The tragedy of Macbeth (in USA “Macbeth”,1971). Dal dramma di William Shakespeare. Regia di Roman Polanski. Sceneggiatura di Kenneth Tynan e Roman Polanski. Fotografia: Gil Taylor. Musica: Third Ear Band. Interpreti: Jon Finch, Francesca Annis, Martin Shaw (Banquo), Terence Bayler (Macduff) John Stride (Ross) Nicholas Selby (Duncan) Stephen Chase (Malcolm) Maisie Mac Farquhar, Elsie Taylor, Noelle Rimmington (tre streghe), e altri. Durata: 140 minuti.
E’ poi impossibile non accennare ai luoghi scelti da Polanski per girare il “Macbeth”, veramente spettacolari.
Non sono mai stato da quelle parti, ma sono riuscito a sapere che siamo nel Northumberland, al confine tra Inghilterra e Scozia, lato est. Si tratta del castello e della spiaggia di Bamburgh, del castello di Lindisfarne e St Aidan’s Church (sempre sull’isola di Lindisfarne), e di North Charlton Moors, presso Alnwick, dove è ambientata la scena dell’uccisione della moglie e del figlio di Macduff. Metto qui sotto tre foto relative a questi luoghi; l'unica tratta dal film è la terza, Lindisfarne. Le altre due immagini sono prese da internet: il castello di Bamburgh e la spiaggia dove inizia il film, e poi North Charlton Moors.
Per finire, metto qui di seguito alcuni brani dal Macbeth di Shakespeare, presi tra quelli che più mi hanno colpito mentre rivedevo il film. Ovviamente, il Macbeth è talmente pieno di scene grandi e famose che non si tratta di una vera e propria selezione, ma solo di un mio personale campionamento.
Per esempio, i due momenti in cui, nella versione italiana, si dice “A che punto è la notte?” (“How goes the night?”)ATTO SECONDO, SCENA PRIMA
Il castello. Entrano Banquo e suo figlio Fleance, che lo precede con una torcia.
BANQUO: A che punto è la notte, ragazzo?
FLEANCE La luna è tramontata. Non ho sentito l'orologio.
BANQUO Tramonta a mezzanotte.
FLEANCE Secondo me è più tardi, signor padre.
BANQUO Tieni, prendi la mia spada! Fanno economia, in cielo: hanno spento tutte le candele. Prendi anche questo. [Gli porge lo scudo, il mantello, ecc.] Un grande richiamo al sonno grava su me come se fosse piombo, eppure non ho voglia di dormire. O misericordiose potenze! Trattenete in me i maledetti pensieri cui la natura s'abbandona nell'ora del riposo. Dammi la spada! (Entrano Macbeth e un Servo con una torcia.) Chi va là?
MACBETH Un amico.
BANQUO Come? non sei ancora a riposare? Il re è andato a letto: s'è svagato in modo non comune, e ha fatto avere delle generose regalie ai tuoi servi. Con questo diamante, poi, manda a salutare tua moglie, chiamandola ospite gentilissima. E ha concluso la serata con sua infinita soddisfazione. (...)
La seconda volta (l’originale dice “What is the night?”) è dopo l’apparizione dello spettro di Banquo, al banchetto. Macbeth ha fatto uccidere l’amico dai sicari, al banchetto è stato terrorizzato dalla sua apparizione, e ha fatto brutta figura davanti a tutti gli invitati; ma adesso è tornato in sè e ha ripreso coraggio.
ATTO TERZO, SCENA QUARTA
(...) LADY MACBETH La buona notte, di cuore, a vuoi tutti!
(Exeunt i Signori e le Persone del seguito)
MACBETH: Tutto questo vuole aver sangue. Dicono che il sangue chiama sangue. Si è saputo che le pietre possono muoversi, e gli alberi possono parlare. E àuguri e contrassegni che mostravano la connessione delle cause con gli effetti, han parlato con la voce di piche, di corvi e di cornacchie, e han denunziato e scovato fin l'assassino meglio nascosto. A che punto è la notte?
LADY MACBETH: Prende a lottare con il mattino, per decidere qual dei due prevalga.
MACBETH: Che hai da dire sul fatto che Macduff s'è rifiutato di accettare il nostro grande invito? LADY MACBETH Gli hai mandato un messaggio?
MACBETH L'ho saputo per caso, ma gli manderò qualcuno. Non c'è nessuno di loro nella cui casa io non mantenga un mio fido servo prezzolato. Domani voglio recarmi per tempo dalle fatidiche sorelle. Mi diranno dell'altro. Perché adesso son pronto anche a sapere il peggio e con i mezzi peggiori. Davanti al mio interesse, dovranno cedere tutte l'altre ragioni. Ho avanzato nel sangue a un punto tale che, anche se non procedessi, il tornare indietro sarebbe penoso quanto l'andare innanzi. Ho in mente di strani disegni che reclamano l'opera della mia mano, e che devono essere eseguiti prim'ancora d'esser troppo meditati. (...)Questa frase, che nella traduzione italiana diviene identica, ho imparato ad associarla alla Seconda Sinfonia (“Lobgesang”) di Mendelssohn: il contesto è diverso, ma è davvero impressionante. E’ una citazione biblica, dal libro del profeta Isaia:
- Hüter, ist die Nacht bald hin?
- Sentinella, quanto resta della notte?
(Isaia 21,11)
Quando il Re arriva al castello di Macbeth, è la moglie di Macbeth che spinge per l’omicidio. Dapprima Macbeth si dice d’accordo, poi vorrebbe tirarsi indietro:
ATTO PRIMO, SCENA SETTIMA
MACBETH Non procederemo oltre in quest'impresa. Fino a un momento fa, il Re mi ha colmato d'onori. E mi sono acquistato una reputazione preziosa come l'oro presso ogni sorta di gente, la quale dovrebb'esser piuttosto indossata ora, che splende del suo più nuovo lustro, anziché riposta cosi presto in un canto.
LADY MACBETH Era forse ubriaca la speranza di cui t'eri rivestito? Ha forse dormito tutto questo tempo? Ed ora si risveglia per riguardare così verde, smunta e pallida a quel che dianzi aveva divisato tanto facilmente? D'ora in poi terrò il tuo amore nello stesso conto. Hai paura, forse, d'essere, nelle azioni e nel coraggio di compierle, pari ai tuoi stessi desideri? Vorresti forse aver quel che stimi come il più splendido ornamento della vita, e vivere da vigliacco nella stima di te stesso permettendo che il « non oso » stia al servizio dell'« io vorrei », come il povero gattino dell'adagio?
MACBETH Taci, te ne prego. Mi basta il coraggio di far tutto quello che si conviene a un uomo: chi osa far di più, non è tale.
LADY MACBETH E qual bestia, allora, fu quella che t'indusse a confidarmi quest'impresa? Quando avevi tutt'intero il coraggio di compierla, allora sì che eri un uomo; e se fossi più di quel che eri, tanto più saresti ora un uomo. (...)
ATTO SECONDO, SCENA SECONDA
(...) MACBETH M'è sembrato di udire una voce che gridava: «Non dormirai più! Macbeth uccide il sonno»... il sonno innocente... il sonno che pèttina e ravvia il filaticcio di seta arruffato delle cure di quaggiù, morte della vita d'ogni giorno, bagno ristoratore del faticoso affanno, balsamo alla dolente anima stanca, piatto forte alla mensa della grande Natura, nutrimento principale nel banchetto della vita.
LADY MACBETH Che vuoi dire?
MACBETH E continuava a gridare: « Non dormirai più! » a tutta la casa: « Glamis ha ucciso il sonno, e quindi Cawdor non dormirà mai più; Macbeth non dormirà più! ».
LADY MACBETH Ma chi gridava così? Orsù, valoroso signore, tu vieni sfibrando la tua nobile forza se persisti a pensare a tutto questo in modo tanto dissennato. (...)
ATTO QUINTO, SCENA TERZA
(...) SERVO L'esercito inglese, se così vi piace.
MACBETH Porta via da qui quella tua faccia. (...) Ho vissuto abbastanza. Il cammino della mia vita è giunto al punto in cui la foglia si fa secca e gialla. Tutto quel che dovrebbe accompagnarsi alla vecchiaia, come l'onore, l'amore, l'obbedienza e uno stuolo d'amici, non posso in alcun modo sperarlo: e in luogo di queste cose, debbo aspettarmi maledizioni mute ma profonde, e omaggi pronunziati a denti stretti, fiato che il povero cuore vorrebbe pur rifiutarmi, ma che non osa tacere. (...)
ATTO QUINTO, SCENA QUINTA
Rientra SEYTON. MACBETH: Perché quelle grida?
SEYTON La regina, mio signore, è morta.
MACBETH Sarebbe pur morta, un giorno o l'altro. Il tempo per quella parola sarebbe pur dovuto venire... domani, e domani e domani. Striscia a piccoli passi, di giorno in giorno, fino all'ultima sillaba del tempo prescritto; e tutti i nostri ieri hanno illuminato a dei pazzi il cammino verso la polverosa morte. Spegniti, spegniti, breve candela! La vita non è che un'ombra in cammino; un povero attore, che s'agita e si pavoneggia per un'ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strèpito e di furore, e senza alcun significato.(...)
(William Shakespeare, Macbeth. Traduzione di Gabriele Baldini, ed.BUR-Rizzoli)
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