tag:blogger.com,1999:blog-4700602687372596934.post5517137860662106112..comments2023-04-07T15:03:14.262+02:00Comments on giulianocinema: Il settimo sigillo ( II )Giulianohttp://www.blogger.com/profile/06401398690125983204noreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-4700602687372596934.post-42129757815180583172011-01-26T20:08:11.792+01:002011-01-26T20:08:11.792+01:00Bergman era del 1918, quindi era vicino ai quarant...Bergman era del 1918, quindi era vicino ai quarant'anni. Si nota qui un cambiamento rispetto ai film precedenti, che sono i film di una persona giovane, magari piena di preoccupazioni (Bergman si era sposato presto, aveva già dei figli, un divorzio alle spalle, eccetera) ma comunque positiva.<br />Da qui in avanti, arrivano i film più duri e più problematici: La fontana della vergine (probabilmente il più duro e difficile da sopportare, ma grandissimo), Il posto delle fragole, e poi i veri e propri incubi: L'ora del lupo, Come in uno specchio, Il silenzio, La vergogna, Passione...<br />Come spiega bene Bergman, qui la Morte viene esorcizzata dalla maschera da clown bianco; in seguito la domanda sull'aldilà diventerà davvero angosciosa.<br />La cosa che più mi ha stupito, però, è stato vedere Bergman di persona nelle interviste e nei filmati: un uomo piacevole, disteso, sorridente, ben disposto allo scherzo, con la battuta pronta. Evidentemente, avere come valvola di sfogo il cinema è stata per lui un'ottima terapia.Giulianohttps://www.blogger.com/profile/06401398690125983204noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-4700602687372596934.post-37114886084480821392011-01-26T16:57:56.547+01:002011-01-26T16:57:56.547+01:00Bergman è uno dei rari registi che ti accompagnano...Bergman è uno dei rari registi che ti accompagnano anche nella visione del film, non ti lasciano soli, anche se poi il lavoro di elaborazione delle emozioni riguarda per fortuna solo lo spettatore e ognuno, rispetto alla morte, deve maturare la propria visione e attuare i propri esorcismi. Fai bene quindi a riportare i suoi appunti, ma rimane ancora lo spazio per le nostre impressioni. <br />Questa della partita a scacchi è il filo conduttore del rapporto dell'uomo razionale con tutta la vita, e quindi, anche con la morte. E' tipico di chi si affida tanto alla sua intelligenza affrontare tutto come se si trattasse di una competizione in cui la preparazione, l'abilità e l'astuzia intellettiva possano risolvere i problemi. Ma già pensare alla vita e alla morte come un problema induce a escogitare il modo di ingaggiare una sfida. E' l'atteggiamento di Edipo di fronte alla Sfinge e rappresenta un preciso stadio psicologico: quello adolescenziale in cui la parte eroica crede di poter vincere sempre risolvendo gli enigmi.<br />Nel Mahabharata la partita a dadi è fondamentale per avviare tutta la vicenda eroica.<br />Qui l'atteggiamento eccessivamente razionale dell'uomo che vorrebbe solo certezze ed è pronto ad accettare la partita a scacchi con la Morte è affidato al cavaliere reduce dalle crociate: perfetto esempio quindi dell'uomo che affida alla conquista e alle imprese coraggiose il senso del proprio valore, ma che rimane sempre inappagato e deluso.<br />Come la Morte non ha alcun segreto, così la gioiosa fiducia nella vita, rappresentata dal giullare e dalla moglie, non ha bisogno di acuna certezza e di nessuna teologia. Essa è infatti una qualità dell'anima che c'è o non c'è, che in genere i bambini possiedono ancora e a cui, secondo le parole del Vangelo, bisognerebbe ritornare se si vuole essere partecipi del Regno.Marisahttps://www.blogger.com/profile/13285491762835860939noreply@blogger.com