Le cronache di Narnia (The chronicles of Narnia, 2005) regia di Andrew Adamson . Tratto dai libri di C.S.Lewis. Produzione Walt Disney. Sceneggiatura di Ann Peacock, Andrew Adamson, Christopher Markus, Stephen McFeely Fotografia: Donald McAlpine Musica originale: Harry Gregson-Williams Con Georgie Henley (Lucy), Skandar Keynes (Edmund), William Moseley (Peter), Anna Popplewell (Susan), Tilda Swinton (la strega), James Mc Avoy (il fauno), Jim Broadbent (il Professore), James Cosmo (Santa Claus) 143 minuti
Pensavo di conoscerli tutti, i libri e le saghe fantastiche per bambini e non solo – almeno nei titoli. Invece di C.S. Lewis e delle “Cronache di Narnia” non sapevo niente, e quando è uscito il film sono stato colto di sorpresa davanti al Leone maestoso, al Fauno, ai Castori, alla Volpe, e a tutte le altre meraviglie.. Mi ero incuriosito davanti ad alcune foto apparse sui giornali: erano foto di Tilda Swinton, protagonista del film, un’attrice che mi è sempre piaciuta moltissimo, in abiti di scena.
Cosa ci faceva Tilda Swinton vestita in quel modo, cattivissima e attraente come non mai? Così mi sono convinto a cercare il film, che ho trovato molto bello; e dopo averlo visto mi sono informato su C.S. Lewis. L’esperto lo avevo in casa: mio nipote (nel senso che io sono lo zio) mi ha spiegato che il libro di Lewis è bello e profondo, che è sì un libro per bambini ma molto denso e ricco; e che il film gli è stato molto fedele.
C’è anche qui un Regno da riconquistare, i buoni contro i cattivi e un’antica profezia, come nel “Signore degli Anelli”; ma a differenza di Tolkien, C.S. Lewis non è mai così cupo e terribile, c’è tempo per scherzare (l’armadio che dà sul paese fatato, Babbo Natale che porta in dono ai ragazzi archi e spade per combattere, i tanti animali buffi e parlanti) e per inventare personaggi simpatici. E, soprattutto, la morte non è mai definitiva: soprattutto per i buoni.
Protagonisti sono quattro fratelli, due maschi e due femmine, due più grandi e due più piccoli; e la messa in scena dei rapporti tra i fratelli è il particolare che più mi ha colpito. A scoprire il passaggio per il Regno di Narnia è la più piccola, come è giusto che sia; una piccolina molto ben scelta. La segue il fratello minore, che non è ancora grande ma non è nemmeno più un bambino, e non sa se credere ancora alle fate oppure no. I due maggiori sono quasi adolescenti, e il conflitto tra i due fratelli maschi è abbastanza forte da spingere il minore al tradimento (ma c’è un lieto fine), sia pure non del tutto consapevole. Chiunque sia cresciuto tra fratelli, non da figlio unico, sa che sono questi i rapporti che si instaurano, che i rapporti tra fratelli (soprattutto all’età dei ragazzi protagonisti di questa storia) sono proprio così, ci si vuol bene ma i conflitti ci sono e sono spesso difficili da risolvere. E, anche per i più grandi, è difficile smettere di essere bambini e diventare adulti, un po’ come per Peter Pan. Tutti questi temi sono trattati con grande serietà e delicatezza da Lewis e dal regista del film, e penso che sia utile leggere questo libro quando si è ancora nell’età migliore per farlo.
Nel mondo incantato di Narnia, sottoposto a un inverno perenne dalla terribile Strega (Tilda Swinton) vivono e si muovono animali e personaggi mitologici. Un Fauno gentile è il primo personaggio incontrato dalla bambina al di là dell’armadio (stavo per dire: al di là dello specchio – ma è un armadio di legno massiccio, di quelli di una volta), poi verranno i Castori (due caratteristi favolosi, marito e moglie), una Volpe che nell’originale ha la voce di Rupert Everett, il re Leone, i Centauri, e via elencando, in un insieme che mi ricorda molto il James Stephens di “La pentola dell’oro”, - un romanzo scritto una trentina d’anni prima del libro di Lewis e dove il dio Pan è protagonista in un’Irlanda da favola.
Il film mi è piaciuto molto, soprattutto per i castori. Se i nuovi cartoon sono così, ben vengano: si vede che alla Disney si sono ripassati i loro vecchi e cari classici, ed era ora che lo facessero. La storia è ben fatta, semplice, adatta anche ai bambini più piccoli, non complicata e tenebrosa come in Tolkien, e non ci sono troppi mostri ma solo quelli che servono.
Tra le curiosità, per gli esperti di mitologia, metto l’ennesima Dea Madre da combattere, per di più con un Minotauro a capo dell’esercito. E i Centauri che stanno dalla parte giusta, con i buoni: come è d’obbligo per i depositari della sapienza antica, vecchi e saggi maestri come fu per Achille. Molto belli anche i Grifoni, anche loro dalla nostra parte a combattere contro la Strega; mentre tigri, elefanti e altri animali stanno un po’ dappertutto, un po’ di qua e un po’ di là, chi con i buoni e chi con i cattivi nella grande battaglia finale.
Curioso anche che il regista si chiami Adamson, visti i continui richiami del testo ai “figli di Adamo”: ma Imdb mi spiega che è un nome vero, neozelandese. Molto brava la Swinton, che sarebbe una perfetta matrigna di Biancaneve (è bellissima ed è ancora giovane, che si sbrighino). Molto belli anche i quattro fratelli, soprattutto la piccolina. Un po’ sbrigativo il passaggio dal gelo alla primavera, ma la battaglia finale è ben fatta, e quindi ci può stare anche qualche difetto. Passo e chiudo, in attesa del prossimo episodio: è un film che mi sento di consigliare a tutti – e, mi raccomando, soprattutto per i castori.
2 commenti:
Mi piace questo genere di film, ma questo (anzi, questi, visto che ci sono dei sequel) lo avevo "snobbato", forse perchè ne avevo letto delle critiche negative. Però, visto che ne parli bene, cercherò di recuperarlo.
Naturalmente, da grande appassionato di Tolkien, conoscevo già Lewis, suo amico per lungo tempo: i due si leggevano a vicenda brani dei proprio libri, in fase di stesura, mentre bevevano birra in un pub di Oxford. Assieme ad altri amici e scrittori (fra cui Charles Williams), avevano dato vita a un gruppo letterario e si facevano chiamare "Inklings".
Quando sono stato a Oxford, sono passato anche al pub dove tenevano le loro riunioni ("The eagle and the child", mi pare che si chiamasse: e l'insegna raffigurava Zeus trasformato in rapace che rapiva Ganimede), le cui pareti erano piene di foto e di memorabilia di Tolkien, Lewis & Co...
Infine, forse lo sai già: C.S. Lewis in persona (interpretato da Anthony Hopkins) è il protagonista del film "Viaggio in Inghilterra" di Richard Attenborough.
E' un film per bambini, in sostanza: bambini e adolescenti. Ci sono sequenze un po' meno belle, ma nell'insieme si vede volentieri.
Non sono mai riuscito, però, ad appassionarmi a Tolkien: avendo letto Wagner, l'Edda di Snorri e quella in versi, e altri libri precedenti, con Tolkien prima di girare pagina sapevo già cosa stava succedendo.
Alberich e l'Anello del Nibelungo hanno uno spessore molto superiore rispetto alla saga degli hobbit, e Tolkien si è dichiaratamente ispirato a Wagner.
Avendo letto da bambino Jules Verne, Salgari, e anche Stevenson, ero già oltre anche per quanto riguarda le storie d'avventura...
In quanto a James Stephens, classe 1882, se non lo conosci te lo consiglio caldamente, soprattutto per La pentola dell'oro.
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