mercoledì 8 febbraio 2012

Mario Monicelli ( IV )

Qui cominciano le dolenti note: siamo arrivati all'età in cui cominciavo ad avere un po' di soldi in tasca, però non erano tanti e dovevo scegliere. Ed eccomi dunque qui che spiego perché non sono mai andato al cinema a vedere un film di Monicelli, pur stimandolo e amandolo molto. (questo qui sopra è il "Bertoldo", quello qui sotto non ha bisogno di presentazioni)
Amici miei (1975 U.Tognazzi, Ph.Noiret, G.Moschin, D.Del Prete, A.Celi) **
Soggetto di Pietro Germi, sceneggiatura di Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli
Amici miei atto II (1982 U.Tognazzi, Ph.Noiret, G.Moschin, R.Montagnani, A.Celi) **
Scritto da Benvenuti, De Bernardi, Pinelli, Monicelli
Due film che non riesco ad apprezzare. Ne capisco benissimo il senso, il tragico e il politico; ne apprezzo molto gli attori, ma ci trovo un po’ troppo autocompiacimento e questo finisce per rovinare il vero senso del soggetto: che, essendo opera di Pietro Germi, non doveva essere molto lontano da “Signore e signori” del 1966. Nel film di Germi del ’66, ha grande importanza – anche se non sembra, a prima vista – il momento in cui si entra nella redazione del quotidiano locale, con la scena in cui il giornalista ad ogni telefonata “illustre” cancella questo e quel nome, e finisce poi per buttare via tutto l’articolo e riscriverlo da capo. E la scena successiva di “Signore e signori”, in tribunale, ricorda il miglior Dickens: che mandava in prigione il suo mite ed onesto Pickwick, ma lo faceva per descrivere il funzionamento di tribunali e carceri. Anche in un romanzo comico, o in un film comico, Dickens e Germi riuscivano a fare satira e a portare l’attenzione sulla realtà: non mi sembra che questo sia successo con “Amici miei”, ma penso che ne fosse lo spirito originario.
Se ci si fa caso, “Amici miei” è diventato un film famoso, e molto citato, proprio perché agli spettatori è piaciuto l’aspetto della “cazzata” in sè (è una parola che usa Tognazzi nel film, lo scrivo qui per chi non ci avesse pensato), i film sono stati visti come una successione di scenette e barzellette, e di tutto il resto non è importato niente a nessuno. In questo contesto, finisce per essere disturbante l’episodio di Tognazzi sulla sedia a rotelle, nell’ultimo episodio: che difatti è stato il meno apprezzato dal grande pubblico. Si può ancora ricordare, in proposito, che il film di Germi, “Signore e signori”, ebbe enormi problemi con la censura e con i tribunali, non tanto per il parlare di sesso quanto proprio per il suo carattere profondamente eversivo: divertente e boccaccesco, ma quella scena del giornale darebbe problemi ancora oggi. “Amici miei” lo avrei visto meglio nelle mani di Elio Petri, un Petri di buon umore ci avrebbe dato un film magnifico.
Ho comunque apprezzato molte sequenze di “Amici miei”: tra le più belle metterei quella dell’alluvione di Firenze, che oltre ad essere davvero boccaccesca dà anche l’idea di cosa è stata quell’alluvione (il marito tradito che arriva in barca: al secondo piano!). Tra le sequenze che meno mi sono piaciute, quella della contorsionista: che ancora oggi mi angoscia. Cos’aveva fatto di male per essere trattata così? La contorsionista appare bella e gentile, solo un idiota poteva sbarazzersene in quel modo; la scena è molto ben recitata, ma il personaggio andava sviluppato meglio in fase di sceneggiatura, e soprattutto la ragazza avrebbe dovuto fare una riapparizione nel finale, come si fa nei cartoni animati, per rassicurarci sulla sua salute. Invece, così, rimane dentro una certa angoscia per quel trattamento davvero ingiustificato.
Caro Michele (1976 M.Melato, D.Seyrig, Lou Castel) **
Soggetto di Natalia Ginzburg, sceneggiatura di Tonino Guerra e Suso Cecchi D’Amico
Un film serio, con ottimi attori, che purtroppo non è riuscito benissimo. Si direbbe girato con molto puntiglio, ma senza vera convinzione. Forse era un soggetto più adatto a Comencini, che coi bambini si è sempre trovato a suo agio.
Un borghese piccolo piccolo (1977 A.Sordi, S.Winters, R.Valli, V.Crocitti) **
Scritto da Vincenzo Cerami, sceneggiatura di Sergio Amidei e Mario Monicelli
Un altro film molto famoso e molto celebrato, che però non sono mai riuscito ad apprezzare. Si tratta di un soggetto serissimo, il diritto alla vendetta su chi ti ha fatto del male (un fatto ancora oggi molto frequente in cronaca, purtroppo per noi), ma mi sento di ripetere quello che ho scritto per il precedente “Caro Michele”: si direbbe girato con molto puntiglio, ma senza vera convinzione. E aggiungo che Sordi ruba un po’ troppo la scena: già nel 1977 il miglior Sordi aveva lasciato il posto a un attore molto approssimativo e un po’ troppo compiaciuto di se stesso. Su un soggetto molto simile, “Il giocattolo” di Giuliano Montaldo, con Nino Manfredi, uscito nel 1979 e scritto da Sergio Donati.
I nuovi mostri (1977 - episodi Autostop e First Aid ) *
Scritto da Age, Scarpelli, Zapponi, Maccari
Vorrebbe essere la continuazione del film di Dino Risi di dieci anni prima, ma finisce con l’essere un remake un po’ troppo stanco, e poco convinto.
Il marchese del Grillo (1981 A.Sordi, P.Stoppa, F.Bucci) *
Scritto da Bernardino Zapponi, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Mario Monicelli, Tullio Pinelli
Di solito evito di entrare nell’argomento, glisso, bofonchio qualcosa quando me ne parlano, ma qui posso scriverlo: lo trovo insopportabile. Questo genere di film lo preferisco fatto da Luigi Magni, magari con Nino Manfredi che è un attore più fine rispetto a Sordi. Anche questo film, come “Amici miei”, ha finito per essere diventato famoso come una sequenza di battute e barzellette. Purtroppo, si tratta davvero di poco più di questo; e da Monicelli avrei voluto qualcosa di più. Nella cattiva recitazione finisce per cadere (non era la prima volta) anche un grandissimo attore come Paolo Stoppa, ed è un peccato.
Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (1984 U.Tognazzi, M.Nichetti, L.Arena) *
da GC Croce – scen.Benvenuti, Suso Cecchi D’Amico, De Bernardi, Monicelli
Tratto da un classico della letteratura italiana, opera di Giulio Cesare Croce (1550-1609) e uscito nel 1606 in prima edizione, ha già avuto un’edizione in film piuttosto bella nel 1954, regia di Ruggero Maccari e Mario Amendola, con Vinicio Sofia, Alberto Sorrentino ed Enrico Luzi nei tre ruoli principali. Purtroppo il film di Monicelli è piuttosto brutto, meglio dimenticarsi Brancaleone: non si è andati molto più in là l’idea (di per sè ottima) di far interpretare Bertoldo a Ugo Tognazzi. Un altro caso in cui si è costretti a dire: “peccato, si poteva fare di più”.
Speriamo che sia femmina (1986 Liv Ullmann, C.Deneuve, B.Blier, G.Gemma, Ph.Noiret)**
Monicelli, Benvenuti, Suso Cecchi D’Amico, De Bernardi, Pinelli
Un altro film molto citato e premiato, che però film mi ha deluso molto. Però la protagonista è Liv Ullmann, e quindi prima o poi finirò per rivederlo. Al tempo della sua uscita, era ancora una curiosità vedere Giuliano Gemma in abiti borghesi (un avvocato, se non ricordo male), dopo una quindicina d’anni passati alla grande tra western, mitologici, avventurieri...
La moglie ingenua e il marito malato (1989 F.Rey, G.Benti, C.Giuffré, S.Sandrelli)**
da un racconto di Achille Campanile, sceneggiatura di Suso Cecchi D’Amico
Il marito malato è un signore che a un certo punto si vede spuntare due protuberanze sulla testa: oddio, che cosa sarà mai? Tra un consulto medico e l’altro, alla fine la verità viene a galla – o forse no, chissà. Da un racconto di Campanile, girato per la tv, visto pochissimo. A suo tempo mi era piaciuto, oggi dovrei rivederlo. Difficile da trovare, però: forse su Raistoria?
Rossini! Rossini! (1991 Ph.Noiret, S.Castellitto, J.Bisset, S.Azéma, G.Gaber) **
biografico, per la tv. Sceneggiatura di Nicola Badalucco, Bruno Cagli, Suso Cecchi D’Amico
Ne ho un buon ricordo e lo rivedrei volentieri. Temo comunque molte delusioni. Rossini da giovane è interpretato da Castellitto, il Rossini “pensionato di lusso” di Parigi tocca a Philippe Noiret. Tra gli interpreti molte belle attrici (Rossini non si faceva mancare niente e aveva ottimi gusti), nel cast c’è anche Giorgio Gaber interpreta uno degli impresari più importanti dell’epoca.
Le rose del deserto (2006 A.Haber, M.Placido, G.Pasotti) ****
sceneggiatura di Monicelli, Bencivenni, Saverni - da Il deserto della Libia di Mario Tobino
L’ultimo film girato da Monicelli, a novant’anni compiuti e in forma splendida. L’ho visto dapprima a pezzettini in tv, poi – grazie all’ottima idea di replicarlo spesso – ho finito per vederlo tutto intero, e ad ogni visione diventa sempre più bello. Tratto dalle memorie di Mario Tobino, grande scrittore troppo presto messo in disparte da critica e lettori, parla della guerra di Libia: un ufficiale dà fuori di testa, ma si continua lo stesso, fino alla disfatta di El Alamein. Due interpretazioni di grande bravura, cose che non si vedono tutti i giorni e che rimangono bene impresse nella memoria: Alessandro Haber nei panni dell’ufficiale svanito e Michele Placido nei panni del frate. Protagonista e narratore è l’ottimo Giorgio Pasotti, un giovane ufficiale medico che è la proiezione nel film dello stesso Tobino, che sarà medico psichiatra dalla fine della guerra in poi. Mario Tobino ci ha lasciato alcuni libri molto belli, proprio sul tema dei manicomi e della malattia mentale: “Le libere donne di Magliano”, “Gli ultimi giorni di Magliano”. Non sono semplici libri di memorie, Tobino è uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento, ma la tendenza dei letterati di professione a fare passare per minori gli scrittori “fuori dal giro” è una brutta malattia, e Mario Tobino bisognerebbe proprio ricominciare a leggerlo, perché di matti di svaniti nei posti di comando ce ne sono in giro ancora tanti, non è solo un problema legato al tempo di guerra ma purtroppo continua ancora anche ai nostri giorni.

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