giovedì 22 settembre 2011

L'ultima donna ( I )

L’ultima donna (1976) Regia di Marco Ferreri Scritto da Marco Ferreri, Rafael Azcona, Dante Matelli. Fotografia di Luciano Tovoli. Musiche originali di Philippe Sarde. Girato in esterni a Parigi. Interpreti: Gérard Depardieu (voce di Flavio Bucci), Ornella Muti (voce di Michaela Pignatelli), Michel Piccoli, Renato Salvatori, Giuliana Calandra (Benoite), Zouzou (Gabrielle), Daniela Silverio (l’amica di Piccoli), Solange Skyden (guardarobiera al night club), Guerrino Totis (il profugo cileno) , Benjamin Labonnelie (il bambino), Carole Perle (amica di Gabrielle). Durata: 112 minuti

“L’ultima donna” è un film che ebbe grande successo, che fu anche un successo di scandalo; all’uscita dai cinema ricordo che la gente diceva “non si è capito niente”, però gli uomini avevano tutti apprezzato Ornella Muti (et pour cause!), mentre le donne su Depardieu non si pronunciavano (non in mia presenza). Ovviamente, è anche un film su cui si è scritto e parlato moltissimo, con molte e svariate interpretazioni. Visto il tempo che è trascorso (quasi quarant’anni), e considerato il fatto che io l’ho visto per intero solo in questi giorni (quando uscì nei cinema avevo l’età, ma non andavo mai a vedere i film di cui si parlava troppo), direi che conviene fare quello che faccio di solito in questi casi, cioè fare piazza pulita di tutti i discorsi e le recensioni fatti su “L’ultima donna”, e magari recuperarli solo alla fine. Una bella manata sul tavolo, e via: come se il film fosse nuovo e appena uscito.
Il primo pensiero che mi viene in mente, a questo punto, è questo signore qui a sinistra: Andrea Doria nel ritratto del Bronzino. La pancia è la stessa di Depardieu, anche se il grande navigatore qui era più anziano; e la domanda che si fanno tutti davanti a questo quadro è la stessa che ci si pone davanti a Depardieu in questo film di Ferreri: perché mai dev’essere così vistosamente nudo, e per di più con la pancia di fuori? Bronzino deve dipingere il ritratto di un ammiraglio, di un condottiero, e lo dipinge nudo: un apparente controsenso, così come il nudo insistito di Depardieu in “L’ultima donna”, che non serve a molto per la narrazione di quello che succede (sarebbero bastati cinque minuti di nudo, per esporre le tesi femministe-maschiliste del film).
C’è un altro tema rinascimentale, presente in molti dipinti famosi, che mi è stato evocato dal film: il tema del rapporto fra Marte, Venere, ed Eros. Il dio della guerra, la dea dell’amore, Amore in persona sotto forma di un bambino, figlio di Marte e di Venere e frutto del loro amore. L’uomo è grande e grosso, la donna è forte ma delicata, e poi c’è il bambino. Guardate il bambino nel film (che non è figlio di Depardieu, come si potrebbe pensare, e ha nome e cognome in locandina): non è solo un bel bambino grande e grosso, e un po’ sovrappeso, ma è identico all’Eros di molti dipinti dell’epoca, in primo luogo quello del Guercino che riporto qui sotto.
Volendo fare un elenco dei bambini di quell’età che appaiono nei dipinti dell’epoca rinascimentale, e che assomigliano al bambino di “L’ultima donna”, ci sarebbe da perdersi. Viene quindi da pensare che il bambino sia stato scelto da Ferreri in modo preciso e scientifico, non un bel bambino qualsiasi, il primo che ti passa davanti (di solito al cinema si fa così), non un bambino alto e robusto che potesse passare per figlio di Depardieu, ma proprio l’Eros del Guercino, o qualcosa di simile. Questo qui sotto, per fare un solo esempio, è un Gesù bambino addormentato, dipinto da Guido Reni; e poi metto anche Giorgione, con "La tempesta", dipinto tra i più famosi di tutti i tempi.
Un'altra simbologia molto forte, che si rifà all'inizio del film (molto più politico e militante di quello che segue) è l'iconografia ottocentesca e di inizio '900 sul lavoro: ma siamo sempre dalle parti di Marte e di Venere, a guardar bene.
Su Marte e Venere, e su Eros, ci sarebbe moltissimo da dire; ma per oggi mi sembra di aver aperto abbastanza bene l’argomento, mi fermo qui e torno a parlare del film. (il dipinto qui sotto, famosissimo, è la Venere del Velazquez: a reggerle lo specchio c'è Eros, l'Amore).
(continua)

Nessun commento: