sabato 25 settembre 2010

L'udienza ( I )

L’udienza (1971) regia di Marco Ferreri. Scritto da Rafael Azcona, Marco Ferreri, Dante Matelli. Fotografia di Mario Vulpiani. Musiche originali di Teo Usuelli; molte canzoni. Interpreti: Enzo Jannacci, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Michel Piccoli, Alain Cuny, e molti altri. Durata: 112’
- Mi sembra una situazione kafkiana – dice Enzo Jannacci, all’inizio; e la frase viene ripetuta altre volte nel film (nel finale, non più da Jannacci ma da un altro visitatore): molto più che un indizio, si direbbe. Si direbbe anzi che Ferreri ci stia dicendo: “andate a leggervi Kafka, zucconi!”, e va a finire che è proprio così.
“Situazione kafkiana” è una frase che viene spesso ripetuta a vanvera, che oggi è passata un po’ di moda ma che è stata usatissima. “Situazione kafkiana” lo dicevano soprattutto quelli che non avevano idea di cosa volesse significare, ma erano forse affascinati dal suono della parola; Ferreri sembra sapere questo dettaglio e usarlo per prendere in giro gli sprovveduti, che abbondano non solo tra gli spettatori (scusabili) ma anche tra i critici di professione (non scusabili).

“Situazione kafkiana”, ma che vorrà mai dire? Eppure è davvero una storia kafkiana quella che si racconta in L’udienza: per sapere come mai e quanto sia kafkiana, basta aver letto “Il Castello”, o magari “Il Processo”, due libri di Franz Kafka. Nel film non c’è il villaggio coperto di neve, e non c’è un vero e proprio processo, ma il Vaticano diventa davvero il Castello del libro di Kafka, impenetrabile, con molte guardie e portinai, con funzionari solerti e assurdi, principi, e cardinali. Ed è un dialogo da Kafka quello che si svolge al convento, ma anche molte delle frasi di Tognazzi nella sceneggiatura, e tutti i personaggi sono facilmente riconoscibili e collocabili, soprattutto nel “Castello”. E nel “Castello”, per chi ancora non lo sapesse, ci sono scene di sesso molto esplicite: proprio come in “L’udienza”.

Porto qui qualche esempio preso “a campione”, senza pretesa di esaurire l’argomento: chi si trovi a vedere il film potrà facilmente trovare le corrispondenze. E sono, come abbiamo visto, corrispondenze dichiarate, dichiaratissime.
Voialtre cameriere siete avvezze a spiare dal buco della serratura, e a ragionare in conseguenza: da qualche inezia che vedete, traete conclusioni tanto vaste quanto sbagliate.
(Franz Kafka, Il Castello)
(...) ti adorni come, secondo te, sono adornati gli angeli - in realtà sono molto diversi - (...)
(Franz Kafka, Il Castello)
- Lei non è del Castello, lei non è del paese, lei non è nulla. Eppure anche lei è qualcosa, sventuratamente. E' un forestiero, uno che è sempre di troppo e sempre fra i piedi.
(Franz Kafka, Il Castello)
Che cosa avrebbe potuto attirarmi, in questo paese così tetro, se non il desiderio di rimanervi?
(Franz Kafka, Il Castello )

- Che cosa vuoi sapere ancora? - chiede il guardiano. - Sei insaziabile.
L'uomo risponde:
- Tutti tendono verso la Legge. Come mai in tutti questi anni nessun altro ha mai chiesto di entrare ?
Il guardiano si rende conto che l'uomo è giunto alla fine e per farsi intendere ancora da quelle orecchie che stanno diventando insensibili, grida:
- Nessun altro poteva entrare di qui, perché questo ingresso era destinato soltanto a te. Ora vado a chiuderlo.
(Franz Kafka, Il Processo)

- Non vuoi più nulla da me ? - domandò K.
- No. - rispose il prete.
- Prima sei stato così gentile con me, e mi hai spiegato tutto; adesso invece mi mandi via come se di me non t'importasse nulla.
- Ma non te ne devi andare ?
- Sì, certo, cerca di capirmi.
- Cerca tu, prima, di capire chi sono. - obiettò il sacerdote.
- Tu sei il cappellano delle carceri - rispose K. andandogli vicino. Il suo immediato ritorno alla banca non era necessario come aveva fatto credere, egli poteva benissimo rimanere ancora lì.
- Io dunque faccio parte del Tribunale. - spiegò il sacerdote. - Perché dovrei volere qualcosa da te ? Il Tribunale non ti chiede nulla. Ti accoglie quando vieni, ti lascia andare quando vai.
( Franz Kafka, Il Processo)


Quale è la colpa del personaggio interpretato da Enzo Jannacci, in questo film? Perché viene perseguitato dai funzionari del Castello (pardon, del Vaticano)? Semplice: ha espresso il desiderio di parlare con il Papa. Ha una cosa da dire al Papa, è forse proibito? Proibito no, non è affatto proibito: ma, la prego, “si accomodi qui un attimo che ne parliamo”.

2 commenti:

Ismaele ha detto...

l'ho rivisto l'anno scorso, è bellissimo, un capolavoro.
c'è del non detto, del mistero, ingrediente di tutti i grandi film.
in Kafka la giustizia, qui il potere, mi sembra, sono il non conoscibile, il non comprensibile, l'irriducibile.
anche qui chi entra in contatto con la giustizia e il potere non fa una brutta fine.

Giuliano ha detto...

Ferreri era in stato di grazia, in questo periodo. Poi, negli ultimi suoi anni, non so; ma questo, il Dillinger, L'ape regina, La donna scimmia...
Anche La grande abbuffata ha molto del capolavoro.