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- Pinocchio, film a disegni animati, produzione Walt Disney del 1940. Diretto da Hamilton Luske e Ben Sharpsteen sceneggiato da Ted Sears, Otto Englander, Webb Smith, William Cottrell, Joseph Sabo, Erdman Penner, Aurelius Battaglia. Musica di Leigh Harline & Paul J. Smith Durata 88 minuti
Avrei voluto fare con “Pinocchio” lo stesso percorso che ho fatto con “Alice”, e cioè passare in rassegna capitolo per capitolo le differenze e le corrispondenze tra il libro film; ma mi sono accorto subito che non era possibile.
Il Pinocchio di Collodi e quello di Disney sono proprio due cose differenti. Disney mantiene alcuni dei personaggi del libro e alcune situazioni, ma si tratta di una vera e propria riscrittura, che va ben al di là dei tagli necessari per una riduzione cinematografica (produrre un cartone animato era un lavoro difficile e impegnativo, oltre che molto costoso, nel 1940).
Dei personaggi di Collodi rimangono soltanto Geppetto, Pinocchio, il grillo, la Fata, Mangiafoco, il Gatto e la Volpe, l’omino di burro, Lucignolo; ma quasi tutti cambiano nome o caratteristiche. L’elenco dei personaggi tagliati è così lungo che dovrò farlo un po’ alla volta; magari lo metterò come riassunto finale. E’ chiaro che si tratta di scelte in gran parte obbligate, non si può far stare tutto “Pinocchio” in un’ora e mezza; ma dispiace ugualmente non vedere il Pescatore Verde, o Pinocchio che fa la parte del cane Melampo con le faine, eccetera.
Il primo personaggio a saltare è Maestro Ciliegia, e non è una perdita da poco: quei primi capitoli, con il bisticcio fra i due vecchietti, dà il tono a tutto quello che segue, è come l’indicazione della tonalità in un brano musicale: da qui si parte, questo è l’ambiente, questo è il ritmo da seguire.
Il Pinocchio di Disney è molto bello, ma è un musical: tutt’altra ambientazione, altri ritmi, altra tonalità.

Nel capitolo 1, Maestro Ciliegia comincia a lavorare un pezzo di legno e scopre che c’è qualcosa di strano. Nel capitolo 2, Maestro Ciliegia regalerà quell’inquietante pezzo di legno a Geppetto: è Geppetto che va dal vicino, e lo fa apposta per chiedergli un pezzo di legno perché vuole fare un burattino. La scena è molto buffa e giustamente famosa.
Nel capitolo 3, Geppetto inizia a fabbricare il burattino; e arrivano subito i primi dispetti. Pinocchio corre via non appena ha le gambe, e verrà fermato dai carabinieri; ma Geppetto li convince a lasciar lì “il ragazzo” e a portare via lui, il padre, che è il vero responsabile del disordine causato da Pinocchio.
In Disney non c’è Maestro Ciliegia, come abbiamo visto; e Geppetto, che ha gli occhi azzurri e somiglia molto ad Albert Einstein, è un simpatico costruttore di giocattoli molto raffinati e ingegnosi. Soprattutto, non ci sono la povertà e la miseria descritte da Collodi; e l’ambiente non è rurale ma cittadino.
Vediamo anche dei nuovi personaggi, che in Collodi mancano: un gattino (Figaro) e un pesce rosso, anzi una pesciolina (di colore dorato: si chiama Cleo).
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Nel film, il Grillo è una presenza costante e rappresenta il tutore di Pinocchio, la sua coscienza; ma va ricordato che nel libro di Collodi il ruolo di “coscienza” non è solamente del Grillo, ma è distribuito tra diversi personaggi: un merlo (cap.XII), un pappagallo (cap. XIX), una lucciola (cap.XXI), un granchio (cap.XXVII), Inoltre, in Collodi compare un altro Grillo parlante, ed è uno dei tre medici a casa della Fatina, nel cap. XVI.
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E questa è un’altra differenza fondamentale con Pinocchio, dove la Fata non ha niente a che vedere con l’approvazione dei desideri, ma appare per conto suo e agisce di sua iniziativa. In Collodi, la Fata è chiamata in diversi modi: la Bambina dai Capelli Turchini, ma anche sorellina (sulla lapide del cap. XXII) e anche mammina (cap.XXV). Solo da metà libro in avanti verrà chiamata apertamente “Fatina”.
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La casa è piccola ma molto bella e ben arredata, piena di orologi e carillon, giocattoli e burattini; e c’è anche un bambino di legno con gli occhi azzurri.
Torna Geppetto con il gattino, prende il bambino di legno e finisce l’opera; quindi lo muove come una marionetta qualsiasi, usando i fili, da provetto burattinaio. E’ il secondo numero musicale, molto bello, dove si esibiscono la pesciolina e il gattino, e dove il Grillo è protagonista con molte gags insieme alle figurine dei giocattoli e dei carillon. Dettagli numerosi e molto belli, soprattutto si insiste sul carillon tirolese.
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Dalla finestra (aperta poco prima dal gattino) entrerà nella notte la Fata, “The Blue Fairy”: l’unico a vederla sarà il Grillo, rimasto sveglio a causa del russare di Geppetto e del ticchettio degli orologi (un’altra sequenza molto bella e ricca di dettagli: anche la graziosa pesciolina sta russando!).
La Fata è bionda coi capelli lunghi e ha l’abito di stelle; è visibilmente ricalcata su un’attrice vera, ed è molto bella. Esaudisce il desiderio di Geppetto e Pinocchio comincia a muoversi, ma è ancora una marionetta: «Mi muovo! So parlare! Cammino!».
Come tutti i bambini, Pinocchio ha subito un sacco di “perché” da chiedere. Ma la Fata gli dice subito che se vuole diventare un bambino vero dovrà essere “bravo, coraggioso e disinteressato” (come nel Flauto Magico di Mozart?), e saper distinguere il bene dal male.
Il Grillo ne approfitta e comincia a spiegare a Pinocchio che cos’è la coscienza; la Fata vedendolo molto in parte gli dà un’investitura ufficiale: coscienza di Pinocchio, con tanto di abito nuovo ed elegantissimo.
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Danza di Geppetto con Pinocchio, altri carillon, altre gags del Grillo con i giocattoli, tutto molto bello e da rivedere. Qui c’è un piccolissimo rimando a Collodi: nel giocare, Pinocchio si brucia un dito, e il dito verrà spento nella vaschetta di Cleo. In Collodi, la scena in cui Pinocchio brucia una parte di se stesso è molto più dura e drammatica.
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(continua)
I disegni di Attilio Mussino vengono dalla mia copia personale di “Pinocchio”, cioè l’edizione Bemporad-Marzocco del 1961 (“dodicesima ristampa”) (copia personale, ma - è d'obbligo dirlo - è una proprietà che condivido con mia sorella) .

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