I recuperanti (1969) Regia di Ermanno
Olmi. Scritto da Mario Rigoni Stern, Tullio Kezich, Ermanno Olmi.
Fotografia di Ermanno Olmi. Musiche e canzoni tradizionali, musica
aggiuntiva di Gianni Ferrio. Interpreti: Antonio Lunardi, Andreino
Carli, Alessandra Micheletto, e molti altri (tutti non
professionisti). Durata: 95 minuti
Siamo nel 1945: il giovane Gianni,
reduce dall'Armir, torna finalmente a casa sull'altipiano di Asiago.
E' stata dura, ma la guerra è finita e Gianni è tra quelli che se
la sono cavata. Bisogna dunque ricominciare là da dove la vita si è
interrotta; e non è facile. Il lavoro è poco e mal pagato, la sua
ragazza lo ha aspettato ma non ci sono abbastanza soldi per sposarsi.
Il padre, vedovo, si è risposato con una donna molto giovane; il
fratello minore sta per emigrare in Australia e gli propone di
partire con lui. Partire però significherebbe lasciare la fidanzata,
rimandare il matrimonio di almeno cinque o dieci anni... Gianni si
rivolge all'ufficio di collocamento, ma gli spiegano che è dura per
tutti; prova a inserirsi in una cooperativa che vuole riattivare la
segheria, ma tutto viene bloccato dalle autorità locali. Così,
anche per curiosità, Gianni finisce per accettare le proposte di un
bizzarro vecchio che circola ogni tanto per il paese. Il vecchio è
un "recuperante": ha bisogno di un aiutante e gli mostra un
bel mazzo di banconote, è il guadagno ottenuto andando a cercare
residuati bellici sulle montagne. I luoghi sono quelli dove si è
svolta la Grande Guerra, la prima guerra mondiale, e vi si trovano
ancora trincee, casematte, nascondigli per arsenali, bombe esplose e
anche inesplose, in posti ormai nascosti dalla vegetazione o dal
riempimento naturale di ciò che era stato scavato. Ci sono molte
cose preziose, che rendono denaro: metalli, materiali di ogni tipo,
perfino esplosivi ancora intatti. Può sembrare strano, ma è un
sistema che funziona ancora oggi: è cronaca di questi giorni, per
esempio c'è gente che cerca di far soldi con il rame, prendendolo
(rubandolo) da ogni posto possibile, perfino dai cavi della corrente
elettrica per le ferrovie e dai vasi per i fiori dei cimiteri; ma qui
non si tratta di furto, nessuno ha reclamato quei cimeli e anzi è un
bene se c'è qualcuno che fa pulizia, anche se la pratica del
recuperante non è del tutto legale. Guardando il film, viene da
pensare a chi, come F.T. Marinetti, dichiarò "la guerra come
igiene del mondo" : i veleni lasciati dalla guerra rimangono
intatti per decenni, magari anche per cent'anni: in Belgio si trovano
ancora i gas asfissianti, l'iprite, intatti dopo cent'anni; ed è
recentissimo il caso dei proiettili all'uranio impoverito, utilizzati
in Jugoslavia negli anni '90, che sono stati e sono ancora causa di
morti devastanti arrivate dopo lunghe malattie. E le bombe inesplose,
scoperte sui cantieri di strade e metropolitane, bloccano spesso la
vita delle grandi città, in attesa del lavoro degli artificieri.
Insomma, chi ha detto e chi ripete ancora oggi che la guerra è
l'igiene del mondo è un perfetto cretino - ma qui mi fermo, e
ritorno al film di Ermanno Olmi.
Dopo le prime esplorazioni nel vecchio
sistema, "a naso", ma comunque con ritrovamenti
consistenti, Gianni comincia a capire che davvero si possono fare
soldi con questo sistema; procurerà al vecchio Du un cercamine,
antenato del metal detector, e i risultati non tarderanno a giungere.
I soldi, dunque, sono arrivati: ma Gianni lascerà il mestiere di
recuperante dopo un grave incidente che ha coinvolto tre recuperanti
esperti (due morti, uno ferito grave) e dopo aver trovato con il
cercamine una trincea ricca di materiale che porterà tanti soldi, ma
con ancora i cadaveri dei soldati dentro.
Nel finale, vediamo Gianni mentre fa il
muratore; Du passa dal cantiere, ubriaco, e lo rimprovera dandogli
dello schiavo e della pecora. Per Du conta l'essere libero. In
precedenza, Gianni gli aveva chiesto come mai continuava a fare il
recuperante, visto che non gli mancavano i soldi ed era anziano: ma è
proprio la libertà, l'essere indipendente e senza padroni, che fa
sopravvivere il vecchio e lo rende, a suo modo, felice.
"I recuperanti" è un film molto
bello, scritto da Olmi con Rigoni Stern e Tullio Kezich, e girato ad
Asiago; gli attori sono tutti non professionisti, scelti tra la gente
del posto. In particolare, l'interprete del vecchio Du, Antonio
Lunardi, è stato trovato in un'osteria, ed è una scelta
particolarmente felice. Di questo film mi dispiace solo una cosa, il
doppiaggio. E' fatto bene, s'intende, ma il doppiatore di Du rende
solo in parte l'idea di cosa potesse essere la voce del
vecchio cercatore, cioè di Antonio Lunardi. Insomma, io la voce vera
di Lunardi la volevo ascoltare: chissà se esiste ancora in qualche
documento d'archivio...
Altre note prese durante la visione:
1) I protagonisti di "I
recuperanti" sono ispirati a personaggi reali, conosciuti e
frequentati da Mario Rigoni Stern che ha scritto il film insieme a
Tullio Kezich e allo stesso Olmi. 2) "Qui sotto c'è roba per
duemila anni", risponde il vecchio all'osservazione di Gianni
"non pensavo che ci fossero ancora recuperanti, che si potesse
ancora ricavrne qualcosa" 3) Du canta diverse canzoni, la prima
è "il 9 giugno del 1924", una canzone su Matteotti dove si
maledice "la peste fascista", l'altra non identificabile
(non da me, se qualcuno mi aiuta ringrazio fin d'ora). 4) Du è di
fondo un anarchico, ma non ha idee politiche; difficile pensare che
abbia fatto il partigiano, sulle montagne avrà sicuramente fatto i
suoi incontri, e probabilmente ha fatto anche la guerra, trent'anni
prima, proprio in quegli stessi posti dove adesso scava. Conosce
anche l'iprite, il gas che uccise o rovinò la salute di migliaia di
soldati, e ne mette in guardia Gianni. 5) "un mestiere da
disperati" dice la fidanzata di Gianni quando viene a sapere da
dove vengono i soldi che il ragazzo le chiede di mettere da parte,
rifiutandoli; ed è vero, ma è un lavoro che richiede grande
competenza, e vediamo che il vecchio Du ne ha molta, sa cosa sta
facendo, sa dove sono i pericoli e come smontarli. 6) Olmi riprenderà
il tema della Grande Guerra in "Torneranno i prati", il suo
ultimo film.
Sul web c'è molto riguardo a questo
film e più in generale alla storia dei recuperanti; dal sito
https://www.lagrandeguerra.net prendo un estratto dall'intervista
con Andreino Carli, interprete di Gianni. L'intervista è molto bella
e la consiglio a chi fosse interessato.
- Ci racconta qualche particolare
curioso?
“Con il vecchio Lunardi io avevo anche mansioni di interprete, l’anziano montanaro non comprendeva bene le direttive del regista, dovevo quindi tradurre le battute in dialetto, e confesso che il compito non fu dei più facili. Era un uomo introverso ma buono, pareva un bambino nel paese dei balocchi. Non aveva ben realizzato che si stava girando un film e in cuor suo sperava che le riprese non finissero mai. Credeva di aver trovato l’America. “Ah! Sti bisi dei foresti – diceva – non potevano venirmi a cercare 40 anni fa, quando ero più giovane e forte”. Un altro fatto che ricordo bene è legato all’esplosione avvenuta a Forte Corbìn. Si stava simulando la disgrazia occorsa a dei recuperanti intenti a scaricare una bomba, gli artificieri fecero la carica un tantino “pesante”, così che la deflagrazione fece sobbalzare tutta la troupe, ci spaventammo da morire, pareva fosse tornata davvero la guerra. Di tutte quelle sensazioni ed esperienze oggi mi rimane solo un bel ricordo, come è giusto che sia”.
https://www.lagrandeguerra.net/Images/trincea9.jpg
“Con il vecchio Lunardi io avevo anche mansioni di interprete, l’anziano montanaro non comprendeva bene le direttive del regista, dovevo quindi tradurre le battute in dialetto, e confesso che il compito non fu dei più facili. Era un uomo introverso ma buono, pareva un bambino nel paese dei balocchi. Non aveva ben realizzato che si stava girando un film e in cuor suo sperava che le riprese non finissero mai. Credeva di aver trovato l’America. “Ah! Sti bisi dei foresti – diceva – non potevano venirmi a cercare 40 anni fa, quando ero più giovane e forte”. Un altro fatto che ricordo bene è legato all’esplosione avvenuta a Forte Corbìn. Si stava simulando la disgrazia occorsa a dei recuperanti intenti a scaricare una bomba, gli artificieri fecero la carica un tantino “pesante”, così che la deflagrazione fece sobbalzare tutta la troupe, ci spaventammo da morire, pareva fosse tornata davvero la guerra. Di tutte quelle sensazioni ed esperienze oggi mi rimane solo un bel ricordo, come è giusto che sia”.
https://www.lagrandeguerra.net/Images/trincea9.jpg
si può vedere su Raiplay
RispondiEliminahttps://www.raiplay.it/video/2018/05/I-recuperanti-1cc50869-6cb8-45ac-9611-2b0894a976d1.html
grazie :-)
RispondiEliminasperiamo che ci sia ancora qualcuno disposto a guardarlo... è un film non omologato, probabilmente Olmi era l'unico vero sovversivo del mondo del cinema - mite ma sovversivo
a me era piaciuto:
RispondiEliminahttps://markx7.blogspot.com/2018/02/i-recuperanti-ermanno-olmi.html
sì, lo so :-)
RispondiElimina