domenica 8 gennaio 2012

Parola e utopia

Parola e Utopia (Palavra e utopia, 2000) Regia di Manoel de Oliveira. Fotografia di Renato Berta. Scenografia Rui Alves. Costumi Isabel Branco. Musiche originali di Carlos Paredes e Massimo Scapin. Con Luis Miguel Cintra, Ricardo Trepa, Lima Duarte (padre Vieira nelle tre diverse età), Renato De Carmine (padre Cattaneo), Miguel Gulherme (padre Soares), Diogo Doria (l’inquisitore), Leonor Silveira (regina Christina), Duarte de Almeida (papa Clemente X) Rogerio Vieira (re Joao IV) e molti altri. Girato a Roma, Londra, Parigi, Salvador de Bahia Durata: 130 minuti

E’ una biografia del gesuita padre Antonio Vieira, figura importante nella storia del Portogallo, nato nel 1608, amico degli indios e dei negri, grande predicatore. Il film è visivamente bellissimo, ricorda Paradzhanov nei suoi passaggi più visionari e fantastici, e Rossellini nei momenti storico-descrittivi; la luce è speso quella di Vermeer e di Rembrandt, il colore rosa del convento è stupendo. Vermeer, ma a volte Hopper: come la finestra a 1h22’. Insomma, un Manoel de Oliveira al quadrato, bello come “Le soulier de satin”. Le difficoltà vengono dall’argomento, che è strettamente legato alla storia del Portogallo (che io conosco pochissimo), e ai sermoni originali di padre Vieira, belli e spesso surreali (come la predica sul polipo) ma spesso assai difficili. Segnalo anche la grande bellezza dei crocifissi scelti da Oliveira per questo film, e le chiese e i pulpiti che fanno da sfondo alle prediche di Vieira.
Leggendo le recensioni su questo film (pochine e quasi tutte annoiate) viene da pensare una volta di più che fare il critico cinematografico di mestiere non è esattamente un piacere, non sempre almeno. Per fortuna, oggi il mestiere di critico (cinematografico, letterario, musicale, d’arte) è ormai quasi definitivamente estinto, soppiantato dal marketing e dalla pubblicità; e si parla quasi soltanto di film facili e commerciali; quindi si può anche evitare di raccontare i film belli e originali, a chi vuoi che importino. Per parte mia, sono invece contentissimo di aver visto questo film, e ringrazio Ghezzi e Raitre che lo hanno trasmesso, sia pure nottetempo (come si conviene ormai ai capolavori), e ringrazio anche l’invenzione degli apparecchi per registrare le immagini, altrimenti non sarei mai riuscito nemmeno a conoscere Manoel de Oliveira.
Nel frattempo, ho imparato qualcosa che non sapevo (altro grave difetto, visti i tempi che corrono). Questa breve biografia di padre Vieira viene da un sito di numismatica, “Numismatica e storia” http://numistoria.altervista.org/  da dove ho preso anche le immagini.
Padre António Vieira (Lisbona, 6 febbraio 1608 – Salvador de Bahia, 18 luglio 1697) è stato un gesuita, missionario e scrittore portoghese. Si tratta di uno dei personaggi più importanti del secolo XVII in campo politico, distinguendosi anche come missionario in Brasile. In questa veste difese infaticabilmente i diritti umani degli indigeni, combattendo le esplorazioni e la schiavitù. Veniva chiamato Paiaçu (Padre Grande). Nato da un copista della Inquisizione a Lisbona, all'età di sei anni, nel 1615, andò a raggiungere il padre che anni prima si era trasferito in Brasile, a Salvador de Bahia. Fu educato nell'unica scuola presente allora, il collegio gesuita di Bahia; entrò al noviziato gesuita nel 1623. A causa dell'invasione olandese in Brasile, António Vieira fu costretto a rifugiarsi nelle zone interne del paese; qui sentì la vocazione missionaria e nel 1625 pronunciò i primi voti. All'età di diciotto anni iniziò a studiare presso il collegio di Olinda, dove approfondì la retorica, la logica, la fisica, la matematica, l'economia e la teologia dogmatica. Nello stesso periodo scrisse le lettere annuali della provincia. Nel 1635 fu ordinato presbitero e iniziò presto a distinguersi come oratore: i tre sermoni patriottici che pronunciò a Bahia negli anni 1638-40 si connotano per la loro potenza di immaginazione e per la dignità del linguaggio. In partiocolare, il sermone per la vittoria del Portogallo sull'Olanda è stato commentato da Abbé Raynal come "il discorso più straordinario mai sentito da un pulpito cristiano". La sua opera ha ispirato il film Parola e utopia di Manoel de Oliveira. Nel gennaio 2011 la zecca del Portogallo ha emesso una moneta d'oro del valore di 1/4 di euro (25 centesimi) a lui dedicata. Essa fa parte della serie Portugal universal, composta da nove monete dedicate a importanti personaggi della storia portoghese. La moneta è in oro puro, pesa 1,56 grammi ed ha un diametro di 14 millimetri; la tiratura è di 10.000 pezzi.
All’inizio del film, il giovane Vieira prende i voti giurando fedeltà al Papa, ma promettendo a se stesso e a Dio di aiutare gli indios e i neri (l’impero coloniale portoghese, dall’Africa al Brasile), dei quali si dispone ad imparare le lingue. Inizia presto a predicare.
VIEIRA: ...si pensa che la maggiore preoccupazione dell’uomo sia il cibo. Guardatevi attorno, e vedrete come tutto si riduce nella ricerca di qualcosa da mangiare. Che cosa fa il contadino quando ara la terra, la scava, la irriga, la monda, la semina? Cerca il cibo. Che cosa fa il marinaio quando issa le vele, scandaglia il fondale, lotta contro le onde e contro i venti? Cerca il cibo. E lo studente quando prende appunti, scorre i libri, si rovina gli occhi per leggere? Cerca il cibo. Tutto si risolve nella ricerca del cibo, e tutte le energie vengono spese per trovarlo.  Non c’è terra più difficile da governare della propria patria, e non c’è ordine più mal tollerato e mal eseguito di quello dato da un nostro pari.
(minuto 20)
Vieira parla qui del potere temporale, dopo aver parlato del potere spirituale:
VIEIRA: ...lanciare fulmini, scuotere il mondo con i tuoni, assalire torri, saccheggiare case, ammazzare uomini: tutto è molto facile per chi ha il potere e abusa di esso.
Sullo sfondo, un grande crocifisso; dietro ancora, la Morte: un santo col teschio in mano, in una statua che sembra una vera figura umana. Alla fine di questo sermone, padre Antonio Vieira viene arrestato. Nella cappella vuota, una colomba vola cercando inutilmente di uscire.
Sono gli anni in cui Giovanni IV (Joao IV) separa il Portogallo dal Regno di Castiglia.

Al minuto 25, padre Antonio viene espulso dal suo Brasile. La predica seguente è letta mentre scorrono immagini di onde sul mare aperto (l’Oceano):
VIEIRA: ...ma già che siamo negli anfratti del mare, prima di uscirne fuori vi troviamo fratello polipo: a cui vengono rivolte lagnanze, e grandi. Il polipo, con quel suo cappello in testa, sembra un monaco; con quei raggi distesi, sembra una stella; con quel suo non avere né osso né spine sembra l’immagine della mitezza e della mansuetudine. E sotto quest’apparenza così modesta, questa ipocrisia così santa, testimoniano concordemente i due grandi dottori della Chiesa, il greco san Basilio e il latino sant’Ambrogio, che il suddetto polipo è il più grande traditore del mare. Oh grande lode veramente ai pesci, e grande ignominia e confusione agli uomini.
La nave fa naufragio, si capovolge e poi ritorna dritta; prima ancora era stata assaltata dai pirati olandesi. Don Antonio Vieira sbarca alle Azzorre, dopo il naufragio, prima di tornare in Portogallo, e ringrazia il Signore citando Giona.
A Coimbra, nel 1663, è sotto processo: è lì che inizia il film. Questa prima parte è in flashback, o quasi.
Il 23 dicembre 1667 Vieira viene condannato: gli si vieta di predicare e viene rinchiuso in un convento. Però il suo accusatore muore pochi giorni dopo, e il primo gennaio del 1668 viene deposto Alfonso VI. A giugno padre Antonio è libero, e nel 1669 viene mandato a Roma a perorare la beatificazione di Ignacio Acevedo e anche per precauzione. A Roma padre Antonio Vieira fa le sue prediche dalla Chiesa dei Portoghesi, e diventa presto celebre. Conosce e frequenta anche Cristina di Svezia.
Qualche notizia storica, presa dalla Garzantina:  Cristina di Svezia (1625-89) figlia di Gustavo Adolfo, regina di Svezia dal 1632 al 1654. Fu donna colta e sovrana illuminata; abdicò a favore di Carlo X Gustavo, e si convertì al cattolicesimo. Dopo aver abdicato si trasferì a Roma, e nel suo palazzo romano nacque l’Accademia Clementina (il papa era Clemente X), punto d’origine del movimento dell’Arcadia. Clemente X fu papa dal 1670 al 1676, il romano Emilio Bonaventura Altieri, eletto al soglio in età avanzata (era nato nel 1590). Prima di lui Clemente IX , il pistoiese Giulio Rospigliosi, papa per soli due anni. (nell'immagine qui sotto, la regina Cristina è con Cartesio)
Questo sermone parla del Portogallo: Vieira si riferisce a una leggenda sui 30 denari di Giuda, parte dei quali sarebbero stati spesi per una piccola terra, appunto il Portogallo.
VIEIRA: ...nascere piccolo e morire grande è arrivare ad essere uomini. Per questa ragione Dio ci ha concesso così poca terra per i nostri natali, e così tanta per la nostra sepoltura. Per nascere poca terra, per morire tutta la terra. (minuto 47)
Al minuto 50, davanti a Cristina di Svezia, due musici e due cantanti (un bambino e un tenore) terminano una Cantata su David.
VIEIRA: Mirabile fu David nell’arpa, e mirabile nella fionda. Con l’arpa cacciava i demoni, con la fionda ammazzava i giganti. Queste sono le due azioni o le due scene di questo nostro gran teatro. Arpa e fionda, coro e pergamo, musica e predica, ambedue per lo stesso fine. La musica è come l’arpa di Davide non è solo per ricreare i sentimenti e per cacciar via dal cuore di Saul lo spirito maligno che, come padre della discordia, ancor per antipatia naturale, è nemico della consonanza. La predica è come la fionda di Davide, non serve per gioco o per tirare all’aria ma è per ferire, per uccidere, per gettare ai piedi di Dio i suoi nemici, tanto più quanto più sono grandi.  Dividendo dunque il teatro, e cedendo a ciascuno lo strumento che gli appartiene, ai musici lascio io l’arpa, e per me prendo la fionda. Spiriti romani e generosi, se volete statue nel Campidoglio, o di questo o dell’altro mondo, sappiate che ognuno in capo suo porta la miniera dei metalli. Se vi conoscerete come corpo, tutta la statua sarà di creta; se vi conoscerete come anima, tutta la statua sarà d’oro. Conoscetevi nobilmente, e questo basta. (...)
Poi si fa scappare due parole in portoghese, e Cristina di Svezia ride; ma Vieira prosegue nel sermone, rivendicando il diritto a usare ogni lingua, pur nel rispetto per il latino. Nella scena seguente, sempre di fronte alla regina Cristina, disputa con Geronimo Cattaneo (interpretato da Renato De Carmine) su Democrito ed Eraclito, cioè sul riso e sul pianto: dice che il pianto è la ragione (ma prima aveva fatto scegliere a Cattaneo, e Cattaneo aveva scelto il riso).
Vieira viene benedetto da papa Clemente X, e poi gira l’Europa (Olanda e Francia) discutendo con calvinisti e rabbini. Torna anche in Spagna e in Portogallo, pur tenendo presente l’Inquisizione spagnola che ancora lo tiene sotto processo. Ha i primi problemi con la vista e comincia a portare gli occhiali, che non ama.
A 66 anni dice che sono già 35 volte che attraversa l’Oceano: «Che cosa sa chi ha visto il mare solo da terra?»
Conflitti fra il re del Portogallo e il Papa, che si lamenta di non ricevere gli atti dei processi dell’Inquisizione. Il re la ritiene un’ingerenza. A Roma, è amico di padre Giampaolo Oliva.
Nel 1681, a settant’anni passati, chiede al re di tornare in Brasile, e viene accontentato. In Brasile avrà ancora problemi, perché difende con toni accorati e veementi i negri e gli indios; verrà per questo nuovamente sospeso come tanti anni prima. «Né di vivere né di morire mi è accordato...» (a 1h54’)
Vieira si rivolge al suo superiore, il padre generale dei gesuiti, che gli “renderà” la voce di cui era stato privato: ma la lettera giunge quando padre Antonio Vieira è già morto. «Tutto è vento, tutto è fumo» sono le sue ultime parole.
Oltre ai sermoni, padre Vieira scrive libri come “La storia del futuro” (del Portogallo) e “Clavis prophetarum”: tra le cose che gli rimproverava l’Inquisizione c’era anche questa sua passione per i profeti e per le profezie.
Il film dura due ore e cinque minuti, poi c’è una serie di frammenti: una sequenza degna di Dreyer, impressionante, appare dopo la fine. Sul letto di morte, padre Antonio si rialza tre-quattro volte, per poi giacere definitivamente. «Non temo la morte, temo l’immortalità», dice la sua voce fuori campo, da un suo sermone. All’inizio e alla fine l’attore Lima Duarte legge brani di Vieira accompagnato da un sitar.
Duarte interpreta nel film padre Vieira da vecchio. Padre Vieira da ragazzo è Ricardo Trepa, nella parte centrale della sua vita l’interprete è Luis Miguel Cintra, mentre la regina Cristina è interpretata da Leonor Silveira. Nel film si cita anche «Sei stato pesato e sei stato trovato mancante», frase del profeta Daniele a re Baldassarre: è “mané, techel, farès”.

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