In nome del popolo italiano (1971)
Scritto da Risi con Age e Scarpelli. Interpreti principali Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman.
Un grande film, forse il più politico di Risi, e di grande attualità dato che il tema è la corruzione: Tognazzi è un magistrato, Gassman un imprenditore senza scrupoli, è un film serio e la trama è molto complessa. Da rivedere con calma, non appena ne avrò l’occasione.
La marcia su Roma (1962)
Scritto da Dino Risi con Sandro Continenza, Ghigo De Chiara, Age e Scarpelli, Scola, Ruggero Maccari. Interpreti principali: Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi.
Ne ho già parlato per esteso su questo blog, è in archivio alla voce “Risi”.
I mostri (1963)
Scritto da Risi con Age e Scarpelli, Scola, Ruggero Maccari, Elio Petri. Regia solo di Dino Risi.
Interpreti principali: Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman.
Il segmento finale, quello con Tognazzi e Gassman pugili suonati, è un capolavoro assoluto. E’ molto divertente, ma fa star male perché si capisce subito che si tratta di una storia vera: il finale è splendido e indimenticabile ma è anche un autentico pugno nello stomaco, se mi si passa il gioco di parole. Uno dei “capricci” di Goya, verrebbe da dire. Di ottimo livello anche gli episodi precedenti, spesso molto brevi: Tognazzi che fa il vigile perfidissimo multatore (allora era una caricatura, ma oggi sono tutti così, anzi al loro posto ci sono i semafori taroccati, macchine inerti con le quali non si può nemmeno più discutere), ancora Tognazzi che insegna al figlio ad essere spregiudicato e a beffarsi delle regole (anche questa oggi è normalità, i bambini e le bambine tirati su in questo modo diventano ministri e ministre, sindaci e sindachesse, presidenti di enti pubblici e privati, eccetera). E poi Gassman monsignore, Gassman e Tognazzi carabinieri, e poi basta, cosa sto qui a raccontare: è un film da vedere e rivedere. Da segnalare la presenza fra gli autori di Elio Petri.
Scemo di guerra (1985)
Da un romanzo di Mario Tobino, scritto con Age e Scarpelli Interpreti principali: Beppe Grillo, Coluche, Fabio Testi
Film molto interessante, tratto da un romanzo di Mario Tobino, grande scrittore oggi purtroppo dimenticato. Tobino era un medico psichiatra, il suo libro più importante è probabilmente “Le libere donne di Magliano”, dove descrive le sue esperienze nei manicomi, prima della riforma voluta da Mario Basaglia. Altri libri di Tobino: “Gli ultimi giorni di Magliano”, “Per le antiche scale”.
Tobino era anche un reduce della campagna di Libia, e qui descrive un’altra sua esperienza di vita: ma non si tratta solo di memorie, Mario Tobino era davvero un ottimo scrittore e i suoi libri andrebbero recuperati. Sullo stesso soggetto, un ufficiale in servizio che dà fuori di testa (ma nessuno se ne vuole accorgere, ed è grave) è anche l’ultimo film di Mario Monicelli, “Le rose del deserto”, sempre tratto dai libri di Mario Tobino. Il film ha anche qualche interesse perchè è uno dei pochi girati da Beppe Grillo come protagonista (in quegli anni ci sono anche “Cercasi Gesù” di Comencini e “Topo Galileo” di Laudadio, addirittura al fianco di Jerry Hall, moglie di Mick Jagger), che se la cava benino anche se recitare non è che sia proprio il suo mestiere. A fianco di Grillo ci sono il comico francese Coluche, Bernard Blier, Fabio Testi, e molti altri attori italiani e francesi (è una coproduzione). Nel film c’è anche Claudio Bisio, che però nel suo sito ufficiale sbaglia a scrivere il nome di Mario Tobino, colpa direi gravissima.
Vedo nudo (1969)
Regia di Dino Risi, scritto da Risi con Fabio Carpi, Iaia Fiastri, Ruggero Maccari, Bernardino Zapponi. Interpreti principali: Nino Manfredi, Sylva Koscina, Véronique Vendell, Daniela Giordano
Lo ripesco dai palinsesti notturni, e scopro che è molto lungo, quasi due ore, e che è un film a episodi scritto per Nino Manfredi, che li interpreta tutti tirando fuori le sue macchiette antiche e recenti: il contadino ciociaro, l’omosessuale travestito da donna, eccetera. Scopro purtroppo che non è Sylva Koscina a interpretare l’episodio che dà il titolo al film, e che anzi la Koscina appare imbruttita da una parrucca che la fa sembrare finta, una bambola di plastica (nella sceneggiatura c’è anche una battuta su quel “toupé”). Sylva Koscina appare nel primo episodio, dove interpreta se stessa (come nel Vigile di Sordi e Zampa), soccorre un ferito in un incidente stradale, duetta con Manfredi primario d’ospedale. Nel complesso è un film molto brutto, sciatto, con pochi scatti d’ingegno e pochissime idee, forse il punto più basso di Risi. Poche idee decenti, molto belle le scenografie e gli interni, buono comunque l’inizio dell’episodio finale, il “Vedo nudo” del titolo, per la perfetta imitazione di un pubblicitario fatta da Nino Manfredi. Probabilmente il soggetto ha un’origine politica: un pubblicitario di successo riempie di nudi femminili la città e le tv, ma finisce per esserne ossessionato. Però poi il film vira subito sulla barzelletta, ed è un peccato, perché l’ambientazione “alla Antonioni”, se la si guarda bene, non ha nulla da invidiare a “Blow up”. Le premesse per fare qualcosa di più, insomma, c’erano. Era un film che aveva colpito la mia immaginazione quand’era uscito (avevo undici anni) non l’avevo mai visto per intero, vedendolo oggi trovo molte immagini “da collezione”, come un numero di Linus del 1969, e tante altre piccole cose. Curioso l'episodio dell'uomo che tradisce la moglie con una locomotiva; buona la risposta del vigile sulla domanda: "Ho visto una donna nuda che guidava l'auto: secondo lei è possibile?"
(continua)
"In nome del popolo italiano" è infatti un film che dovrò rivedere anch'io: l'ho visto una volta sola, credo su Rete 4, una notte d'estate, con una valanga di pubblicità in mezzo, il tiggì notturno, l'odiatissimo "Navigare informati" e forse pure il terrificante Media Shopping. Insomma, sono arrivato alla fine della storia che erano forse le 3 del mattino e la mia attenzione era quella che era. La storia mi era però piaciuta, altrimenti non avrei sopportato tanto.
RispondiElimina"I mostri" invece me li prestò mio zio, su vhs: film strepitoso, con alcuni episodi davvero da antologia. Mi piacque particolarmente "L'educazione sentimentale", quella dove Tognazzi fa da "maestro" di vita al suo vero figlio Ricky.
ps: la Koscina era splendida anche così, con quella parrucca. :)
RispondiEliminaio registro, da sempre, tutto quello che viene mandato in onda da canale 5 e parenti. Adesso si può anche cancellare, wow.
RispondiElimina(però il digitale terrestre è terrificante, spesso i film arrivano spezzettinati e inguardabili)
concordo sulla Koscina!!!
RispondiElimina:-)
Saltiamo I mostri, perché ormai è in videoteca, e lì rimarrà. Mi tocca guardare almeno metà dei film da te citati. Peccato che tu finora non abbia parlato di Sono fotogenico, ma forse sono troppo giovane, e Pozzetto è entrato nei miei favori con poco.
RispondiEliminail meglio di Pozzetto è dei primi anni, 68-72, in tv in coppia con Cochi. Quelle cose lì sono veramente fantastiche!
RispondiEliminaNei film, Renato è sempre simpatico ma se ci si è abituati a Tognazzi è inevitabile trovarlo un po' ingessato.
PS: La risposta del vigile alla domanda di Manfredi è questa: "se ha la patente, sì".
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