mercoledì 22 luglio 2020

La volpe (Gone to earth)


La volpe (Gone to Earth, 1950). Scritto e diretto da Michael Powell ed Emeric Pressburger. Tratto da un romanzo di Mary Webb. Fotografia: Christopher Challis. Musica: Brian Easdale. Interpreti: Jennifer Jones, Esmond Knight, Cyril Cusack, David Farrar, Sybil Thorndike, Edward Chapman, Hugh Griffith, George Cole, Beatrice Varley, Frances Clare, Raymond Rollett, Gerald Lawson, e molti altri (nella versione Usa, Joseph Cotten è la voce narrante). Durata: 110 minuti (versione americana è di 82 minuti, alcune scene aggiunte sono state girate da Ruben Mamoulian)

Siamo alla fine dell'Ottocento, in Inghilterra: la giovane Hazel è figlia di una zingara e di un bizzarro personaggio, un arpista che è anche falegname, costruttore di alveari e di bare. Siamo in campagna, nello Shropshire, ai confini con il Galles (vediamo una pietra miliare che ne segna il confine, all'inizio del film); Hazel vive con il padre, in un posto isolato; ha per compagnia la volpe Foxy (una volpe domestica, allevata come se fosse un cane) e altri animali: un corvo, un coniglio, un gatto. La mamma di Hazel non c'è più, ma le ha lasciato un quaderno di appunti, forse stregonerie. Hazel è cresciuta così, nella Natura, ma ha avuto un'istruzione e la città non è molto distante; è molto bella e su di lei cominciano ad arrivare sguardi interessati.
Sembra l'inizio di un thriller, o magari di un horror, ma così non è; e va anche detto che l'interesse di "Gone to earth" è tutto nella sua realizzazione, sono le immagini, i colori, la recitazione, le musiche a lasciare ancora oggi incantati, più che il soggetto in sè. Capita spesso, con Powell e Pressburger; quasi sempre. E' la magia del cinema, allo stato puro.


"Gone to earth" è un capolavoro, talmente ricco di archetipi e di motivi profondi che a tratti mette paura: basti pensare al pozzo della miniera, che si rivelerà il vero centro degli eventi. Dietro la storia di matrimonio e tradimento, in sè e per sè una storia come tante che si sono viste al cinema, e anche dietro al colore locale (lo Shropshire, l'uso del dialetto, i panorami meravigliosi) troviamo un mondo inquietante, appena percettibile nella nostra realtà quotidiana, e che Powell e Pressburger sono maestri nel riuscire a catturare, (si veda la scena di follia in "Narciso Nero"), impresa riuscita a pochissimi altri al cinema, come Ingmar Bergman e Andrej Tarkovskij, e come il miglior Fellini.


"Gone to earth" è il grido dei cacciatori alla volpe; il padre di Hazel è arpista e costruisce arnie, ma anche bare. Il pastore battezza Hazel, sua moglie, per immersione in una sorgente; nella "maledizione" o giuramento di Hazel, "sposerò il primo che me lo chiede", c'è un'eco del Freischütz di Carl Maria von Weber, un parallelo possibile anche per i molti accenni al "cavaliere misterioso" nel libro lasciato dalla madre a Hazel, e David Farrar ha molto di quel cavaliere, faunesco o diabolico. Qui Farrar è molto diverso da se stesso in "Narciso Nero", è più cattivo ma anche più educato, sembra anche più alto, ma il personaggio ha lo stesso significato, l'intrusione del mondo "civile" nell'incanto e nella selvaticità della Natura, intrusione che comprende il sesso. Nel momento "stregato", cioè l'incontro con Farrar dopo il matrimonio con il pastore, Hazel fa un incantesimo preso dal libro di sua madre: alla fine dovrà udire una "musica celestiale", ed è il brano suonato dal padre con l'arpa, di lontano, che ha proprio quel titolo (Harps in Heaven), e che Hazel canta alla fiera.
Al minuto 26 si parla del mondo come di "una trappola", il che mi rimanda a "Stalker" di Andrej Tarkovskij, la nostra meta finale cosparsa di infinite trappole in cui bisogna cercare di non cadere, e che l'apparenza quotidiana ci nasconde - è il padre arpista a dirlo alla figlia, davanti al pozzo senza fine, in una delle sequenze iniziali. Rimandi anche a Leos Janacek, "La piccola volpe astuta": la volpe, gli istinti che non si possono reprimere, lo scorrere del tempo, le stagioni, la Natura, c'è davvero molto in comune con l'opera di Janacek (del 1924), a partire dalla volpe addomesticata come un cane, che qui riesce perfettamente. Un'eco anche di Jane Austen, per il pastore che sposa la ragazza, e al cinema di Dreyer però in Inghilterra.
Sul libro edito da "Bergamo Film Meeting" negli anni '80, Michael Powell parla del dialetto dello Shropshire, che è il suo, in un'intervista che fa pensare a qualcosa di simile al lavoro fatto da Ermanno Olmi in "L'albero degli zoccoli", ma è una questione destinata a sfuggire a chi non è di madrelingua inglese, qui bisognerebbe chiedere a chi è del posto.


Altri possibili rimandi, e appunti presi durante la visione: 1) Il giardiniere e domestico Vessons (Hugh Griffith) sembra uscito da un libro di Lewis Carroll, e ha un ruolo importante. Protegge Hazel nella sua prima notte al castello, poi verrà deriso e si ribellerà quando, dopo aver sparato ai merli, porterà i secchi del latte in casa per dimostrare che il latte non ha preso il colore del sangue, contrariamente alle profezie della ragazza. 2) Vessons costruisce con pazienza un cigno modellando la siepe, alla fine manca solo il becco, ed è per finire la sua opera che non lascerà la casa del suo padrone. 3) quello tra Vessons e lo Squire è un rapporto simile a quello tra Leporello e Don Giovanni (se si preferisce, tra Sganarello e Don Giovanni) con la differenza che Vessons non collabora alle malefatte del padrone, ma si limita alla cura della casa. 4) a 1h32 Hazel chiama il marito "my soul", "mia anima", e questa è la vittoria sul nobile "animalesco": "Ti ha mai chiamato così?" può ora chiedere il pastore al seduttore. 5) la vittoria finale del pastore arriva dopo che il seduttore ha maltrattato la piccola volpe. 6) in casa di Hazel non c'è solo la volpe, vediamo anche un coniglio, un gatto e un corvo, ma solo la volpe ha ruolo da protagonista. 7) il reverendo Marston prenderà in casa gli animali di lei, ma mette il fiocco al gatto, il corvo è in gabbia, anche il coniglio e la volpe sono trattati bene ma meno liberi di prima. 8) altri rimandi possibili per Dreyer (la scena dei parrocchiani contro l'adultera), o per Ibsen (La donna del mare, ma non solo) 9) per il clima di magia e stregoneria, e per l'immersione nella Natura, va anche ricordato Hawthorne, in particolare "Settimio Felton" (si veda la preghiera di Marston, al minuto 45). 10) una curiosità nella scena all'inizio in cui il cugino di Hazel cerca di vendere la margarina, scontrandosi con un cliente che le nega la nobiltà del burro, ma poi quando vuole fare un complimento alla cugina le dice "you're butter", "sei come il burro". La margarina fu brevettata nel 1869, quindi era una novità assoluta per l'epoca; può essere fabbricata con qualsiasi tipo di olio o di grasso, anche di qualità scadente (dipende molto da chi la produce, insomma).


Una menzione particolare va alla fotografia di Christopher Challis, con magnifiche luci e colori magici (è ottima la copia disponibile su youtube, se avete un buon televisore). Il direttore della fotografia, come in altri film di Powell e Pressburger, va considerato come coautore del film, in particolare per le atmosfere inquietanti che poi verranno rubate da Roger Corman & Co nei loro troppo lodati horror degli anni '60: si veda la scena del cane da caccia che ringhia a Hazel, al suo primo ingresso al castello (David Farrar è un possibile modello per i personaggi di Vincent Price in quei film). Molto funzionali le musiche di Brian Easdale, con inserimenti di canzoni popolari eseguite dalla stessa Jennifer Jones; l'elenco qui sotto viene dal sito www.imdb.com
- The Mountain Ash (scritto da Brian Easdale)
- Sigh No More Ladies (versi di William Shakespeare da "Much Ado About Nothing") (musica di Brian Easdale)
- Harps in Heaven (traditional, arrangiato per arpa da Brian Easdale)


Gli attori sono tutti perfetti nei loro ruoli: Jennifer Jones, americana, era già una diva con all'attivo i grandi successi di film come Bernadette, Duello al sole, Il ritratto di Jennie, Madame Bovary. Esmond Knight è il padre di Hazel (che si chiama Abele, "Abel Woodus", un cognome che rimanda al legno); Cyril Cusack è un altro attore importante, di origini irlandesi, che interpreta il reverendo Marston. David Farrar, uno dei fedelissimi di Powell e Pressburger in quegli anni, è Mr. Reddin, il ricco seduttore. Sybil Thorndike è la madre del pastore, Hugh Griffith è il bizzarro maggiordomo Vessons. Il soggetto, tratto da un romanzo di Mary Webb, probabilmente non è gran cosa; ma la realizzazione di Powell e Pressburger è magistrale e la visione di "Gone to earth" è vivamente consigliata a chi ama il grande cinema.





2 commenti:

Ismaele ha detto...

qui in inglese, con sottotitoli in inglese

https://www.youtube.com/watch?v=lq15RmpW2jY

Giuliano ha detto...

è un film che ho cercato per anni ma che sono riuscito a rivedere solo su youtube. Continuo a non capire i motivi di queste vere e proprie censure, spesso c'è dietro soltanto l'ignoranza abissale di chi stila i palinsesti tv.
Youtube ha ormai preso le funzioni del servizio pubblico...