America, alle soglie della foresta vergine: vediamo soldati spagnoli e indios, quasi come in “Aguirre” di Werner Herzog.


Dentro le mura di Mogador, i due amanti, Rodrigo e Prodezza, non possono ancora incontrarsi; ma assistiamo al dialogo delle loro ombre, al loro fondersi insieme. E’ la luna piena a creare queste ombre, ed è la Luna che ci parla.
Si tratta di una delle sequenze più strane ed affascinanti del film; con un trucco preso tale e quale da Georges Méliès, Oliveira ci mostra il volto della luna (l’attrice Marie Christine Barrault) prima sullo sfondo, poi in primissimo piano. Il testo di Claudel è un tantino delirante, ma ha momenti molto belli, e la recitazione della Barrault lo rende magico e ipnotico, decisamente affascinante.


La luna dà voce ai due amanti.
- L’ombra doppia si è disgiunta dal muro che in fondo alla prigione corrisponde alla mia presenza in cielo. Al posto del ramoscello che si distaccava da quel braccio nudo di donna con la mano che dondolava c’è solo quella palma che il vento del mare fa muovere e tremolare, libera e prigioniera, concreta e senza peso. Povera pianta! Non si sarà stancata di difendersi contro il sole?
Era ora che io arrivassi. E’ bello. Quanto è dolce dormire con me! Io sono qui, in lei e fuori di lei; ma la creatura che amo sa che la mia luce conviene all’oscurità; non ha più niente da fare, non sta lì a colmare ciò che le toglie la vita. Cede, accetta, e io sono qui per sostenerla. Lo sa, ci crede, è chiusa, è piena, galleggia, dorme.
Tutte le creature, gli esseri buoni e cattivi, si immergono nella misericordia di Adonai: ignorerebbero questa luce non fatta per gli occhi del corpo? Una luce che non va vista ma bevuta, perché l’anima viva ci beva tutta l’anima all’ora del riposo, vi si bagni e beva.
 Che silenzio! Appena un debole grido di quell’uccello che stenta a svegliarsi; l’ora del Mare di Latte è nostra. Se sono così bianca è perché sono Mezzanotte, il Lago di Latte, le Acque. Tocco chi piange con mani ineffabili.
Sorella, perché piangi? Non è la tua notte nuziale? Guarda il cielo e la terra pieni di luce! Dove credevi di passarla, con Rodrigo, se non sulla Croce? Non si tratta del suo corpo, ma di quel battito sacro con il quale le anime si conoscono le une con le altre così come il padre e la madre nell’attimo della concezione. Ecco quanto manifesto. Guardate...guardate quel dolore di donna sepolto nella luce! Non sarebbe cominciato se io non l’avessi baciata in mezzo al cuore. E’ cominciato con lacrime simili alle nausee dell’agonia, che nascono dal più profondo dell’essere profondamente intagliato, che l’anima che vuole vomitare e che il ferro penetra!
Forse sarebbe spirata al primo assalto tra le mie braccia, (qui comincia lo zoom) se durante la pausa del suo cuore avessi proferito questa parola: Mai! Mai, Prodezza! Mai... (qui si arriva al primissimo piano). «E’ questa una cosa che io e lui possiamo condividere... Mai! Ha udito dalla mia bocca, in quel bacio che ci fece una sola cosa! Mai! (jamais!). E’ questa una specie d’eternità che non si può cominciare subito. Mai potrò più essere senza di lui, e mai egli potrà essere senza di me. Da parte di Dio, ci sarà sempre qualcuno per vietargli la presenza del mio corpo, perché io l’avrei amato troppo, volevo dargli molto di più! Sì, non basta che gli manchi: voglio tradirlo.
 Ecco cosa seppe di me in quel bacio in cui si unirono le nostre anime. So che mi sposerò soltanto sulla Croce; le nostre anime saranno nella morte fuori da ogni impulso umano! Non potendo essere il suo paradiso, sarò la sua croce: affinché il suo corpo vi sia squartato, io valgo quanto questo legno. Poiché io non posso dargli il paradiso, posso almeno strapparlo alla terra; solo io posso dargli un’insufficienza (sic) uguale al suo desiderio, solo io sono capace di privarlo di lui stesso! Quando non potrà più sfuggire, quando sarà attaccato a me per sempre, quando non potrà più strapparsi dalla mia carne potente e da questo vuoto spietato, quando avrà provato il suo nulla con il mio, quando non ci sarà più segreto che io non possa verificare, allora lo darò a Dio, nudo (decouvert) e straziato, che Egli lo riempia alla luce d’un lampo. Allora avrò uno sposo e terrò un Dio fra le mie braccia; mio Dio, vedrò la sua gioia! la vedrò con Voi, ne sarò io la causa! Egli chiese Dio ad una donna, e la donna è stata capace di darglielo, perché non c’è niente in cielo e sulla terra che l’amore non possa dare...» Queste cose lei disse nel suo delirio. Ma non si accorge che sono già passate, che lei stessa per sempre passa dove sono passate; resta solo la pace.
E’ la mezzanotte; è piena fino all’orlo la coppa di delizie che Dio offre a tutte le sue creature. Essa parla, e io le bacio il cuore.
 In quanto al suo navigatore, che l’uragano tante volte non ha potuto trattenere tra i due mondi, egli dorme, a vele piegate, alternando al fondo del mio piacere perduto il sonno infinito di Adamo e di Noè. Come Adamo dormiva quando la donna gli fu tolta dal petto, è giusto che egli dorma il giorno delle nozze in cui la sua donna gli è resa, e soccomba alla pienezza.
Rodrigo... odi questa voce che ti dice: “Rodrigo”...? Lo sai ora che l’uomo e la donna potevano amarsi solo in paradiso? «Il Paradiso che Dio non mi ha aperto, e che le tue braccia hanno ricreato per un istante... Ah, donna, mi dai il Paradiso solo per comunicarmi che ne sono escluso; ogni tuo bacio mi dà un Paradiso che mi è proibito. O donna, hai scoperto in me quel posto che potevi raggiungere solo ad occhi chiusi... (un rimando al Parsifal?) Eccola la ferita che mi potevi fare solo ad occhi chiusi! Mi apri il Paradiso, ma mi impedisci di restarci; come vuoi che sia se mi rifiuti di essere altrove solo con te? Ogni pulsazione del tuo cuore mi rinnova il supplizio, quell’impotenza di sfuggire al paradiso da cui sono escluso...Ti ritrovo in questa ferita, e mi nutro di te come la fiamma fa dell’olio, l’olio di cui brucerà in eterno questa lampada, senza però farci luce...»
Egli parla, e io gli bacio il cuore...
(la luna svanisce)

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