sabato 22 maggio 2010

Le damier

Le damier –Papa National Oyé! (Il giocatore di dama, 1996). Scritto e diretto da Balufu Bakupa-Kanyinda. Fotografia di Roland Duboze. Musica di So Kalmery. Interpreti: Dieudonné Kabongo Bashila (il dittatore), Yves Mba (il campione di dama), Pascal Nzonzi, Jean LaCroix Kamga, Luce Malekou, Genevieve Issembe. Produzione Myriapodus Film – Gabon. Durata: 40 minuti circa

“Le damier” è un piccolo film molto simpatico che ho visto per caso una decina d’anni fa, e che ho avuto la fortuna di registrare a suo tempo dalla TSI, la Televisione della Svizzera Italiana.
Non so se sia reperibile e dove, ma io mi ci sono affezionato e ne consiglio la visione a tutti.
La storia si riassume brevemente: in un immaginario Paese africano, un dittatore si è convinto di essere un grande campione nel gioco della dama. Di conseguenza, si fa portare dai suoi collaboratori sempre nuovi giocatori da sconfiggere: preferibilmente dei campioni, vincitori di tornei e simili. Una sera, gli arriva un nuovo avversario, mai visto prima. Barbuto, un po’ sconclusionato, confuso e impaurito, da principio si fa sconfiggere: come da contratto, così gli avevano detto di fare le guardie del corpo del dittatore che erano andato a prelevarlo a casa. Poi si apparta un attimo in bagno, fuma qualcosa che è meglio non nominare, e comincia ad avere il sopravvento il suo vero carattere, anarchico e burlone.

Il dittatore (ovviamente, un militare) è esterrefatto: non fa in tempo a muovere una pedina che l’avversario gliene mangia subito cinque di fila. Oltretutto, questo avversario miracoloso gli ride in faccia, lo sbeffeggia e lo insulta ripetutamente: cosa inaudita. Ma la partita continua, nonostante le guardie del corpo stiano ascoltando tutto e meditino d’intervenire a interrompere quello sgarbato senza ritegno.
Il finale è prevedibile, ma non scontato: e una risata esce spontanea, anche se ci si immagina benissimo cosa ci può essere dietro a questa storia.

Avendo avuto occasione di giocare con un maestro di dama, molti anni fa, so bene cosa succede in questi casi: non appena sfiori la prima pedina, l’altro sa già tutte le mosse che stai per fare. Non so bene come facciano, ma è così: tempo due minuti, e la partita è già finita in un’ecatombe.

Come si può immaginare, un soggetto simile richiede due grandi attori, e qui li abbiamo: grandissimo, una prova magnifica, il buffonesco campione Yves Mba; e non è da meno il dittatore di Dieudonné Kabongo Bashila, che ricorda vagamente nel fisico e nel modo di fare il nostro grande Tino Buazzelli. Ovviamente sono due attori di cui non so nulla, così come non so nulla di Balufu Bakupa-Kanyinda, nato nel 1957 a Kinshasa in Congo, che ha scritto e diretto il film. Una ricerca su www.imdb.com non mi aggiunge nulla: il cinema africano è un continente in gran parte inesplorato. Il regista ha girato pochissimi film, Yves Mba risulta addirittura aver girato soltanto questo: mi sembra strano, con una risata così è un attore che dà dei punti anche a Eddy Murphy.

Il film, che è un po’ lento in partenza e che dura poco meno di tre quarti d’ora, si apre con una poesia di Aimé Cesaire, questa:
All’alba, paesi senza stele,
sentieri senza memoria,
venti senza ostacolo,
che importa?
Noi diremo, canteremo, urleremo:
e tu, voce piena, voce grande,
sarai il nostro bene,
la nostra avanguardia.
(Aimé Cesaire, Diario di un ritorno al paese natale)

Aggiungo qualche notizia su Aimé Cesaire,da Wikipedia: « Aimé Césaire (Basse-Pointe, 26 giugno 1913 - Fort-de-France, 17 aprile 2008) è stato un poeta, scrittore e politico francese nato in Martinica. Dopo aver compiuto studi secondari in Martinica, poi a Parigi (presso il Liceo Louis-le-Grand), e studi universitari a Parigi (École normale supérieure), fa conoscenza con il senegalese Léopold Sédar Senghor e il guaianese Léon Gontran Damas. Insieme scoprono, grazie alla lettura di opere sull'Africa di autori europei, i tesori artistici e la storia dell'Africa nera, e creano la négritude (negritudine), cioè la nozione che comprende i valori spirituali, artistici, filosofici dei Neri dell'Africa; nozione che diventerà l'ideologia delle lotte dei Neri per l'indipendenza. Lui stesso voleva liberare la sua isola - la Martinica - dal giogo del colonialismo francese; l'isola diventò, nel 1946, un Dipartimento d'oltremare della Francia. Deputato della Martinica all'Assemblea generale francese, sindaco di Fort-de-France (capitale della Martinica), membro (fino al 1956) del Partito comunista francese.
Come poeta, è uno dei rappresentanti più celebri del surrealismo francese, come scrittore, è autore di drammi illustranti la sorte e le lotte degli schiavi dei territori colonizzati dalla Francia (come Haiti), ma ha attualizzato anche un dramma di Shakespeare, Une tempête (Tempesta, 1968). Il suo poema più conosciuto e popolare è il Cahier d'un retour au pays natal (Diario del ritorno al Paese natale, 1939), che può essere considerato l'enciclopedia della sorte degli schiavi neri e l'espressione della speranza della liberazione dei neri. Ha vissuto gli ultimi anni in Martinica, ma senza rinunciare completamente alla politica: si veda a questo proposito la sua dura presa di posizione contro il Ministro dell'Interno francese, a proposito dei movimenti di protesta degli immigranti in Francia nel 2005 - 2006. Césaire è deceduto il 17 aprile 2008 all'ospedale di Fort-de-France, dove era ricoverato dal 9 aprile.
Opere: La poésie (La Poesia), raccolta delle sue poesie, 1994; Discours sur le colonialisme (Discorso sul colonialismo), pamphlet, 1955; Et les chiens se taisaient (E i cani tacevano), dramma in versi, 1946; le stesso ma in forma di dramma, 1956; La tragédie du roi Christophe (La tragedia del re Cristoforo), dramma, 1963; Une saison au Congo (Una stagione nel Congo), dramma, 1966. Negro sono e negro resterò, conversazioni con Françoise Vergès (Città Aperta Edizioni, 2006).»


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