Bruno Munari era un omino simpatico e gentile che di professione faceva il designer e l’architetto, e che ci ha lasciato i libri per bambini più belli del mondo. Il testo che riporto qui viene da “Codice ovvio” pubblicato da Einaudi nel 1971; si tratta di uno dei suoi infiniti giochi (giochi serissimi e divertenti), e sembra davvero di essere al cinema. Lo dedico a tutti gli sceneggiatori e gli scrittori che ripetono sempre le stesse quattro storie, ai copy della pubblicità e agli autori di programmi tv, sperando che imparino qualcosa (speranza vana). Però, se avete dei bambini piccoli che non hanno ancora imparato a leggere vi consiglio “Nella nebbia di Milano”, il più bel libro per bambini che mi sia mai capitato tra le mani, e uno dei più belli in assoluto.
Fotocronache: Inez, l’isola dei tartufi.
Il vaporetto che da Taras porta a Inez è un comunissimo vaporetto come quelli che si vedono nei nostri laghi, trasporta merci e viaggiatori, è dipinto di bianco, procede a velocità ridotta e il fumo esce dalla ciminiera mentre una parte del battello viaggia sotto acqua.
Partendo di buon mattino da Taras si raggiunge, dopo una piacevolissima navigazione in vaporetto, l'isola dei tartufi. L'aria è tiepida e allegri sciami di cornacchie accompagnano il battello. Inez si profila all’orizzonte come una normale isola senza caratteristiche ma man mano che il vaporetto si avvicina una insolita sensazione vi invade: quella di aver viaggiato quarant’anni indietro nel tempo. Tale è infatti l'aspetto dell'isola come se gli abitanti, i trasporti, l'illuminazione, il gioco delle bocce, la vita, fossero rimasti al 1901.
Inez conta circa seimila abitanti ed essendo fuori da ogni rotta, priva di pozzi petroliferi, di carbone, di materie prime, senza alcuna importanza strategica, non ha (fino al momento di andare in macchina) attirato l’attenzione di nessun popolo.
Inez è l'isola dei tartufi e i tartufi non sono materia di prima necessità. I turisti l’ignorano perché non ha nessuna attrattiva naturale (forse, dopo questa gratuita propaganda che le facciamo, qualche curioso l'andrà a visitare). Soltanto un vaporetto, a intervalli regolari di tempo, arriva a Inez, scarica qualche raro viaggiatore, carica tartufi e torna al porto di partenza.
Gli abitanti dell'isola, tutti intenti alla coltivazione dei gustosi funghi sotterranei, non hanno avuto il tempo per accorgersi che i loro costumi sono, tra noi, fuori moda; inoltre non sentono la mancanza di rapidissimi treni, di automobili, motociclette o altro, non hanno mai fretta e un cavallo per loro è già un lusso.
Mettendo piede nell'isola avrete il piacere di trovarvi di fronte un caffè italiano: il proprietario è veneto (stavo per dire veneto del 1901) vi farà grandi accoglienze e vi chiederà notizie di Giuseppe Verdi. In questo caffè si svolge il mercato dei tartufi tra i coltivatori indigeni e il rappresentante della società esportatrice, unica concessionaria in tutto il mondo.
Prima di imbarcarmi per il ritorno ho voluto mandare alcune cartoline agli amici e, dopo averle scritte e munite di regolare francobollo, le ho messe in una bottiglia vuota e abbandonate alle onde del mare. Saranno arrivate a destinazione? Ancora non sappiamo.
A Inez c’è un museo del tartufo.
Ci stiamo avvicinando all'isola dimenticata, fra pochi minuti berremo un ottimo caffè, se eravate con me ve lo offrivo, intanto l'odore tipico dei tartufi ci viene incontro a porgerci il benvenuto.
Abbiamo chiesto a questi tre barcaioli: - come va? come va? - Siamo stufi dei tartufi, rispose uno di essi, quando c'è sovraproduzione dobbiamo mangiare pane e tartufi tutti i giorni.
Il caffè in riva al mare è di proprietà di Angelo Buganza, un veneto stabilitosi a Inez da anni. L'orchestra suona spesso pezzi romantici italiani molto apprezzati dalle signore che con un occhio osservano il direttore d'orchestra e con l'altro seguono, nella tiepida sera, le luci delle barche sul mare.
C’è una sola guardia municipale nell'isola. Non ha mai niente fare, tutti sono onesti, non si
imbrogliano. non rubano, non si uccidono e non calpestano le aiuole.
Quando arriva il vaporetto è un avvenimento per gli isolani, i quali si dirigono ogni volta in educata comitiva a vedere se è arrivato dal continente anche qualche pacchetto di trabucos.
Naturalmente, cari lettori, l'isola dei tartufi non esiste, purtroppo. Questo però non impedisce ad un fotocronista di inventarne una, dimostrando che si può essere fotocronisti anche senza fare le fotografie.
Grazie, molto gentile da parte vostra (rumore di parentesi che si chiude).
All’improvviso, senza che alcuno mi avesse avvertito, mi trovai completamente nudo in piena città di Milano, la mattina del 24 ottobre 1907...
(da un “inizio di autobiografia” di Bruno Munari, sempre in "Codice ovvio", Einaudi 1971)
2 commenti:
Beh, quasi geniale! Adoro Bruno Munari, ho dei suoi libri "di design" -ma sono qualcosa di più e di diverso - che mi hanno divertito e affascinato. Questo racconto che tu pubblichi è assolutamente splendido, divertente e spiritoso come la suia cravatta che volazza nell'ultima foto.
Anche la scimmietta è sua, adesso non ne ricordo il nome ma è stata scopiazzatissima (penso che sia della fine degli anni '40!).
Io purtroppo non ne ho mai avuta una, però una volta ho fatto una chiacchierata con Munari, ad una sua mostra milanese. E ho scoperto che quello che raccontavano tutti era vero: una persona gentilissima, che ispirava una simpatia immediata.
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