La volpe (Gone to Earth, 1950). Scritto
e diretto da Michael Powell ed Emeric Pressburger. Tratto da un
romanzo di Mary Webb. Fotografia: Christopher Challis. Musica: Brian
Easdale. Interpreti: Jennifer Jones, Esmond Knight, Cyril Cusack,
David Farrar, Sybil Thorndike, Edward Chapman, Hugh Griffith, George
Cole, Beatrice Varley, Frances Clare, Raymond Rollett, Gerald Lawson,
e molti altri (nella versione Usa, Joseph Cotten è la voce
narrante). Durata: 110 minuti (versione americana è di 82 minuti,
alcune scene aggiunte sono state girate da Ruben Mamoulian)
Siamo alla fine dell'Ottocento, in
Inghilterra: la giovane Hazel è figlia di una zingara e di un
bizzarro personaggio, un arpista che è anche falegname, costruttore
di alveari e di bare. Siamo in campagna, nello Shropshire, ai confini
con il Galles (vediamo una pietra miliare che ne segna il confine,
all'inizio del film); Hazel vive con il padre, in un posto isolato;
ha per compagnia la volpe Foxy (una volpe domestica, allevata come se
fosse un cane) e altri animali: un corvo, un coniglio, un gatto. La
mamma di Hazel non c'è più, ma le ha lasciato un quaderno di
appunti, forse stregonerie. Hazel è cresciuta così, nella Natura,
ma ha avuto un'istruzione e la città non è molto distante; è molto
bella e su di lei cominciano ad arrivare sguardi interessati.
Sembra l'inizio di un thriller, o
magari di un horror, ma così non è; e va anche detto che
l'interesse di "Gone to earth" è tutto nella sua
realizzazione, sono le immagini, i colori, la recitazione, le musiche
a lasciare ancora oggi incantati, più che il soggetto in sè. Capita
spesso, con Powell e Pressburger; quasi sempre. E' la magia del
cinema, allo stato puro.
"Gone to earth" è un
capolavoro, talmente ricco di archetipi e di motivi profondi che a
tratti mette paura: basti pensare al pozzo della miniera, che si
rivelerà il vero centro degli eventi. Dietro la storia di matrimonio
e tradimento, in sè e per sè una storia come tante che si sono
viste al cinema, e anche dietro al colore locale (lo Shropshire,
l'uso del dialetto, i panorami meravigliosi) troviamo un mondo
inquietante, appena percettibile nella nostra realtà quotidiana, e
che Powell e Pressburger sono maestri nel riuscire a catturare, (si
veda la scena di follia in "Narciso Nero"), impresa
riuscita a pochissimi altri al cinema, come Ingmar Bergman e Andrej
Tarkovskij, e come il miglior Fellini.
"Gone to earth" è il grido
dei cacciatori alla volpe; il padre di Hazel è arpista e costruisce
arnie, ma anche bare. Il pastore battezza Hazel, sua moglie, per
immersione in una sorgente; nella "maledizione" o
giuramento di Hazel, "sposerò il primo che me lo chiede",
c'è un'eco del Freischütz di Carl Maria von Weber, un parallelo
possibile anche per i molti accenni al "cavaliere misterioso"
nel libro lasciato dalla madre a Hazel, e David Farrar ha molto di
quel cavaliere, faunesco o diabolico. Qui Farrar è molto diverso da
se stesso in "Narciso Nero", è più cattivo ma anche più
educato, sembra anche più alto, ma il personaggio ha lo stesso
significato, l'intrusione del mondo "civile" nell'incanto e
nella selvaticità della Natura, intrusione che comprende il sesso.
Nel momento "stregato", cioè l'incontro con Farrar dopo il
matrimonio con il pastore, Hazel fa un incantesimo preso dal libro di
sua madre: alla fine dovrà udire una "musica celestiale",
ed è il brano suonato dal padre con l'arpa, di lontano, che ha
proprio quel titolo (Harps in Heaven), e che Hazel canta alla fiera.
Al minuto 26 si parla del mondo come di
"una trappola", il che mi rimanda a "Stalker" di
Andrej Tarkovskij, la nostra meta finale cosparsa di infinite
trappole in cui bisogna cercare di non cadere, e che l'apparenza
quotidiana ci nasconde - è il padre arpista a dirlo alla figlia,
davanti al pozzo senza fine, in una delle sequenze iniziali. Rimandi
anche a Leos Janacek, "La piccola volpe astuta": la volpe,
gli istinti che non si possono reprimere, lo scorrere del tempo, le
stagioni, la Natura, c'è davvero molto in comune con l'opera di
Janacek (del 1924), a partire dalla volpe addomesticata come un cane,
che qui riesce perfettamente. Un'eco anche di Jane Austen, per il
pastore che sposa la ragazza, e al cinema di Dreyer però in
Inghilterra.
Sul libro edito da "Bergamo Film
Meeting" negli anni '80, Michael Powell parla del dialetto dello
Shropshire, che è il suo, in un'intervista che fa pensare a qualcosa
di simile al lavoro fatto da Ermanno Olmi in "L'albero degli
zoccoli", ma è una questione destinata a sfuggire a chi non è
di madrelingua inglese, qui bisognerebbe chiedere a chi è del posto.
Altri possibili rimandi, e appunti
presi durante la visione: 1) Il giardiniere e domestico Vessons (Hugh
Griffith) sembra uscito da un libro di Lewis Carroll, e ha un ruolo
importante. Protegge Hazel nella sua prima notte al castello, poi
verrà deriso e si ribellerà quando, dopo aver sparato ai merli,
porterà i secchi del latte in casa per dimostrare che il latte non
ha preso il colore del sangue, contrariamente alle profezie della
ragazza. 2) Vessons costruisce con pazienza un cigno modellando la
siepe, alla fine manca solo il becco, ed è per finire la sua opera
che non lascerà la casa del suo padrone. 3) quello tra Vessons e lo
Squire è un rapporto simile a quello tra Leporello e Don Giovanni
(se si preferisce, tra Sganarello e Don Giovanni) con la differenza
che Vessons non collabora alle malefatte del padrone, ma si limita
alla cura della casa. 4) a 1h32 Hazel chiama il marito "my
soul", "mia anima", e questa è la vittoria sul nobile
"animalesco": "Ti ha mai chiamato così?" può
ora chiedere il pastore al seduttore. 5) la vittoria finale del
pastore arriva dopo che il seduttore ha maltrattato la piccola volpe.
6) in casa di Hazel non c'è solo la volpe, vediamo anche un
coniglio, un gatto e un corvo, ma solo la volpe ha ruolo da
protagonista. 7) il reverendo Marston prenderà in casa gli animali
di lei, ma mette il fiocco al gatto, il corvo è in gabbia, anche il
coniglio e la volpe sono trattati bene ma meno liberi di prima. 8)
altri rimandi possibili per Dreyer (la scena dei parrocchiani contro
l'adultera), o per Ibsen (La donna del mare, ma non solo) 9) per il
clima di magia e stregoneria, e per l'immersione nella Natura, va
anche ricordato Hawthorne, in particolare "Settimio Felton"
(si veda la preghiera di Marston, al minuto 45). 10) una curiosità
nella scena all'inizio in cui il cugino di Hazel cerca di vendere la
margarina, scontrandosi con un cliente che le nega la nobiltà del
burro, ma poi quando vuole fare un complimento alla cugina le dice
"you're butter", "sei come il burro". La
margarina fu brevettata nel 1869, quindi era una novità assoluta per
l'epoca; può essere fabbricata con qualsiasi tipo di olio o di
grasso, anche di qualità scadente (dipende molto da chi la produce,
insomma).
Una menzione particolare va alla
fotografia di Christopher Challis, con magnifiche luci e colori
magici (è ottima la copia disponibile su youtube, se avete un buon
televisore). Il direttore della fotografia, come in altri film di
Powell e Pressburger, va considerato come coautore del film, in
particolare per le atmosfere inquietanti che poi verranno rubate da
Roger Corman & Co nei loro troppo lodati horror degli anni '60:
si veda la scena del cane da caccia che ringhia a Hazel, al suo primo
ingresso al castello (David Farrar è un possibile modello per i
personaggi di Vincent Price in quei film). Molto funzionali le
musiche di Brian Easdale, con inserimenti di canzoni popolari
eseguite dalla stessa Jennifer Jones; l'elenco qui sotto viene dal
sito www.imdb.com
- The Mountain Ash (scritto da Brian
Easdale)
- Sigh No More Ladies (versi di William Shakespeare da
"Much Ado About Nothing") (musica di Brian Easdale)
-
Harps in Heaven (traditional, arrangiato per arpa da Brian Easdale)
Gli attori sono tutti perfetti nei loro
ruoli: Jennifer Jones, americana, era già una diva con all'attivo i
grandi successi di film come Bernadette, Duello al sole, Il ritratto
di Jennie, Madame Bovary. Esmond Knight è il padre di Hazel (che si
chiama Abele, "Abel Woodus", un cognome che rimanda al
legno); Cyril Cusack è un altro attore importante, di origini
irlandesi, che interpreta il reverendo Marston. David Farrar, uno dei
fedelissimi di Powell e Pressburger in quegli anni, è Mr. Reddin, il
ricco seduttore. Sybil Thorndike è la madre del pastore, Hugh
Griffith è il bizzarro maggiordomo Vessons. Il soggetto, tratto da
un romanzo di Mary Webb, probabilmente non è gran cosa; ma la
realizzazione di Powell e Pressburger è magistrale e la visione di
"Gone to earth" è vivamente consigliata a chi ama il
grande cinema.