Dopo Tarkovskij, ragionando sulle “nature morte” nel cinema un altro autore di riferimento è sicuramente Werner Herzog.
Porto qui alcune immagini da tre diversi film di Herzog: “Cuore di vetro” del 1976, “Kaspar Hauser” del 1974, e “Nosferatu” del 1978: ma sono solo alcuni degli esempi possibili, i film di Herzog sono una fonte continua di immagini memorabili, e non solo per la “natura morta”.
Il primo fotogramma (in apertura di post) viene da “Cuore di vetro”: il vaso con la penna d’oca alla finestra.
Il secondo, qui sotto, viene da “L’enigma di Kaspar Hauser”: gli metto accanto un dipinto di Evaristo Baschenis (bergamasco, 1617-77), uno dei maestri nell’ambito della “natura morta”, e il famoso dipinto di Vincenzo Campi (cremonese, 1536-91), un quadro che piaceva molto al nostro amico Solimano. L’attore protagonista dell’inquadratura è Bruno S.
Un caso particolare è il “Nosferatu” di Herzog, che è ricchissimo di composizioni chiaramente ispirate alla natura morta (nome che in questo caso si adatta benissimo al soggetto del film, se mi è concessa la battuta) ma dove mi è stato impossibile isolare un dettaglio isolato al di fuori della narrazione, ed è per questo motivo che inserisco anche Klaus Kinski e Bruno Ganz nel post, oltre a Isabelle Adjani ed altri attori nelle sequenze successive nella piazza di Delft, in Olanda (terra di grandi pittori di nature morte, come Pieter Claesz).
La tavola apparecchiata nella casa del vampiro, per chi avesse la pazienza di guardare il film, è davvero un incanto; e chiedo scusa per i numerosi esemplari di rattus norvegicus presenti nell’inquadratura, ma cos’altro potevo fare.
Chiudo il post con uno dei grandissimi, lo spagnolo Francisco de Zurbaràn (1598-1664).
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