NEL CORSO DEL TEMPO (Im Lauf der Zeit, 1976) Regia, soggetto, sceneggiatura: Wim Wenders Fotografia: Robby Müller Assistente alla fotografia: Martin Schäfer Montaggio: Peter Przygodda Suono: Martin Müller, Bruno Bollhalder Scenografia: Heidi Lüdi, Bernd Hirskorn Assistente alla regia: Martin Hennig Musica: Improved Sound Limited (composta da Axel Linstädt, scritta da Bernd Linstädt) Canzoni: Chris Montez, Chrispian St. Peters, Heinz, Roger Miller . Interpreti: Rüdiger Vogler (Bruno Winter, detto "King of the Road"), Hanns Zischler (Robert Lander, detto "Kamikaze"), Lisa Kreuzer (Pauline), Rudolf Schündler (il padre di Robert), Marquard Bohm (l'uomo dell'incidente), Dieter Traier (Paul). Franziska Stömmer (la padrona del cinema 'Weisse Wand"), Patrick Kreuzer (il bambino alla stazione), Peter Kaiser (il proiezionista nel cinema di Pauline), Michael Wiedemann. Produzione: Wim Wenders Produktion (München)/Wdr (Köln) Produttore esecutivo: Michael Wiedemann Direttore di produzione: Heinz Badewitz Riprese: 1 luglio - 31 ottobre 1975 tra Lüneburg e Hof lungo la frontiera tra le due Germanie Prima proiezione pubblica: 4 marzo 1976 a Berlino Durata: 168' . Il film è dedicato a Fritz Lang
“Nel corso del tempo” è la cosa più simile ad un western mai girata in Europa: c’è anche la frontiera. Wim Wenders lo gira nel 1975, subito dopo “Falso movimento”; io lo vedo al cinema poco tempo dopo, e me ne innamoro subito – come tutti, del resto. E decido subito che è anche il “mio” film, quello che avrei girato io se ne avessi avuto la possibilità; e anche in questa fantasia penso di essere ben accompagnato. Zischler come Henry Fonda, Vogler come uno di quei cowboys o pistoleros (magari nei film di Peckinpah) che hanno un ruolo di fianco ma finiscono per rubare la scena al protagonista, uno di quei cowboys biondi un po’ approssimativi ma simpatici e fidati.
Non c’è una vera e propria storia, la storia si fa da sola lungo il cammino, nel corso del tempo, come la nostra vita. Racconta di due uomini giovani, sui trent’anni, che si trovano per puro caso a fare un percorso insieme; è la nascita di un’amicizia, o forse no; ma è comunque vita, ed è la vita quella che conta. Tutti e due hanno qualcosa in sospeso, delusioni da smaltire, separazioni, rancori da risolvere con i genitori (a trent’anni può ancora succedere).
Oggi inizio anch’io il mio viaggio dentro “Nel corso del tempo”, che durerà un po’. Siccome il film è mio (si fa per dire, ma insomma...) e lo conosco a memoria, non comincio dall’inizio ma parto con un dialogo che è quasi alla fine . Ormai sappiamo molto dei due protagonisti: Robert (Hanns Zischler) si è appena separato dalla moglie, e l’ha presa malissimo; Bruno (Rüdiger Vogler) vive ormai da due anni dentro il suo camion (anche il camion è un protagonista del film), fa assistenza ai cinema riparando i proiettori e facendo manutenzione, e la sua vita è tutta lì dentro, dentro al suo camion e a questa solitudine non cercata ma provocata dalle sue ferite.
Ma i due si sono divertiti, nel viaggio insieme. Adesso sono arrivati al confine tra le due Germanie, hanno trovato una casamatta abbandonata dai soldati americani e decidono di passare la notte lì, per puro spirito d’avventura. Hanno anche una bottiglia di whisky, per la prima volta nel film li vediamo bere, e per la prima volta litigano e si confidano qualcosa (il film è fatto soprattutto di silenzi: è davvero un film tedesco, nonostante tutto). Tra le poche cose che Robert ci aveva detto, sappiamo che il suo lavoro concerne la psicologia infantile; e in effetti lo abbiamo sempre visto ben disposto all’ascolto, paziente, ben disposto verso il prossimo nonostante l’aspetto sempre serio e severo. I versi in inglese che sono citati vengono da un blues di Robert Johnson, famosissimo perché ripreso più volte da numerosi cantanti e gruppi rock.
- Non sono un pediatra.
- Ma se l’hai detto tu!
- Sì, d’accordo. Lavoro in un settore che sta fra la linguistica e la pediatria.
- E dunque è vero.
- Sì, ma io non curo. Utilizzo i risultati delle ricerche sui primi mesi di apprendimento della scrittura e della letteratura. In questa fase, le lettere e i numeri sono ancora avventure. Più tardi, abituandosi a scrivere, va perduto il ricordo di queste fantasie; ma continuano a sussistere i disturbi connessi con queste fantasie. C’era un bambino... per lui le righe erano come strade su cui le lettere arrivavano con una moto, la penna. Le i e le e viaggiavano sempre insieme; la i era intelligente e appuntita.
- Allora io sono la i e tu sei la e.
- (ride) Per lui, la e era stupida e pigra, una teppista... Era sporca e cattiva.
- (tra sè) ...mean... mean as she can be...
- Cosa?
- Mi capita di avere una melodia in testa, spesso per ore, con le parole in inglese... senza badare alle parole... E, d’un tratto, nello stesso tempo, canticchiavo un motivo... anche quando mi insultava... Poi sono uscito di casa, e fuori ho trovato le parole: «I’ve got a woman, mean as she can be.»
- (fa segno di sì, poi prova a telefonare; poi ride) Gli americani ci hanno colonizzato il subconscio.
(la stessa scena, a 2:29)- Perché non ritorni da tua moglie, se non puoi vivere senza di lei?
- E’ impossibile.
- Perché no?
- Quando sono con lei non sono più me stesso.
- Allora perché le telefoni sempre?
- Ho paura che faccia qualcosa.
- Vigliacco! Hai paura di te stesso... Così finirai davvero per ucciderla. (pausa) Ne uscirà fuori.
- Non la conosci.
- Ma conosco te.
- Non sai di cosa parli. Sei seduto nel tuo camion come in un bunker, e fai dei gran discorsi sulla solitudine... Non ti può succedere niente.
- Me ne sono capitate abbastanza.
- Ma ora non più. Sei praticamente morto. Hai ancora desideri nella vita?
(fanno a botte, ormai ubriachi. Zischler ne ricaverà un occhio nero).
(sempre nella casamatta, ormai riappacificati, pronti per dormire)
Vogler: Vorrei una donna, una donna qualsiasi. Ogni donna mi eccita. Credo che capiti a tutti gli uomini. E poiché lo so e non posso ignorarlo, non voglio più attaccarmi a una donna. So che potrebbe essere diverso da come è. Non so come si fa a vivere con una donna.
- Se non è possibile, bisogna renderlo possibile. Non si può vivere così, senza poter immaginare alcun cambiamento.
- Naturalmente, vorrei essere una cosa sola con una donna. Ma vorrei essere me stesso, e non ci voglio mai più rinunciare.
- Bisogna poter sopportare questa contraddizione.
- Non credo neppure a... Ma hai mai avuto l’impressione di essere davvero insieme a lei? Almeno, quando scopi sei nella donna... Mi sono sempre sentito solo, dentro a una donna. Profondamente solo.
- Non riesco a immaginarti mentre scopi.
- Io ci riesco: ansimi come un film porno mal doppiato.
(lo imita; ridono; spengono la luce e dormono)....
Zischler se ne va alla mattina, lasciando un biglietto: «Bisogna cambiare tutto. Addio.»Quando Vogler si sveglia, lo legge e dice: «Beh, farò del mio meglio.»
(minuto 2h:36')
Il film non è ancora finito, ma ormai siamo vicini alla sua conclusione. Robert andrà a prendere il treno, per tornare alla sua vita normale, e vedremo King of the Road mentre riprende la sua strada.
(continua)
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