Un altro gattino giustamente famoso è quello (decisamente fortunato) che viene raccolto a Roma da Anita Ekberg in “La dolce vita” (1960) : Marcello Mastroianni osserva la scena, in disparte ma sperando di avere un destino simile a quello della piccola fiera. Lo stesso gattino lo vediamo tra le mani di Federico Fellini, in una foto presa sul set.
Questo bel gattone che divide la scena con Joseph Cotten ha un ruolo importante in “Il terzo uomo”, il capolavoro diretto da Carol Reed nel 1949. Siamo a Vienna, nella stanza di una meravigliosa Alida Valli; più avanti Cotten noterà questo gatto per strada, nella notte, andare a fare festa ad un uomo che si mantiene accuratamente nell’ombra. E’ la prima apparizione nel film di Harry Lime, ovvero Orson Welles.
C’è poi il gatto bianco di “Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera” del coreano Kim Ki-duk, che secondo me è una gatta ma potrei sbagliarmi. E’ un micione molto tranquillo, così pacioso e pacifico che il Maestro Anziano può usare la sua coda come un pennello, e anche per un bel po’ di tempo. Due cose vanno dette: la prima è che questo gatto ha una coda magnifica, molto lunga e ben fatta, e che quando si trova una coda così la tentazione di usarla come pennello è grande (non fate mai vedere queste immagini ai vostri bambini, il 99% dei gatti non se lo lascerebbe mai fare), e la seconda è che è un peccato non saper leggere cosa sta scrivendo il Maestro. Come ben sa chi ha visto il film, questa non è una scena comica; ma Kim Ki-duk non è nuovo a queste trovate, anche in momenti drammatici. Una terza cosa da dire, perché quel che è giusto è giusto, è che dopo questa scena il gattone bianco abbandonerà il monaco, preferendo starsene su un albero nel bosco: che si sia offeso?
Per chiudere questa puntata, voglio mettere queste belle fotografie di Eduardo de Filippo, che ho trovato su un programma di sala per un’opera di Rossini, “La pietra del paragone”, alla Piccola Scala nel febbraio 1982. Eduardo ne curava la regia, e col cinema non ha molto a che vedere; ma di Eduardo fin qui ho parlato poco, ed è un peccato a cui bisogna in qualche modo rimediare.
4 commenti:
Mi permetto di aggiungere un altro gatto non troppo famoso. E' quello di Satantango di Béla Tarr. Ahimè non ho trovato nessun video su youtube, ma assicuro che il felino si "prende" la scena per 10 minuti buoni.
Il campo è vasto e le segnalazioni sono benvenute! Il difficile è trovare le immagini giuste...
Mi segno il gatto ungherese, e anche il film (di Tarr conosco solo il Werckmeister, che è un capolavoro assoluto)
Satantango, per me, è ancora più assoluto ;)
il titolo mi ha tenuto lontano, poi quando ho visto altre cose di Tarr ("Armonie di Werckeister" e qualche frammento) me ne sono pentito. Dovrò rimediare, magari quest'inverno mi attrezzo per bene...
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