Che differenza c’è tra un’oca e un’anatra? Facile, avrebbero detto i nostri nonni: le oche hanno il collo lungo e le anatre no. E’ un ottimo criterio, basato sull’osservazione e sulla pratica quotidiana; ma in realtà i naturalisti non fanno una distinzione così netta. Si sa, gli scienziati sono persone serie, e come tutte le persone serie non si basano sulla prima impressione ma spaccano il capello in quattro: mettono oche, anatre e cigni tutti nello stesso ordine degli anseriformi e nella famiglia degli anatidi, e poi si mettono a distinguere oca da oca, anatra da anatra, cigno da cigno: perché di anatre (“nädra”, “näder”, come dicono a Parma) ce ne sono tante, tantissime, una meraviglia. Ogni volta che prendo in mano un libro sulle oche e sulle anatre mi fermo sempre estasiato a rimirare la diversità e la somiglianza delle varie specie. Le oche e le anatre sono come le farfalle, sempre uguali e sempre diverse, un’infinità di variazioni sullo stesso disegno di base.
A me piacciono soprattutto le oche, quelle bianche non hanno niente da invidiare ai cigni in quanto a bellezza. Sono bestie molto robuste, quando s’arrabbiano soffiano come i gatti e se ti vengono contro sanno far paura, perché sono grosse e se beccano fanno male.
L’ordine degli Anseriformi, uccelli acquatici e buoni volatori, è costituito da due famiglie, animidi e anatidi. Le caratteristiche che li accomunano (copio e incollo dal mio vecchio Brehm) sono il becco largo e provvisto di lamelle trasversali atte a filtrare l’acqua alla ricerca di cibo, le zampe palmate che fendono vigorosamente l’acqua, le ali grandi, e il piumaggio fitto reso impermeabile da un’apposita ghiandola. Gli animidi comprendono due soli generi, anhima e chauna; la Palamedea Cornuta (anhima cornuta) vive in Sud America. Si tratta di animali esteriormente più simili alle galline che ai paperi: penso che si tratti della convergenza evolutiva, quel fenomeno per cui animali diversi assumono forme uguali perché vivono nello stesso ambiente: l’esempio tipico sono i pesci e i delfini. Sembrano galline perché non volano, vivono a terra e raspano, beccano e cercano vermi. Comunque sia, di animidi nei film me ne ricordo pochi, magari ci sono ma non ci ho mai fatto caso (provvederò quanto prima).
Grande successo al cinema ha invece la famiglia degli Anatidi, che vanta un’enorme varietà di specie, circa 150. Il cigno selvatico si chiama cygnus cygnus, il cigno nero (australiano di origine e ignoto da noi fino al ‘700) chenoys atrata. Ma i cigni avranno una puntata tutta per loro.
Del genere anser fanno parte l’oca selvatica (anser anser) e l’oca domestica, che deriva da incroci con l’ anser anser e l’oca cignoide cygnopsis cygnoides. Del genere branta fanno parte l’oca colombaccio e l’oca del Canada (branta bernicla e branta canadensis); del genere anas il germano reale (anas platyrynchos, l’anatra selvatica) e l’anatra domestica sua discendente. Ma di anatre ce ne sono tante, come il mestolone, genere spatula (un nome che parla da solo), lo smergo (mergus merganser), l’anatra mandarina, eccetera.
Va detto che a contare tutte le oche che si trovano nei film non si finirebbe più, e che questo mio post è da considerarsi come l’inizio di una lunga serie (chissà).
L'oca da cui comincio (no, non questa qui sopra, che è un'anatra di Herzog) è in “Viaggio al centro della terra” (1959) di Henry Levin, tratto dal romanzo di Jules Verne. L’oca nel romanzo non c’è, e infatti non ho mai capito bene perché mai un’oca dovrebbe affrontare un viaggio nelle viscere di un vulcano, ma si tratta di una produzione Disney e gli animali sono d’obbligo. Si vede che quest’oca aveva raccomandazioni potenti, così come molte altre oche nostrane che siedono perfino in Parlamento. Però va detto che è molto bella la scena all’inizio, in cui l’oca becca del granturco sulla porta e James Mason con il suo assistente (il cantante Pat Boone), dall’altra parte della stanza, scambiano i colpi per segnali Morse e cercano di tirar fuori almeno una frase di senso compiuto da quelle che in realtà sono beccate sul legno. L’oca appartiene a un giovane islandese grande e grosso, che si chiama Hans e farà da guida alpina nella discesa sotto terra, dentro il vulcano dal quale parte l’avventura. Hans c’è anche nel libro, ma senza animali al seguito, e arriverà fino in fondo parlando poco e dimostrando il suo valore; il film è piuttosto improbabile ma molto divertente. Quanto all’oca, ho uno scoop clamoroso: al centro della terra l’oca non c’è mai arrivata, si tratta di un falso storico e se fate clic sull’immagine qui sotto sarete in grado di smascherare i falsari con i vostri occhi.
“Laughterhouse”, del 1984, diretto da Richard Eyre, è un film inglese che in italiano è stato tradotto come “Il giorno delle oche”, con Ian Holm protagonista. Racconta un fatto vero, la storia di un allevatore che fa camminare le sue cinquemila oche per cento miglia per portarle al mercato; se non ricordo male, c’era in corso uno sciopero dei camionisti che impediva il trasporto normale degli animali, e quell’allevatore doveva assolutamente andare a vendere le sue oche. Quando uscì vinse parecchi premi, ma non me lo ricordo come un grande film. Un tema molto originale un po’ sprecato dalla sceneggiatura, con un grande attore protagonista (per chi ha visto “Il signore degli anelli”, è da Ian Holm che comincia la saga degli hobbit). Ha anche un altro titolo, “Singleton’s Pluck”, ma tutto quello che sono riuscito a trovare sono le due locandine, ed è un peccato.
Le due immagini all'inizio vengono da “Cuore di vetro” di Werner Herzog, del 1974. Quest’anatra bellissima (un’anatra muta, se non sbaglio) prima cammina sulle carte da gioco della taverna, e poi fa compagnia al veggente Hias (l’attore è Joseph Bierbichler).Un’altra anatra Herzog la mette nel finale di “La ballata di Stroszek”: è un’anatra ammaestrata, si mette una moneta e lei suona il tamburo (ma non è una scena comica, come ben sa chi ha visto il film).
Ma poi bisogna aggiungere le oche della “Carica dei 101” (per oggi ne metto una sola, in apertura, come rappresentanza), e il titolo del film che in Italia è famoso come “La guerra lampo dei fratelli Marx” ma nell’originale è “Duck soup”, “minestra d’anatra”, un’espressione gergale che sta ad indicare qualcosa di bizzarro e senza senso, ripresa anche da Stan Laurel e Oliver Hardy in un loro film del periodo prima del sonoro.
Qui mi fermo, ma mi rimetto in osservazione e aspetto vostre segnalazioni. Come dice lo zio Gianfilippo (Gianfilippo Rameau: un prozio, per la precisione), le rappel des oiseaux è appena incominciato, e il bello deve ancora venire.
PS: “Leda e il papero” è opera di Albert Hurter, copyright Walt Disney.
PPS: Mi sorge un dubbio: avrò dimenticato di nominare qualcuno d’importante? E’ mezz’ora che ci penso, ma non so venire a capo del mio dubbio. Mah!
2 commenti:
Le oche che non dimenticherò mai sono quelle del borgo quacchero ne "la legge del signore" con Gary Cooper.
Te lo ricordi?
Da bambina avrei voluto andare ad abitare lì!
no, purtroppo sono tanti anni che non rivedo quel film. Però nei film quando vogliono dare l'idea della campagna e della fattoria mettono sempre le oche, perché le oche si vedono subito! le galline invece possono anche passare inosservate, faraone comprese; oche e tacchini no.
Mi sono divertito molto, quando scrivevo questi post sugli animali! nel vecchio blog eravamo arrivati a un milione di visite in meno di due anni, anche qui venivano a guardarli in tanti (il migliore è quello sul tapiro).
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