martedì 14 febbraio 2012

Il viaggio clandestino ( I )

Il viaggio clandestino (Vite di santi e di peccatori, 1994) Scritto e diretto da Raul Ruiz. Tratto da: La vita è sogno di Calderón de la Barca. Fotografia: François Ede, Renaud Personaz. Musica: Gianni Gebbia, Miriam Palma, Vittorio Villa. Montaggio: Valeria Sarmiento. Suono: Alain Garnier. Girato a Castel di Tusa (Messina) nella Fiumara d'Arte di Antonio Presti. Interpreti: Donato Castellaneta, Marco Cavicchioli, Marco Manchisi, Enzo Moscato, Enzo Vetrano, Alessandra D'Elia, Marco Sgrosso, Andrea Renz, Stefano Randisi, Veronica Pecoraino, Giuseppina Pecoraino, Miriam Palma, Vincenzo Modica, Elena Bucci, Irene Di Dio, Marta e Lorenza, Marita D’Elia, Patrizia Baluci. Durata: 60 minuti

« Il punto di partenza è il concetto gnostico secondo il quale Cristo non è mai andato in Paradiso, ma è rimasto sulla terra per aiutare le persone senza voler essere riconosciuto» (Raoul Ruiz).
(dal volume “Ruiz faber”, editore MinimumFax 2007)
Il “viaggio clandestino” di cui parla il titolo, secondo Ruiz, dovrebbe dunque essere quello di Cristo: che è rimasto tra gli uomini “perché essi hanno bisogno di lui”. Qualcosa di simile alla riflessione di Dostoevskij sul “Grande Inquisitore” (dai “Fratelli Karamazov”), forse: ma con Ruiz non bisogna mai aspettarsi che le cose siano così semplici e dirette. Anzi, a dirla tutta è difficile riconoscere questo punto di partenza, guardando il film: che è piuttosto un’iconografia dei Santi cristiani, tutta da interpretare e rivista in modo strano e sorprendente, come accade nei sogni; interesecata da antiche leggende, da storie popolari, fiabe, invenzioni personali dell’autore, e tante altre cose.
Altrettanto depistante è la seconda indicazione che ci dà l’autore, cioè che si tratti di una riduzione di un grande classico come “La vita è sogno” di Calderon de la Barca: non è esattamente così, anzi, vedendo e rivedendo il film diventa sempre più difficile trovare un autentico nesso con questa indicazione, e sorgono piuttosto alla memoria altri rimandi e altri pensieri. Il pensiero principale, anche non conoscendo Ruiz, è questo: che l’autore ci stia prendendo in giro? In effetti il film è piuttosto divertente, sono più i momenti piacevoli di quelli che danno da pensare, e anche questa è una delle caratteristiche costanti nel cinema di Ruiz, il piacere della sorpresa e dell’inaspettato, comicità e bizzarrie comprese.
Come sempre, con Ruiz, la parte visiva è molto importante, e a dirla tutti questi film non andrebbero raccontati come sto facendo io adesso, andrebbero visti e basta; tanto più che questo film è recitato in italiano, da attori italiani. Ma le idee e le associazioni mentali che sorgono alla visione dei film di Raul Ruiz sono infinite e difficili da mandare via (ammesso che le si voglia mandare via) perciò qualche appunto bisogna pur prenderlo, quantomeno per farsi trovare pronti la prossima volta, quando il sogno strano tornerà a farci visita.
Il film è dunque recitato in italiano, con attori di teatro italiani: alcuni noti, altri meno. L’unico ad avere un lungo curriculum al cinema è il barbuto Donato Castellaneta (molto bravo), che ha avuto molte piccole parti in film degli anni ’60 e ’70, compreso “La dolce vita”: uno di quei volti che ti sembra sempre di riconoscere, ma non riesci ad associare a nulla di preciso.
Enzo Moscato è lo pseudo Cristo; Marco Manchisi è Mario; il diavolo è Marco Cavicchioli; Gil è Enzo Vetrano; Ciccio Bavaria è Donato Castellaneta; Sant'Oniro naufrago è Marco Sgrosso; Andrea Renzi è San Birone col martello. Le musiche, molto belle, sono di Gianni Gebba, con Miriam Palma e Vittorio Villa.
Il film è girato a Castel di Tusa, che è in provincia di Messina, al confine tra i Nebrodi e le Madonie. Tusa è un fiume, le località di riferimento sono Pettineo e Mistretta (sul fiume Romei) dove ci sono le sculture e installazioni di Fabrizio Plessi, Hidetoshi Nagasawa, Maurizio Machetti, Paolo Caro. Il tutto è stato ideato e realizzato da Antonio Presti, ed è stato chiamato Fiumara d’Arte; il risultato può lasciare perplessi ma utilizzato come set cinematografico questo sito trova certamente una sua precisa giustificazione. Per chi fosse curioso, su internet si trovano facilmente molte altre informazioni e fotografie.
Qui di seguito metto alcuni dialoghi del “Viaggio clandestino” che mi hanno colpito, alternati a immagini prese dal film, scelti per semplice curiosità personale e senza alcuna pretesa di esaurire l’argomento.
Scene e dialoghi da “Il viaggio clandestino” di Raul Ruiz
Mario: (mentre appare un'anguria): Miracolo! E adesso, che ci faccio con questo miracolo?
L'Angelo: Mangialo. Poi piglia 'e semenze, e portale in coppa 'a montagna. Là troverai un labirinto.
Mario: E che cos'è un labirinto?
L'Angelo: Una casa senza tetto e senza fine.
Mario: E a che mi serve? Io ho già una casa, una moglie, figli, tutto.
L'Angelo: Ma vuoi o non vuoi sapere?
Mario: Sì che voglio.
L'Angelo: Per chiara felicità, o per peccato?
Mario: Per peccato.
L'Angelo: E come sta???
Mario: Perché siamo tutti peccatori.
San Gil: Vorrei sapere, le tante sofferenze, le tante preghiere, servono a salvarsi?
L'Angelo Dimezzatore: Sì e no.
San Gil: Allora essere santi non basta?
L'Angelo Dimezzatore: Serve a metà.
San Gil: Cosa devo fare ancora?
L'Angelo Dimezzatore: Questo lo sa solo Dio.
San Gil: Tu non sai niente?
L'Angelo Dimezzatore: Ho le mie idee.
San Gil: Quali sono?
L'Angelo Dimezzatore: Io penso che un peccatore abbia una metà di se stesso per i suoi meriti e l'altra metà solo se un altro peccatore scelto da Dio abbia abbastanza meriti per salvare entrambi. Questo vuol dire che se tu segui scrupolosamente i Comandamenti e l'altra metà resta peccatrice, allora siete perduti entrambi.
San Gil: In questo caso, una metà si perde e l'altra si salva?
L'Angelo Dimezzatore: Sfortunatamente, no. Non esiste il concetto di metà nel Regno di Dio.
L'Angelo Dimezzatore (che poi si rivela come un diavolo, o quasi), prima aveva detto a Mario il pellegrino che "esistono solo mezze verità, e ogni cosa è vera solo per metà".
Ecco un altro dialogo fra San Gil e il diavolo:
- Credevo che fossi un arcangelo.
- Metà e metà.
- Capisco.
- Ti fa paura?
- Non so. Non conosco la paura.
- Vuoi conoscerla?
- E' divertente?
- Più che divertente: ti procura una cosa alle trippe, ti dà appetito; e poi ti fa pensare alla mamma nera. E' molto buona, la paura.
- Racconta.
- Non ci sono parole. La paura non si spiega, si balla.
- Dio mio, com'è complicata la vita...
Ed ecco cosa dice lo studente morto (ucciso da Ciccio Bavaria):
- (...) la paura ha una mano verde (...) una volta vidi un uomo a cavallo con un manto verde... sotto, ossa verdi... dietro le ossa verdi non c'è niente.
(continua)

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