Questo blog si ferma qui, per la
seconda volta dopo la precedente pausa durata sette anni; non so dire
se e quando ricomincerò, perché le cose sono cambiate e di molto.
In parte perché ho già scritto tanto, direi anche troppo, e l'età
comincia a pesare; ma in gran parte mi fermo perché ho difficoltà
ad andare avanti, e la convinzione che il cinema come lo abbiamo
sempre pensato sia morto e sepolto si fa in me sempre più certa e
profonda.
Leggo da una ventina d'anni di
entusiasmi per Tarantino, Kitano, Sorrentino, Garrone... non sono mai
riuscito a finire un loro film, e dopo un po' ho perso di interesse.
Per intenderci, di sparatorie e di divise naziste alla Tarantino ne ho già viste fin
troppe, e se nella sua maturità un regista sceglie un soggetto come
"Il giovane papa" mi cascano le braccia.
Lo stesso discorso mi tocca fare per
registi osannati come Christopher Nolan ( ho esaurito il mio interesse per Batman fin dagli anni '60), o
Paul Thomas Anderson; e, dato che Batman e i fumetti Marvel non mi
interessano, non so cosa farmene nemmeno di "Joker" e dei super eroi. Non ci
sono altri soggetti, in giro? Il mondo non offre idee migliori, sia
nel presente che nel passato?
Non vado meglio con i vecchi, quelli
con cui sono cresciuto: gli ultimi film di Peter Weir e di Jim
Jarmusch mi sono sembrati cose da poco. Riguardo a Weir, autore che
ho amato moltissimo, se "Master and commander" poteva
essere considerato un ottimo esercizio di stile, non sono riuscito a
riconoscere l'autore che amavo in "The way back", che ho
trovato molto simile, troppo simile, a tanti altri film visti in
passato. In "The way back" non ho trovato nulla di quello
che mi affascinava in Weir, è solo la storia di una marcia nel
freddo, con personaggi un po' troppo stereotipati.
Può darsi che Weir torni a
sorprendermi, ma vedo invece male Jim Jarmusch: se l'autore di "Dead
man" decide di girare prima un film sui vampiri e poi uno sugli
zombies, l'impressione che non abbia più niente da dire ma che stia
comunque cercando di rimanere nel giro diventa sempre più potente.
Magari a voi questi film sono piaciuti, io ho deciso di non fidarmi
più. La stessa cosa mi era capitata con l'ultimo film di Bernardo
Bertolucci, "Io e te"; ero rimasto molto deluso, sapevo che
era probabilmente l'ultimo di un grande regista, e che - potendo
scegliere - abbia scelto proprio questo soggetto è stata un'altra
delusione profonda.
Allo stesso modo, ho dovuto prendere le
distanze da altri due autori che hanno segnato la mia vita, e non
solo come appassionato di cinema: Werner Herzog gira ancora dei bei
documentari, ma conosco documentaristi migliori di lui. Herzog si è
liberato del "furore di Dio" che gli covava dentro agli
inizi di carriera, e sono contento per lui se adesso sta meglio, ma i
suoi ultimi film non mi sono sembrati memorabili - lo so che è una
cosa brutta da dire, "eri meglio da giovane", ma non saprei cos'altro aggiungere. Più o meno lo stesso discorso per Wim Wenders: ho
trovato tempo fa una sua intervista dove diceva che come docente di
cinema pretende che i suoi studenti si presentino con sceneggiature
dettagliatissime, cioè tutto l'opposto dei suoi film migliori. Forse
la fortuna di Wenders, e di Herzog, è stata proprio quella di non
avere avuto docenti. Si può davvero insegnare a fare cinema?
Ragionando sulla storia del cinema (Chaplin, Capra, Fellini,
Kubrick...), direi che dei docenti e delle scuole di cinema si può
fare tranquillamente a meno, a meno che non si tratti di imparare nozioni
tecniche pure e semplici. Per intenderci meglio, sono convinto da tempo che le scuole di sceneggiatura siano responsabili dell'appiattimento generale di ciò che vediamo oggi; queste scuole servono soprattutto per farsi conoscere e magari cooptare nell'ambiente (lontani i tempi in cui Luciano Vincenzoni, scrittore per molti film di Sergio Leone, si presentava con i suoi soggetti da Dino de Laurentiis...), e anche per mantenere un po' di "creativi" che altrimenti dovrebbero andare a lavorare.
Mi colpisce poi vedere registi come Sam Mendes (non è il solo) che a un certo punto della loro vita, quando sono già
conosciuti e affermati, vanno a fare i film di James Bond. Capisco
che i soldi contano, nella nostra vita, ma il percorso giusto è
all'inverso: Sergio Leone comincia con "Il colosso di Rodi",
Fellini con "Luci del varietà", poi cominciano i loro film
personali, quelli d'autore, e con grande successo. La stessa cosa
capita con Antonioni, che inizia a farsi conoscere con i film
nell'ambiente della moda, e anche a Stanley Kubrick con "Spartacus".
I tedeschi, Herzog Wenders Kluge, invece fondarono una loro casa di
produzione per essere liberi di realizzare i loro progetti. Oggi
invece si fanno i film personali all'esordio, poi si passa alla
cassa; chiedo venia, ma la cosa mi interessa sempre meno.
Mi rifiuto di credere che non esistano
più talenti come quelli con i quali sono cresciuto, c'è sempre
stato un ricambio generazionale ed è impossibile che non ci sia ora;
probabilmente la spiegazione della pochezza di oggi sta nei nuovi
mezzi di produzione, una specie di censura preventiva (di natura
soprattutto commerciale) che di fatto impedisce a chi ha una voce
originale di esprimersi. Quello che vedo, per esempio ogni volta che
provo a guardare un film italiano, è quasi sempre mediocrità: sia
per la recitazione che per la scrittura che per la regia. Spiace
doverlo dire, ma è così; un abbraccio a chi ha ancora idee e voglia
di impegnarsi.
Delle serie tv "belle come al
cinema" ho già parlato pochi giorni fa, non voglio ripetermi;
quanto all'andare avanti con il blog, non posso non notare che le
novità di Blogger e degli altri "editori" on line vadano
sempre di più verso lo smartphone e verso altri mezzi, come
Instagram, Facebook, Tiktok, eccetera. Insomma, dovrei ripensare il
blog a dimensione di telefonino, e non me la sento proprio. La mia
dimensione è questa, quella che avete visto fino ad oggi, ed è più
che probabile che il blog come l'abbiamo conosciuto fin qui sia
destinato a scomparire a breve, magari proprio cancellandone dal
"cloud" ogni traccia. Anche perché, ormai è sempre più
evidente, c'è il rischio di essere denunciati per furto d'immagine:
non dagli eredi di Fellini o di Tarkovskij ma da parte di qualcuno
che ha messo il suo nome su immagini di pubblico dominio. Perciò
ribadisco: questo blog non ha fini di lucro, caso mai ci ho rimesso
del mio; e le immagini che ho messo servono per far conoscere, per
far ricordare, per non perdere la memoria dei capolavori. Dei
capolavori del passato, mi viene da dire; ed è proprio così,
infatti, il cinema è morto da tempo e del cinema bisogna abituarsi a
parlare al passato. Quello che state guardando adesso, quello che
stanno girando adesso, è tutt'altra cosa e bisognerebbe dargli un
altro nome. (24 luglio 2020)
- Oggi però le facce sono cambiate,
tendono a omologarsi; Pasolini in "Lettere luterane" diceva
che in Italia è in atto una mutazione antropologica visibile sulle
facce della gente...
- Oggi hanno tutti facce da
merendine, si vede la differenza quando in televisione compaiono le
espressioni rubate alle persone dei cosiddetti paesi sottosviluppati,
quelle persone hanno volti straordinari mentre le nostre facce non
hanno più identità. (...)
(da "I volti e le mani" a
cura di Benedetta Tobagi, ed. Feltrinelli; pag.77, intervista di
Ermanno Olmi con Sergio Toffetti)
PS: questo è l'unico post senza immagini, mi sembra chiaro il perché.
5 commenti:
ricevo e pubblico, da FMMasala
ciao, Giuliano
è proprio la lettera amara di un innamorato deluso (e non sei l'unico).
so che fra un po', mesi o anni, tornerai a parlare di qualche film che avrai visto o rivisto, di quelli che rendono il Cinema qualcosa che vale, non semplice intrattenimento (che non è male in sé, ci sta, a patto di non spacciarlo per altro)
a proposito di Cinema, l'altro giorno ho visto questo:
https://www.youtube.com/watch?v=Sm4q-gtUH7Q
buone visioni, o re-visioni
ciao
:(((
Molto triste. Quanto detto nel post, e il fatto che sia l'ultimo.
Se mai dovesse tornare a scrivere altrove faccia un nuovo post qui per annunciarlo, riceverò automaticamente la notifica.
Spero in un ritorno... nell'apparizione di un buon film e nella tua voglia di scriverne
ci sono ancora buoni film nuovi in circolazione, o comunque interessanti; rimango sgomento davanti alla loro scomparsa. Per esempio Santiago Italia, completamente scomparso dai palinsesti: dovrebbe essere un film su cui si parla, e si discute: negli anni in cui siamo cresciuti era così, pensa solo a Sacco e Vanzetti. E poi c'è il film di Polanski sul caso Dreyfus: si è parlato di tutt'altro, e poi il silenzio assoluto. Mah.
(se ti interessa il caso Dreyfus, tra youtube e raiplay trovi lo sceneggiato anni '70, molto bello)
Auguri per il suo blog e LER l'attività editoriale e cinematografica
Colgo l'occasione per invitarla nel mio forum: https://www.nikieolos.it.
Grazie, arrisentirla
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