La spada nella roccia (The sword in the stone, 1963). Film di animazione, produzione Walt Disney. Regia di Wolfgang Reitherman. Scritto da Bill Peet e T.H.White. Musiche di George Bruns. Durata 79’
“La spada nella roccia” è l’ultimo film uscito con la supervisione di Walt Disney, che ci avrebbe lasciati di lì a poco; ed è un film che a me piace molto, e che rivedo sempre volentieri. La cosa curiosa, e divertente, è che in “The sword in the stone” ciò che dà il titolo alla storia, la leggendaria Spada Nella Roccia, è un evento secondario: poco più di una cornice. Un’altra cosa notevole è che Artù è un bambino, e non un giovane uomo. Forse il titolo più giusto sarebbe stato “il mago e il bambino”: una storia di crescita, e di iniziazione, dove della Tavola Rotonda quasi ci si dimentica. Ho notato che il voto Imdb non è altissimo, per un film Disney di quel periodo: è facile pensare che molti siano rimasti delusi, e certo se ci si aspetta Excalibur o I Cavalieri della Tavola Rotonda, o magari Lancillotto e Ginevra e la Ricerca del Graal, la delusione è comprensibile.
Ma questo è un film da non sottovalutare, ed è anche molto più profondo ed educativo di quanto non sembri a prima vista. Passato il primo momento di sconcerto (“ma dov’è la Tavola Rotonda?”) ci si diverte molto, ed è una gran bella cosa; e, alla fine, vien quasi da dire che non ci importa molto della Tavola Rotonda, del Graal, della Corona, della Spada e di tutte queste cose da grandi; e che invece preferiamo tornare indietro a vedere Artù e Merlino trasformati in pesci, o magari la storia d’amore mancata con la scoiattolina, una storia dolce ma che fa spezzare il cuore. Forse ha ragione Semola e ha torto Merlino: meglio rimanere bambini...
Ma andiamo con ordine: si comincia da un libro con le pagine miniate come gli antichi codici, dove sono messe bene in evidenza le frasi fondamentali: “una leggenda di quando l’Inghilterra era giovane”, “ i cavalieri erano forti e coraggiosi”, “il buon Re era morto”, “sembrava che il mondo dovesse essere sconvolto da una guerra”. E poi, subito, si entra nel vivo della narrazione: con la Spada e con Merlino.
Dopo solo cinque minuti, Artù è già a casa di Merlino (e del Gufo): “leggermente in ritardo, ma può andare”, commenta il Mago.
Il Gufo, alter ego di Merlino, è un gran bel personaggio: si chiama Anacleto nella versione italiana e Archimede in quella originale. Un classico esempio di burbero benefico, come avrebbe detto Carlo Goldoni: brontola sempre ma vuole un gran bene al bambino, e non si tira indietro quando c’è da rischiare la vita per salvarlo. Quando Merlino vuole dar qualcosa da fare al Gufo, ma il Gufo non ne ha voglia, per farlo muovere lo minaccia di trasformarlo in uomo: “No, in uomo no!” dice il Gufo spaventatissimo, e si mette subito all’opera.
Dopo dieci minuti dall’inizio del film, Merlino fa già la valigia: “Hokety pokety igitus digitus”, eccetera: una scena da antologia, che fa il paio con quella (molto più avanti, al minuto 36) della lavastoviglie. Merlino si trasferisce accanto a Semola, nel castello dove sir Ettore (il patrigno di Artù) lo chiama Martino, e gli dà alloggio nella torre diroccata. Il tutore di Artù non accoglie volentieri Merlino, e vorrebbe anzi mandarlo via, ma ha ben visto che è un mago vero, ne ha un po’ paura e gli consente di fare da insegnante al bambino, che è poco più di uno sguattero: nel castello di sir Ettore le attenzioni sono tutte per Kay, figlio legittimo.
Nella versione italiana Artù viene chiamato “Semola”: dubito che i bambini di oggi, vedendo il film, lo capiscano. Per quanto mi riguarda, sono più di trent’anni che non ascolto questa parola in questo senso: ma si usava, forse per via del fatto che sono i bambini a mangiare la semola, il semolino; i giovani mangiano carne e addentano pagnotte, un po’ come fa Kay nel cartone animato. “Semola” era il bambino magrolino, e il suo contraltare era quasi sempre “Maciste”, l’uomo forte tutto muscoli. Maciste è un personaggio d’invenzione con una data di nascita ben precisa, all’interno del film “Cabiria” di Giovanni Pastrone, un kolossal del 1914. Come si vede, andiamo ben lontano nel tempo: oggi invece di “Semola” ascolto quasi sempre parole che si rifanno a concetti molto volgari, sui quali sorvolo volentieri.
Nell’originale, Semola è Wart : “porro, verruca, bitorzolo”, secondo il mio dizionario. Il mio inglese è piuttosto scarso e non so dire di più, ma mi basta cogliere l’assonanza tra Wart e Walt per cominciare a capire qualcosa.
Merlino inizia subito l’istruzione: la prima lezione è sui pesci. Artù diventa un pesciolino rosso, nel fossato del castello incontra un ranocchio e uno spaventoso luccio. Saper combattere, anche con l’astuzia, è fondamentale per vivere. Artù-pesciolino è molto meno forte del luccio, ma ce la fa.
Nella seconda lezione, Artù è uno scoiattolo: la scoperta del sesso, e dell’amore – una forza potentissima, come spiega Merlino. La scoiattolina è davvero una di cui innamorarsi, ma come si fa?
Poi si passa alla teoria. Merlino insegna al bambino che la Terra è rotonda e si muove nell’Universo girando intorno al Sole, ma il Gufo si oppone: sono concetti troppo complicati, troppo in avanti per i tempi in cui deve vivere. Insegnandogli queste nozioni, Merlino metterà in difficoltà il ragazzo presso i suoi contemporanei. Merlino si arrabbia molto col Gufo: “Ok, allora la lezione la farai tu.”. E il Gufo scopre presto che Artù non sa né leggere né scrivere, e glielo insegna. Molto bella la lunga risata del Gufo (un Gufo fin lì serissimo e bisbetico) quando Merlino cerca di spiegare la teoria del volo, e il modellino di aereo finisce ingloriosamente nel fossato.
La terza trasformazione è appunto in uccello; aiutato dal Gufo, Artù impara a volare ma viene subito adocchiato da un temibile falco. Per sfuggire al rapace, l’uccellino Artù precipita nella cappa di un camino e finisce nella casa di Maga Magò: siamo al minuto 56. Maga Magò nell’originale è Madam Mim (“Mad Madam Mim”), che non saprei tradurre. Forse un’abbreviazione di “mimetic”?
Arriva subito Merlino in soccorso, e i due maghi si sfidano a duello. Il duello di magia è una delle sequenze più belle del cinema d’animazione, ed è a un’ora esatta dall’inizio del film.
Ecco la sequenza delle trasformazioni:
MERLINO MAGA
MERLINO COCCODRILLO
TARTARUGA COCCODRILLO
CONIGLIO VOLPE
BRUCO GALLINA
TRICHECO ELEFANTE
TOPO TIGRE
TOPO SERPENTE
GRANCHIO RINOCERONTE
CAPRA DRAGO (il drago era stato esplicitamente vietato)
TOPO DRAGO
VIRUS DRAGO.
E’ una sequenza molto buffa, ma attenzione a non prenderla sottogamba. Le metamorfosi sono alla base della cultura umana in tutto il mondo, a partire da quelle di Ovidio, o dal mito di Proteo, dal Fauno, e chissà quante altre cose ancora si potrebbero tirare fuori, anche in ambito cristiano. Penso che un antropologo, o uno studioso di storia delle religioni, potrebbe tirare fuori da questa sequenza un saggio di quelli ponderosi.
A me è venuta in mente, insieme con mille fiabe e racconti (Pinocchio è pieno di metamorfosi, e così anche i Grimm, e Andersen...), un’antica ballata inglese che ho ascoltato su un disco dei Fairport Convention: la storia di Tam Lin. “Tam Lin” non è una fiaba ma una storia da adulti, una storia molto complicata di incantamenti, parente stretta della Bella e la Bestia, o di Amore e Psiche, ma tragica e con un’atmosfera di stregoneria e sortilegio. Una fanciulla ama un giovane che è soggetto ad un incantesimo; il giovane le spiega come deve fare per salvarlo, e le dice di non avere paura quando, al momento fatale, lo vedrà trasformarsi: “(...) Oh, they will turn me in your arms to a newt or a snake But hold me tight and fear not, I am your baby's father And they will turn me in your arms into a lion bold But hold me tight and fear not and you will love your child And they will turn me in your arms into a naked knight But cloak me in your mantle and keep me out of sight. (...)" Nell’ordine, la ragazza vedrà il suo innamorato trasformarsi in ramarro, serpente, leone audace, e infine nudo cavaliere. In tutti i casi, dovrà tenerlo stretto e non fuggire; alla fine, dovrà coprire il cavaliere con il suo mantello.
Ma qui non serve fare discorsi complicati, ci si diverte e basta; e ci si diverte molto.
Alla fine dell’addestramento, sconfitta anche Maga Magò, Artù dice al suo maestro che lui è molto contento di fare lo scudiero per Kay, e Merlino lo sgrida. Il bambino insiste, è convinto che fare lo scudiero sia un onore, e Merlino si arrabbia così tanto che parte seduta stante per Honolulu, in costume da surfista e camicia a fiori. Mago Merlino in tenuta da surfista è un’invenzione formidabile, faccio i miei complimenti e anche un inchino rispettoso. Artù rimane solo con il Gufo, che non sa cosa dire: è rimasto senza parole anche lui.
Poi, ecco l’evento del titolo: narrato in poche sequenze, un po’ sbrigativamente; comunque la Spada è fuori dalla Roccia, anche sir Ettore e Kay si inchinano. Fatto re, Semola vorrebbe scappare e mollare tutto, e il Gufo è pronto ad assecondarlo: ma Merlino ritorna e (ancora in costume da surf) assicura il suo aiuto. “Vedrai, sarai così famoso che faranno anche un film su di te – ma senza pubblicità!”
E’ un film musicale, con molte canzoni ben interpretate anche in italiano, mai sgradevoli (capita, con le versioni ritmiche), molto funzionali e ancora oggi ascoltabili con piacere.
Tra i comprimari, alcuni personaggi meravigliosi: un Lupo spelacchiato (parente di Wyle Coyote?) che sembra uscito da “Pierino e il lupo”, una Zuccheriera impagabile armata di cucchiaino e col coperchio a mo’ di cappello, la valigia magica, mamma picchio, la scoiattolona che corteggia Merlino, cavalli e cavalieri, e tanto altro ancora.
E, per chiudere, una frase dalla prima lezione di Merlino al futuro King Arthur: “La magia non può risolvere tutti i tuoi problemi, devi imparare a cavartela da solo.”
8 commenti:
E' il mio cartone Disney preferito e il tuo post è splendido. Mi rendo conto che per i bambini di oggi può apparire datato, ma io ho già fatto vedere la sequenza dei pesci alla mia nipotina che non ha ancora due anni. E che meraviglia constatare che le è piaciuta!
Anche a me piace moltissimo, ma ti confesso una cosa: il mio Disney preferito è Dumbo.
Più che altro, trovo che i disegni dei film Disney si sono fatti sempre più bruttini col passare del tempo, quelli degli anni '30 e '40 erano favolosi...
Qui ci sono molte sequenze all'altezza del grande Disney, quella dei pesci per esempio, ma anche l'uccellino e gli scoiattoli.
(ma non si è spaventata del luccio? dev'essere terribile!)
:-)
Non siamo arrivate al luccio! In effetti anche io ho pensato che potesse farle paura. :-)
Ha visto anche qualcosa di Bambi, la scena in cui scivola sul ghiaccio, e le è piaciuto tanto.
Occhio anche a Bambi, se non te lo ricordi bene è meglio rivederlo prima di passarlo alla piccolina: meno male che io l'ho visto trent'anni, se no avrei avuto di quegli incubi!
(anche Dumbo non scherza, da questo punto di vista: ma almeno c'è il lieto fine...)
I lucci li ho avuti per le mani, hanno denti spaventosi. Chissà se ci sono ancora, nei nostri laghi...
Come no, hai perfettamente ragione! Infatti ci siamo limitate alla scena del ghiaccio.
Ma sai che il cartone animato che mi ha angosciato di più (e che mi angoscia ancora adesso se mi capita di rivederlo) è Alice nel Paese delle Meraviglie?
Questa è una sorpresa... ad Alice tra Carroll e Disney ho dedicato quattro o cinque post, che trovi qui in archivio alla voce Disney - magari mi spieghi cos'è che ti dà angoscia...
(nel libro sì, ci sono molte pagine che inquietano anche se è roba da matematici)
1963... pensavo anche prima. Da bambino, questo era uno dei miei cartoni Disney preferiti, lo vedevo ogni volta che la Rai lo passava (e negli anni Ottanta succedeva spesso, e in prima serata, che cominciava alle 20.30). Complimenti per il bel post, Giuliano, mi hai fatto ricordare scene che avevo rimosso. :)
No, dai: questi sono disegni anni '60, più spigolosi e meno rotondi, meno morbidi (già si cominciava a risparmiare sui disegni...)
In effetti è un cartoon che può stupire, proprio per l'assenza di tutto l'armamentario dei cavalieri e delle stregonerie cupe - ma ne sono ben contento, mi basta anche solo la torre in cui va ad abitare Merlino per cominciare a ridere da solo.
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