venerdì 2 dicembre 2011

L'ipotesi del quadro rubato ( II )

L’ipotesi del quadro scomparso (L'Hypothèse du tableau volé, 1976) Regia: Raoul Ruiz. Sceneggiatura: Raoul Ruiz, Pierre Klossowski. Tratto da “Il Bafometto” di Pierre Klossowski e citazioni tratte dalla “Revue des deux mondes” e da “L'Artiste”. Fotografia: Sacha Vierny, Maurice Perrimond. Montaggio: Patrice Royer, Maurice Perrimond. Scenografia: Bruno Beaugé. Musica: Jorge Arriagada. Interpreti: Jean Rougeul (il Collezionista), Gabriel Gascon, Anne Debois, Chantal Palay, Alix Comte, Jean Narboni, Christian Broutin, Jean Damien Thiollier, Stéphane Shandor, Isidro Romero, Bernard Daillancourt, Alfred Bailloux, Claude Hernin-Hibaut, Nadège Finkelstein, Jean Reno. Premi, Festival: Parigi 1978, Cannes 1978. Durata: 63 minuti.

Il film inizia con il fermo immagine su una strada presumibilmente di Parigi, con macchine parcheggiate su entrambi i lati; in fondo alla strada, un albero. Leggiamo o ascoltiamo quattro citazioni, le prime due scritte su una didascalia, le altre due a voce.
Prima citazione:
La coscienza umana è morta; nell’orgia
l’uomo si è rifugiato; questo cadavere gli piace;
a momenti gaio, vittorioso, ebbro d’acquavite,
egli si volta e schiaffeggia la morte.
(Victor Hugo)
L’originale è in versi, con le rime alternate (orgie-rougie, plait-soufflet) che nella traduzione si perdono. Si può ricordare che Hugo (1802-85), autore di famosi romanzi ottocenteschi (I miserabili, Notre Dame, Il re si diverte, Ernani) fu patriota repubblicano e protagonista del romanticismo, ma anche esoterista.
Seconda citazione:
Cosa vedi? Cosa senti?
E’ la sofferenza o la felicità
che ti permette di rimanere sospeso nello spazio.
P.K.BAPH. VI.141.
Dietro questa sigla misteriosa si nasconde il co-autore del film, Pierre Klossowski, e un suo romanzo, “Il Bafometto”.. Di lui wikipedia dice: «Pierre Klossowski (Parigi, 9 agosto 1905 – Parigi, 12 agosto 2001) è stato uno scrittore, traduttore e pittore francese. Intellettuale ai margini della cultura accademica, le sue idee proliferarono nelle filosofie del periodo detto del post-strutturalismo (Gilles Deleuze e Michel Foucault in particolare).» Si può aggiungere che è fratello del pittore Balthus (Balthasar Klossowski), e che lo si può vedere come attore nel film di Robert Bresson “Au hasard Balthazar”. Ruiz ha girato un altro film tratto da un suo romanzo, “La vocazione sospesa” del 1977 (quindi si tratta dello stesso periodo: “L’ipotesi del quadro rubato” ebbe la sua prima nel 1978). Pierre Klossowski è un autore da me lontanissimo, anche per via della sua passione per Sade e del Bafometto stesso, ma le sue tematiche sono comunque curiose e interessanti.
Dopo questa seconda didascalia comincia il film: si entra nella grande casa-museo, d’impianto sei-settecentesco, con grandi locali, soffitti alti, candelabri. Non ho trovato da nessuna parte il luogo esatto dove è stato girato il film, ed è un peccato.
Vediamo subito i dipinti riuniti e riassunti su un tabellone, come accadeva con le ballate dei cantastorie.
Terza citazione, stavolta a voce:
“Nessun accessorio sinistro ad aggiungere significati banali. Nessun dettaglio melodrammatico a usurpare la semplicità del ruolo. E’ sufficiente al pittore interpretare con stile magistrale l’energia delle figure e le espressioni dei gesti per esprimere il fanatismo di questi uomini e la loro inesorabile funzione.”
(J.Alboise, l’artista, 1889)
Su Alboise non ho trovato nessuna indicazione; su Google l’unica cosa che ho trovato è un rimando a questo film di Ruiz.
Quarta citazione, sempre a voce :
« Messa in scena ricercata, ingegnosa, che ricorda le combinazioni usate con maestria da Jerome. Egli unisce il talento di romanziere a quello di pittore speculando abilmente sulla nostra curiosità di spettatori giunti in ritardo.»
M.F., L’età cattiva, Revue de deux mondes, 1889
Anche questa citazione è piuttosto oscura, si tratta però di un’antica rivista fondata nel 1829 e ancora oggi attiva, con un suo sito internet http://www.revuededeuxmondes.fr/  .
Abbiamo visto velocemente i quadri; e qui comincia il dialogo fra la voce fuori campo (cioè il visitatore, e quindi noi spettatori), una voce piacevole, neutra e ben impostata, e il Collezionista. All’inizio, il Collezionista lascia parlare la voce fuori campo, limitandosi a sospiri o a piccole osservazioni e rettifiche.
Speaker: Ah, l’artista raro, certo del presente e del futuro! Egli non si accontenta di comporre con naturale maestria, il suo talento di pittore storico lo salva e lo salverà sempre dal pericolo di un’etnografia pretenziosa. Monsieur Tonnerre fu un colorista, nonché pittore nella più alta accezione della parola
Collezionista: (sottovoce) Eppure...
(...)
Speaker: Perché quelle tele diedero scandalo?
Collezionista: (sottovoce, tra sè) Ahimè, eppure...
(...)
Speaker: Perché quei sei quadri...
Collezionista: Sette.
(...)
Speaker: Come fu possibile che un semplice avvenimento mondano abbia oltrepassato le frontiere di una cerchia ristretta trasformandosi in un affare di Stato?
Collezionista: (sottovoce, tra sè) Ahimè!
Speaker: In questi giorni, osserviamo nuovamente quelle tele. Non hanno nulla di particolarmente scioccante, nulla che le accomuni l’una con l’altra, neppure l’unità stilistica. Per alcuni, è la minuzia dei dettagli a colpire, e insieme la poca cura messa nella composizione generale. Per altri, è il tratto agile, il movimento dei colori, e nello stesso tempo la staticità della rappresentazione. Altri ancora mostrano un interesse eccessivo per la scenografia teatrale, che abuserebbe del trompe l’oeil. Tuttavia, la messa in scena non appare contraddittoria. Possiamo comprendere che questi sei dipinti pongano problemi simili.
Collezionista: Sette dipinti.
Speaker: Ma uno scandalo, l’intervento delle autorità...
Collezionista: (tra sè, sottovoce) Ahimè, tre volte ahimè! Eppure...
Speaker: Solo questi sette quadri ne conservano muta testimonianza. Lo scandalo è di tali proporzioni che le autorità decidono infatti di seppellirlo; e la stampa tace. Nei saloni vengono creati a bella posta nuovi scandali diversivi che, guarda caso, colpiscono i più interessati a queste tele, eseguite con una certa abilità da un oscuro discepolo di Jerome, il pittore Tonnerre.
A questo punto, il Collezionista si siede alla scrivania, nel suo studio, e inizia le sue osservazioni.
(continua)

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