- Le rose del deserto (2006) Regia di
Mario Monicelli. Tratto da "Il deserto della Libia" di
Mario Tobino e "La guerra d'Albania" di Giancarlo Fusco.
Sceneggiatura di Mario Monicelli, Alessandro Bencivenni, Domenico
Saverni. Fotografia di Saverio Guarna. Musiche di Mino Freda e Paolo
Dossena. Interpreti: Alessandro Haber, Michele Placido, Giorgio
Pasotti, Moran Atias, Stefano Scandaletti, Enzo Marcelli, Tatti
Sanguineti, Fulvio Falzarano, e molti altri. Durata: 1h42'
- Scemo di guerra (1985) Regia di Dino
Risi. Tratto da "Il deserto della Libia" di Mario Tobino.
Sceneggiatura di Dino Risi, Age e Scarpelli. Fotografia di Giorgio Di
Battista. Musiche di G. e M. De Angelis. Interpreti: Coluche, Beppe
Grillo, Bernard Blier, Fabio Testi, Franco Diogene, Claudio Bisio,
Nicola Morelli, Guido Nicheli, Geoffrey Copleston, Tiziana Altieri,
Alessandra Vazzoler, e molti altri. Durata: 1h48'
"Le rose del deserto" è
l'ultimo film di Mario Monicelli, ed è uno dei suoi più belli e più
riusciti. Un film corale, con molti personaggi, sulla guerra di
Libia. L'anno è il 1942, e il soggetto è tratto da un libro di
Mario Tobino. Tobino è stato uno scrittore importante: medico
psichiatra, nato nel 1910 (ci ha lasciati nel 1991), nel 1942 in
piena guerra fu richiamato in servizio come medico militare,
esperienza descritta nel libro "Il deserto della Libia",
pubblicato nel 1952 da Einaudi. Tornato in Italia, dopo l'8 settembre
1943 Mario Tobino partecipò attivamente alla Resistenza (se ne parla
in "Il clandestino"). Negli anni di pace, diventa primario
del manicomio di Lucca; subito dopo "Il deserto della Libia"
pubblicherà "Le libere donne di Magliano" (1953), forse il
suo libro più famoso. Tobino è davvero un grande scrittore, e mi
spiace molto constatare che sia stato quasi dimenticato; i personaggi
dei suoi libri sono di quelli che ti rimangono dentro, e sapere che
dietro ci sono esperienze vissute e vita vera molto spesso commuove,
anche per la partecipazione personale del dottor Tobino, che è più
che tangibile. Allo stesso modo, rimangono dentro di noi i personaggi
di "Le rose del deserto" di Monicelli, che oltre al libro
di Tobino ha preso altri momenti e personaggi da un libro di
Giancarlo Fusco sulla guerra d'Albania, trasferendoli nel deserto
libico. Fusco è stato un personaggio molto particolare, giornalista
e anche attore, grande passione per il pugilato, un autore sempre
ripubblicato ma purtroppo quasi sempre senza la risonanza che
meriterebbe.
Il film di Monicelli è molto bello ed
ha almeno due personaggi da antologia: il frate di Michele Placido e
l'ufficiale di Alessandro Haber (con il tormentone di "con il
bene che ti voglio"), poi l'ufficiale medico di Pasotti, e molto
altro. Bravo anche Tatti Sanguineti, il generale che non capisce cosa
succede ma dà ordini secchi e perentori. La ragazza araba è Moran
Atias, l'elenco degli interpreti è molto lungo e spiace molto di non
poterli citare tutti. Una delle cose che più mi colpiscono,
scorrendo l'elenco dei film di Monicelli, è che quasi sempre i suoi
film più belli e significativi sono tra i meno citati da critici e
recensori. Anche "Le rose del deserto" è citato
pochissimo, eppure è divertente e ricorda molto il "Brancaleone"
per la felicità dei suoi personaggi: anche in mezzo a una guerra e
alle atrocità ci possono essere situazioni divertenti, e riuscire a
rendere questi aspetti in apparenza contrastanti è cosa che riesce
solo ai grandi maestri, come era Monicelli. Certo, è più facile
ridere con "Amici miei", che non ha rimandi politici (i
fascisti hanno perso tutte le guerre, e in modo rovinoso: ma
purtroppo pochi lo dicono ad alta voce) e che ha un umorismo più
grossolano; era dello stesso parere lo stesso Monicelli, e chi non ci
crede può ascoltare cosa pensava del successo di "Amici miei"
dalla sua stessa voce, nel documentario "Monicelli - La versione
di Mario".
"Scemo di guerra" di Dino
Risi è del 1985, ed è tratto dallo stesso libro di Mario Tobino,
"Il deserto della Libia". Uscito quasi vent'anni prima del
film di Monicelli ("Le rose del deserto"), è ricordato più
che altro per la presenza di Beppe Grillo come protagonista, accanto
al comico francese Coluche, molto popolare in patria ma da noi
praticamente sconosciuto. Il film di Risi ha il merito di aver
parlato della guerra di Libia, evento poco ricordato al cinema se si
eccettuano i film di regime (anche quelli girati dopo il 1945,
intendo), ma è molto meno riuscito rispetto a quello di Monicelli.
E' una questione soprattutto di attori: lo stesso soggetto ma con
attori meno bravi. Con tutto il rispetto, Alessandro Haber è molto
ma molto meglio di Coluche, non c'è paragone; e Giorgio Pasotti è
molto meglio di Beppe Grillo. Haber e Pasotti, così come Michele
Placido, sono attori veri, di solida formazione, e non attori
improvvisati scelti dalla produzione per richiamare pubblico.
Questi due film sono comunque da
vedere, da conoscere, perché aggiungono molto alla nostra Storia,
soprattutto a quella che a scuola non si studia mai. Tolta la
retorica e la propaganda, rimane la verità della guerra; ed è
questo che è importante conoscere.
Una spiegazione per i due titoli: le
rose del deserto sono formazioni di pietra, caratteristiche del
deserto, e sembrano davvero dei fiori; "scemo di guerra"
non è qualcosa che faccia ridere, purtroppo sono stati in tanti a
tornare dalla guerra per sempre distrutti, non solo nel fisico.
Speriamo di non rivedere più guerre, negli ultimi 75 anni in questa
parte d'Europa abbiamo avuto politici che hanno saputo evitare i
conflitti, auguro alle nuove generazioni di non rovinare tutto con
scelte sbagliate. Settantacinque anni sono un periodo di pace mai
visto, un'enormità se si guarda a cosa è successo nei secoli
precedenti: la seconda parte del Novecento, vista da questa parte
d'Europa, dovrà essere ricordata come un'epoca d'oro, di pace e
prosperità. Quanto al futuro, non sono per niente ottimista ma c'è
comunque spazio per la speranza.
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