venerdì 24 settembre 2010

L'udienza ( III )

L’udienza (1971) regia di Marco Ferreri. Scritto da Rafael Azcona, Marco Ferreri, Dante Matelli. Fotografia di Mario Vulpiani. Musiche originali di Teo Usuelli; molte canzoni. Interpreti: Enzo Jannacci, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Michel Piccoli, Alain Cuny, e molti altri. Durata: 112’

- Non mi occupo di politica, sono in preda a un profondo travaglio spirituale.
dice Jannacci, a un certo punto del film. E’ una battuta delle sue, la dice con una faccia serissima e impagabile, alla Buster Keaton, e non mi meraviglierei se l’avesse inventata proprio lui. Ogni tanto, riascoltando “Aveva un taxi nero” o “Il primo furto non si scorda mai” mi viene da pensare che dev’essere stato bello vivere nella Milano dei primi anni ’60, con Jannacci c’erano in pianta stabile Giorgio Gaber, Dario Fo, e tanti altri simpatici matti.
Un’altra battuta tipica di Jannacci, da dire con faccia serissima:
- Lei non balla?
- Solo il foxtrot.

Tutto questo succede mentre Gassman balla il fado con la Cardinale, e Jannacci sta seduto sul sofà con un militare salazariano portoghese.
- Ma si può ballare il fado? – chiede la Cardinale al principe Gassman.
- Tutta la musica si può ballare.


Ferreri aveva un modo molto particolare di usare le canzoni di musica leggera; anche se non sempre mi piacciono o mi evocano dei ricordi, quando saltano fuori sembrano sempre incredibilmente appropriate, non solo qui ma anche in “Dillinger è morto”, in “La donna scimmia” o “L’ape regina”. Una specie di sesto senso, suppongo: lo faceva anche Kubrick, ma con il Danubio blu e con Aram Khachaturian.
La musica originale del film è firmata da Teo Usuelli, ottimo musicista e collaboratore abituale di Ferreri. Si inizia con il motivo conduttore del film, una musica di Usuelli modellata sul tema medievale del Dies irae, molto bella e molto appropriata. Un’altra musica di Usuelli, più leggera, appare per la prima scena della Cardinale, nel negozio di vestiti. Più avanti c’è un valzer che non riconosco, forse La vedova allegra; un disco della grande cantante portoghese Amalia Rodrigues per Gassman, nella scena del fado e della danza con Claudia Cardinale; e due canzoni inglesi che ricordo anch’io, “Me and my life” (di chi è?), e “Yellow river” dei Christie, a 1h14.


Alcuni appunti sparsi: 1) l’abbraccio a Jannacci di Alain Cuny rimanda ai Fratelli Karamazov, ma anche al “peccato segreto” di Gigi Proietti nel Brancaleone, quello che fa crollare la volta della caverna (il Brancaleone di Monicelli è anteriore di qualche anno, ma questa gag, sempre divertente, esiste fin dai tempi di Achille Campanile) 2) al minuto 48 il cardinale napoletano nomina apertamente il modernismo: per “modernismo” la corrente vaticana anti-Concilio intende tutto quello che è uscito dal Concilio. Alcuni di questi “tradizionalisti” (le virgolette sono d’obbligo, la tradizione vera è quella del Vangelo e non quella del Concilio di Trento) sono usciti apertamente dalla Chiesa, al seguito del cardinal Lefebvre; il cardinale napoletano è rimasto in Vaticano ma non approva i cambiamenti. 3) il numero di telefono di Claudia Cardinale: 455033   4) il ritratto di Garibaldi e di altri eroi del Risorgimento nel ristorante al minuto 40, la cena con Alain Cuny 5) Gassman paramilitare e possibile golpista nel finale, con medaglie d’oro e croci cristiane mescolate insieme. 6) Mao e i celerini; Tognazzi costretto a portare il casco (“poi si perdono i capelli”) e contuso negli scontri di piazza 7) Il ritratto di Mao anche nel convento francescano. 8) “La chiesa distrutta dalla fede” è il plastico di San Pietro realizzato da Giovanni, a 1h27 9) Jannacci nella valigia ha una copia di Playboy (“comperato a Bologna”) e un film in superotto su papa Giovanni; lo rilasciano perché “è un ufficiale in congedo”. 10) Al minuto 14 e nel finale, un 33giri con la voce di Papa Giovanni (la suora è cinese)
- Se ne vendono molti? (la suora fa cenno di no)

Ferreri passava, a detta dei suoi direttori della fotografia, come uno che non badava molto alla tecnica. Diceva più o meno “ecco fai tu” dando istruzioni piuttosto sbrigative sulle luci, eccetera. Dal risultato finale, se questo racconto è vero (e penso proprio di sì) si capisce che Ferreri, prima, aveva già preparato tutto meticolosamente, interni arredati a perfezione, movimenti degli attori, eccetera. Restavano solo da regolare le luci e gli obiettivi, per questo era importante scegliersi un direttore della fotografia molto bravo, così poi non c’era da preoccuparsi: Ferreri ce l’aveva, si chiama Mario Vulpiani. La luce dei film di Ferreri, e i colori, sono sempre di una perfezione assoluta. (le immagini che metto qui sono purtroppo prese dalla tv: non sono riuscito a recuperare il dvd ufficiale, peccato).

E’ la lezione dei grandi artigiani del cinema, fin dai tempi di Chaplin, di René Clair, e in Italia dei De Sica, dei Mastrocinque e dei Mattoli: studiare l’inquadratura giusta e gli arredi giusti, tenere ferma la camera e lasciar muovere gli attori. Alla parte tecnica ci penseranno, per l’appunto, i tecnici: se il direttore della fotografia è bravo, il risultato sarà quello voluto. Questo è anche il motivo per cui Ferreri lavorava quasi sempre con i grandi attori, non tanto con le star ma con quelli capaci veramente di recitare: è la lezione del grande teatro, gli attori di teatro – quelli bravi – sanno come muoversi e sanno anche prendere applausi stando fermi e in silenzio, come faceva Eduardo de Filippo.
Un’altra grande lezione dimenticata.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora, ammetto candidamente che non sapevo un bel nulla di questo film. Di Ferreri ho visto soltanto "La Grande Abbuffata" (un paio di volte) e il bukowskiano "Storie di Ordinaria Follia" (una volta sola, dove c'è una splendida Ornella Muti): li ho visti perché m'incuriosivano i temi, e non perché conoscessi l'opera di Ferreri. Leggere i tuoi tre post su "L'udienza", Giuliano, mi ha però messo curiosità. Ti farò sapere.

Giuliano ha detto...

Sono due bei film, ma gli anni migliori di Ferreri sono questi, tra il 1960 e il 1980. Anche a me ne mancano parecchi, non sono facilissimi da trovare e io ero troppo giovane, quando uscivano. La tv li ha sempre un po' "boicottati" non tanto per censura, credo, quanto perché sono davvero degli oggetti strani, fuori dal comune.
Avrai notato che del film in sè ho parlato poco: è proprio perché non si può riassumere.

Ismaele ha detto...

ricordo quel film unico, un capolavoro, "Maestro d'asilo", con Benigni, visto?

Giuliano ha detto...

Forse il primo film di Benigni protagonista...l'ho visto tanti anni fa e non me lo ricordo bene. Il titolo era "Chiedo asilo", che anno era? Mah!
Vorrei rivedere soprattutto L'uomo dei cinque palloni, con Mastroianni...E anche Non toccare la donna bianca, con tutti i suoi attori matti in vacanza (tutti tutti: Mastroianni, Piccoli, Tognazzi che fa l'indiano...)