Blade runner 2049 (2017) Regia di
Denis Villeneuve. Liberamente ispirato ai personaggi di Philip
K.Dick. Sceneggiatura di Hampton Fancher e Michael Green. Fotografia
di Roger Deakins. Musiche di Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch, con
citazioni da "Pierino e il lupo" di Sergej Prokofiev.
Interpreti: Ryan Gosling, Harrison Ford, Ana de Armas, Robin Wright,
Sylvia Hoeks, Carla Juri, Jared Leto, e molti altri. Durata: 163
minuti
Il "sequel" di Blade Runner
si svolge nel 2049, cioè trent'anni dopo il primo Blade Runner, che
si immaginava nel 2019. Dura quasi due ore e mezzo ed è diretto da
Denis Villeneuve, che conferma tutto il suo talento anche in un film
come questo, mostrando di avere un background culturale di tutto
rispetto. Per esempio, ci sono molti rimandi alla mitologia classica
(il mito di Orfeo ed Euridice, soprattutto), c'è molto Tarkovskij
(Solaris) a 1h30, soprattutto per le musiche, nella scena d'amore "a
tre" (che porterà ad un terzo episodio?), c'è molto Kubrick
(Odissea nello spazio) a 1h42, il finale con la stanza bianca quando
il giovane replicante giunge a casa di Harrison Ford, c'è anche
Fellini (la Ekberg gigante di "Le tentazioni del dottor
Antonio") per un attimo, nel finale; ma è tutto risolto in
maniera personale, da vero autore. Poi, ci sono anche sganassoni,
sparatorie, arti marziali, qualche sequenza da videogame, ma siamo pur
sempre in ambito commerciale e si sa che bisogna pur campare e
qualcosa bisogna concedere anche a un pubblico meno attento.
Il nuovo "Blade Runner" è
molto diverso dal precedente, non c'è più la Los Angeles formicaio
ma ci sono città deserte e luoghi in rovina; molte sequenze sono in
interni. Il soggetto è questo: si scopre che anche i replicanti
possono avere figli, ed è una sorpresa inaspettata anche se sapevamo
già dal precedente film che la compagna di Harrison Ford era una
replicante progettata in modo diverso dagli altri. C'è un demiurgo
cieco, il creatore di androidi, che vediamo all'opera con una ragazza
adulta ma appena nata, nuda e coperta da una specie di liquido
amniotico (rimando a "Brave new world" di Aldous Huxley);
lo stesso "demiurgo" presenterà ad Harrison Ford anziano,
nel finale, una replica quasi perfetta di Sean Young, la Rachel del
primo "Blade runner": la somiglianza stupisce, ma questa (a
2h14') non ha gli occhi verdi: è un'Euridice falsa, come quella
candomblé di "Orfeo negro" di Marcel Camus.
A 2h08 si fa il nome di Rachel, cioè
la Sean Young del primo film: è la Rachele biblica, "Dio
l'esaudì e la rese feconda" (Genesi, 29-35). La ragazza che fa
compagnia a Ryan Gosling è invece un ologramma, un gioco, ma ha
coscienza di sè; verrà distrutta nel finale, in una delle sequenze
più tristi che io abbia mai visto.
C'è un blackout energetico nel
passato, che ha distrutto molti dati e ha concesso a Harrison Ford e
ai suoi amici di fare modifiche e depistare le ricerche del nuovo
nato (che è femmina): blackout elettrici si sono già verificati
diverse volte negli ultimi anni, anche in aree ampie e molto abitate,
perfino a New York, e quindi questo dettaglio non va sottovalutato
perché è molto realistico.
Ho trovato notevole l'inizio, col
ricercato ucciso da Ryan Gosling: è un anziano replicante, ex
medico, che coltiva aglio "per se stesso" oltre ad allevare
bruchi e larve a scopo alimentare. Da lui, che nascondeva un segreto,
parte tutta la storia.
Ryan Gosling ha sulla suoneria del
telefonino "Pierino e il lupo" di Prokofiev, ed è un altro
dettaglio che rivela l'ottimo background culturale degli autori. Mi
ha incuriosito nel finale leggere l'insegna "STELLINE
LABORATORY": si direbbe una parola italiana, ed è il posto dove
lavora la figlia di Harrison Ford e di Sean Young che si chiama Ana
Stelline, una ricercatrice che inventa le memorie artificiali e i
ricordi falsi dell'infanzia, per i replicanti - ma di più non posso
dire per non rovinare la visione del film a chi ancora non lo
conoscesse.
Al minuto 36 il demiurgo cieco, davanti
alla "nascita" della ragazza nuda, che poi ucciderà, dice
queste cose: « il primo pensiero si rivolge alla paura... preservare
l'argilla... è affascinante, prima di sapere che cosa siamo temiamo
di perderlo. Benvenuta. (...) Ogni progresso della civiltà è
stato costruito sulle spalle di manodopera sacrificabile. Non abbiamo
più lo stomaco per gli schiavi, a meno che non siano artificiali. »
Non mi sono segnato i nomi degli autori
della sceneggiatura, qui la realizzazione filmica non mi soddisfa
molto, e si poteva fare meglio ma queste frasi sono notevoli: quando
si nasce, il primo pensiero è la paura, paura di morire forse, di
rovinare l'argilla di cui siamo fatti (appena nati sappiamo di essere
argilla), non è solo Adamo ma anche Gilgamesh, abbiamo paura di
perdere noi stessi anche se non sappiamo ancora di essere noi stessi
(né mai lo sapremo). Molto importante, ma non del tutto sviluppato, il
tema dello schiavismo e dello sfruttamento del lavoro: una
maledizione che accompagna tutta la storia dell'umanità, e che è
stato solo in parte eliminato a partire da metà '700, cioè
dall'Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese, e poi dal socialismo
di metà '800. Prima di queste date, è sempre bene ricordarlo, non
c'era solo lo schiavismo ma anche il lavoro minorile, e le condizioni
di vita dei lavoratori erano pessime. Tra il 1945 e l'oggi, in questa
parte d'Europa, abbiamo vissuto un periodo in cui queste maledizioni
sono state debellate; ma il rischio di tornare indietro a quelle
maledizioni antiche è sempre più grande e non è detto che riguardi
altri, probabilmente ci toccherà in prima persona. Mi sarebbe
piaciuto vedere più sviluppato questo tema, ma capisco che si tratta
pur sempre di un film di intrattenimento ed è già molto quello che
è stato possibile comunicare.
Gli autori di "Blade Runner 2049"
si chiamano Hampton Fancher (classe 1938, già tra gli autori del
primo Blade Runner) e Michael Green (più giovane, autore di
Wolverine); il soggetto originale è di Philip K. Dick, spero che
tutti lo sappiano. Gli attori e le attrici sono quasi tutti molto
giovani, a parte Harrison Ford (ottima prova d'attore ancora una
volta): alcuni sono già noti come Ryan Gosling e Robin Wright, altri
come Ana de Armas (l'ologramma con coscienza di sè), Sylvia Hoeks
(una specie di terminator in versione femminile) e Carla Juri (Ana
Stelline) per adesso si fanno notare come presenza, il loro futuro è
tutto da scrivere e auguro loro molta fortuna.
C'è molto di più nel film rispetto a
quello che avete letto fin qui, ma mi sembra giusto lasciare almeno
un po' di sorpresa a chi non ha ancora visto Blade Runner, magari
nemmeno il primo.
(le immagini vengono dal sito www.imdb.com)
2 commenti:
Non sapendo come contattarti ti scrivo qui. ti volevo proporre questa possibilità per dire la tua su film e serie. L'occhio del cineasta è una community che offre a tutti uno spazio per discutere sulla settimana arte tramite recensioni ufficiali o recensioni nei commenti. Ti metto qui il link con la speranza che ti unirai a noi e alla nostra community di cinema. Per qualsiasi dubbio scrivici pure. A presto e buon cinema.
https://locchiodelcineasta.com/scrivi-di-cinema-con-noi/
grazie, ma il blog è chiuso e io non scrivo più. Le ragioni le trovi sul penultimo post.
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