giovedì 18 ottobre 2012

Puccini 1973 ( I )

Puccini (1973) Regia di Sandro Bolchi. Sceneggiatura di Dante Guardamagna. Consulenza di Mario Labroca ed Enzo Siciliano. Scene e costumi di Ezio Frigerio. Regia delle opere liriche: Beppe De Tomasi. Girato quasi interamente nei luoghi originali. Cinque puntate di 65 minuti circa ciascuna.
Interpreti principali: Alberto Lionello (Puccini), Ilaria Occhini (Elvira, moglie di Puccini), Tino Carraro (Giulio Ricordi), Vincenzo De Toma (Luigi Illica), Mario Maranzana (Giacosa)
Interpreti della prima puntata: Alberto Lionello (Puccini), Tino Carraro (Giulio Ricordi), Ruggero De Daninos (avvocato Rota), Fausto Tommei (l’impresario Lanari), Franco Monaldi e Mario Marchetti (due azionisti della Ricordi), Roberto Pistone (Prandino), Gianni Oliveri (un amico), Luciano Melani (Alfredo Catalani), Claudio Cassinelli (il critico Depanis), Vincenzo De Toma (Luigi Illica), Ilaria Occhini (Elvira), Roberto Brivio (un cantastorie milanese), Mario Maranzana (Giacosa), Armando Benetti (un fattorino della Ricordi), Antonio Guidi (Beppe, fratello di Elvira), Violetta Rizzo (Fosca da bambina), Alberto Lamberti (Antonio da bambino), Ettore Conti (Marco Praga), Piero Bellugi (il direttore d’orchestra Tomè).
Cantanti: Plàcido Domingo, Marcella Reale, Franco Tagliavini.  Orchestra Rai di Milano, direttore Piero Bellugi.

Il film di Carmine Gallone, girato nel 1953 e con protagonista Gabriele Ferzetti, partiva proprio dal principio: Giacomo Puccini, giovanissimo, è a Milano da solo e sta aspettando l’esito di un concorso; nessuna delle sue opere è ancora andata in scena. Elvira è ancora a Lucca, arriverà dopo, li vediamo ancora intenti a programmare la fuga (Elvira era sposata, anche se nel film di Gallone se non viene detto).
Il film per la tv del 1973, scritto da Dante Guardamagna e diretto da Sandro Bolchi, comincia molto tempo dopo, nel 1887; Elvira e Giacomo non solo stanno insieme come marito e moglie, ma hanno già un bambino sui sette anni, Antonio. Un’opera di Puccini è già andata in scena, con scarso successo: “Le Villi” (1884), ed è quasi pronto “Edgar” (1889, composto fra il 1884 e il 1888). “Le Villi” aveva però destato l’interesse di Giulio Ricordi, grande editore milanese, che si affezionò molto al giovane Puccini e lo sostenne durante i lunghi anni in cui non era prevedibile il grande successo che sarebbe venuto.
L’inizio vero e proprio di ogni puntata, sui titoli di testa, è molto bello: una panoramica di Torre del Lago, sulla musica del coro “a bocca chiusa” dalla Madama Butterfly. Nella prima sequenza, vediamo Puccini camminare sotto i portici della Scala, e poi soffermarsi davanti alla locandina dell’Otello di Verdi, novità assoluta dell’anziano maestro (Verdi era nato nel 1813) e grandissimo successo. La data è ben visibile sulla locandina: 5 febbraio 1887. Una curiosità, per noi cresciuti nella seconda metà del Novecento, è che nella locandina si vede bene che all’opera di Verdi è abbinato un balletto, intitolato “Rolla” (non di Verdi); così si usava, un’opera intera era considerata troppo corta. Anche i programmi dei concerti tenuti da Beethoven, a inizio ‘800, visti da oggi fanno impressione, come minimo quattro o cinque ore.
La scena successiva è nella sala riunioni della Ricordi, un consiglio d’amministrazione. Gli azionisti di Casa Ricordi rimproverano a Giulio Ricordi le spese sostenute per Puccini, ormai consistenti; il padrone di casa conferma tutto l’appoggio al giovane musicista, e ribadisce che le spese per Puccini sono tutte sue personali, non peseranno sull’azienda. Giulio Ricordi crede molto in Puccini, e invita gli azionisti a fidarsi della sua competenza minacciando in caso contrario di lasciare l’azienda. Ovviamente, tutti finiscono con l’adeguarsi.
Il sostegno di Giulio Ricordi al giovane Puccini è un fatto storico vero, così come ben documentati sono tutti i dialoghi, spesso tratti da lettere e documenti ben conosciuti. Il lavoro fatto dallo scrittore Dante Guardamagna è di quelli esemplari, una sceneggiatura che andrebbe portata come esempio in tutte le scuole di cinema; purtroppo questo lavoro da certosino, di grande pazienza e grande raffinatezza, non si fa quasi più. Anche per questo la maggior parte degli sceneggiati tv e dei film più in generale sono molto spesso sciatti e deludenti, uno spreco di soldi e di risorse. Guardando questa scena, oltre alla bravura di tutti gli attori, bisogna oltretutto ricordare che Puccini era ormai prossimo ai trent’anni, essendo nato nel 1858: il timore degli azionisti era quindi più che fondato.
In questa scena vediamo, nei panni di Giulio Ricordi, uno dei più grandi attori italiani del Novecento, Tino Carraro: un’interpretazione splendida, senza eccessi, da grandissimo attore. Carraro è stato attivo soprattutto in teatro, e soprattutto al Piccolo Teatro di Giorgio Strehler, con interpretazioni straordinarie come Re Lear e come Prospero da “La Tempesta”, sempre di Shakespeare, o come Mackie Messer da “L’opera da tre soldi” di Brecht, o come protagonista di “El nost Milàn” di Bertolazzi. Insieme a Tino Carraro – Giulio Ricordi vediamo agire l’avvocato Rota, interpretato da Ruggero De Daninos (che tornerà più avanti, nella terza puntata) che è il legale di Casa Ricordi, e un Lanari che è probabilmente figlio di un personaggio ben conosciuto agli storici del teatro, l’impresario Alessandro Lanari che fu una presenza importante per tutto l’Ottocento. L’attore che interpreta Lanari si chiama Fausto Tommei ed è molto bravo, come tutti; devo dire che riascoltare il vero accento milanese, in questo periodo, è una cosa che mi ha fatto molto piacere. Il milanese oggi non lo parla più nessuno, chi prova a parlarlo lo storpia e lo rovina; ascoltare Tino Carraro che dialoga con Tommei è davvero piacevole.
Elvira Bonturi in Gemignani è il nome completo della signora Puccini: dal marito signor Gemignani ebbe una figlia, Fosca. Quando Elvira e Giacomo Puccini lasciano Lucca, portano con loro la bambina, che verrà cresciuta da Puccini come se fosse sua figlia. Elvira e Giacomo avranno poi un figlio insieme, Antonio. Nel film di Gallone non si fa la minima menzione di Fosca, qui invece la vediamo bambina, e la ritroveremo poi nel finale, nell’ultima puntata: si era sposata e faceva vita per conto suo, sua figlia Biki diventerà una famosa sarta milanese.
Alberto Lionello è molto bravo nel rendere il carattere di Puccini, o quantomeno nel creare un personaggio credibile; somiglia al vero Puccini molto più di Ferzetti, che forse ne avrebbe reso meglio il lato duro e antipatico (ma Gallone non glielo aveva chiesto), ma si tratta comunque di due ottimi attori, difficile trovare di meglio. Ilaria Occhini, interprete di Elvira, è molto bella e somiglia molto all’Elvira del film di Gallone (Marta Toren), ma rispetto alla svedese è capace di sguardi durissimi, da Medusa, che più si addicono al suo personaggio. I due resteranno insieme tutta la vita, pur fra molti litigi e molti alti e bassi; Puccini sposerà Elvira quando rimarrà ufficialmente vedova, dopo la morte del Gemignani. I dissapori nascono anche dal fatto che Elvira era una donna di provincia, moglie di un “droghiere di Lucca”, non abituata al mondo della borghesia milanese e forse anche poco adatta a quel mondo (il che va probabilmente a suo merito). Lei e Puccini vivono come marito e moglie, e nessuno ci fa caso più di tanto, a Milano: invece a Lucca dicono che lei è fuggita con l’amante. Siamo nel 1880, la loro convivenza fuori dal matrimonio non era una cosa così scontata.
L’appoggio di Giulio Ricordi a Puccini è sbeffeggiato da una vignetta umoristica su un giornale, e viene commentato al bar dagli intellettuali milanesi, con molta ironia e anche peggio. Tra i peggiori commenti su Puccini e la sua musica c’è quello di Alfredo Catalani, anche lui lucchese e quasi coetaneo (maggiore di quattro anni), ma già autore di successo. L’attore che lo interpreta si chiama Luciano Melani, l’opera che renderà davvero famoso Catalani arriverà nel 1892, “La Wally”.
Intanto Giulio Ricordi si sta dando da fare per Puccini, e ha contattato uno dei più importanti scrittori di quegli anni, il torinese Giuseppe Giacosa (1847-1906). Davanti a Giacosa, Giulio Ricordi suona di persona al pianoforte l’Edgar di Puccini. Ricordi è molto insoddisfatto del librettista Ferdinando Fontana che ha scritto Le Villi e l’Edgar; dice che lo aveva scelto lui e che ne è pentito, e che Puccini ha accettato solo per timidezza e per non contraddirlo. Ricordi propone a Giacosa di scrivere un libretto d’opera; ma Giacosa è perplesso, è un autore di grande successo e guadagna già bene col teatro di prosa e con gli articoli per i giornali. “La partita a scacchi” è piaciuto molto a Ricordi, Giacosa sta scrivendo un testo per Sarah Bernhardt a Parigi. Ricordi gli offre cinque volte la cifra che guadagna scrivendo per i giornali.
Stanno aspettando Puccini, ma Puccini fa sapere che non verrà, un mal di denti che somiglia molto a una scusa. Giacosa ha comunque accettato, dice che sta pensando a un dramma russo, probabilmente Fedora che verrà però musicato da Umberto Giordano molti anni dopo.
Dopo questa scena d’interni, vediamo Elvira camminare per le vie di Milano, ricostruita com’era nell’800; quarant’anni fa era ancora possibile trovare ambienti rimasti quasi intatti. Come farà in altre occasioni nel corso di questo sceneggiato, il regista Sandro Bolchi inserisce alcune belle foto d’epoca di Milano; qui c’è anche il cantante e autore milanese Roberto Brivio, che canta due canzoni milanesi molto famose; nella prima scena, incrocia Elvira e le dà molto più di un’occhiata; nella seconda scena è di fianco a un arrotino, “el mulitta” e canta “e la gira la röda la gira...”. Elvira sta andando a casa, dove c’è suo fratello Beppe con i due bambini, Fosca e Antonio.
Al minuto 30 ecco finalmente Puccini, che cerca lo scrittore Marco Praga e vorrebbe da lui un libretto. Marco Praga, interpretato da Ettore Conti, era figlio dello “scapigliato” Emilio Praga (che aveva scritto libretti d’opera per Ponchielli) ed era più giovane di quattro anni rispetto a Puccini, ma era già un autore di grande successo nel teatro di prosa, il titolo qui citato è “La donna ideale” con Eleonora Duse. Marco Praga dice che non ha mai scritto in versi per rispetto verso suo padre, e poi dice a Puccini che se ha bisogno di soldi è disposto a dargliene, una risposta che a Puccini ovviamente non piace molto. Siamo comunque ormai prossimi al successo, che verrà con Manon Lescaut. Quest’opera ebbe una nascita tormentata, era un progetto di Leoncavallo, esisteva già l’opera omonima di Massenet, ci misero mano molti librettisti compreso Giulio Ricordi, il progetto sembrava non dovesse mai andare in porto.
Manon Lescaut invece debutta a Torino nel 1893 e ha subito un enorme successo, mondiale. Giulio Ricordi ha vinto la sua scommessa, e sta avendo anche un’altra grande soddisfazione proprio in quei giorni: a Milano sono cominciate le prove di una nuova opera dell’ottantenne Giuseppe Verdi, il Falstaff.
E’ arrivato dunque il successo, ma nascono anche i primi dissapori con Elvira, che è ben conscia di essere “la moglie del droghiere di Lucca” e teme che Puccini arrivato al successo la voglia lasciare; nella sequenza che chiude la prima puntata Puccini è abbastanza duro con lei, ma noi posteri sappiamo che i due non si lasceranno mai.
I brani d’opera vedono in scena Placido Domingo, molto giovane, Marcella Reale e Franco Tagliavini; tutti dalla Manon Lescaut. Il direttore d’orchestra, che ha anche alcune battute come attore, è Piero Bellugi.
(continua)

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