giovedì 12 gennaio 2012

Dino Risi ( III )

Straziami, ma di baci saziami (1968)
scritto da Dino Risi con Age e Scarpelli (Agenore Incrocci e Furio Scarpelli). Interpreti principali: Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Pamela Tiffin.
Un film molto bello e molto divertente, che si rivede sempre volentieri: oltretutto c’è un Ugo Tognazzi in forma strepitosa, un’interpretazione unica che rimanda direttamente a Harpo Marx. Il titolo è un verso della canzone “Creola dalla bruna aureola”, molto popolare dagli anni ’30 agli anni ’50 (un tango, se non sbaglio).
L’ultima volta che l’ho visto mi ero segnato queste righe: Lo psicoanalista cerca di spiegare a Nino Manfredi che Marisa non esiste, che è solo una proiezione delle sue ansie infantili. «Ma come, Marisa non esiste?» protesta flebilmente Manfredi, reduce da un tentativo di suicidio e per questo ricoverato in clinica. «Marisa esiste, eccome se esiste...» L’analisi di Dino Risi, dottore laureato in psichiatria, è perfetta. Anche a me molte volte, anche senza arrivare a cose drammatiche, hanno tentato di spiegare che il problema non esiste, che il problema è solo frutto della mia fantasia, che il problema sono io: ma poi non solo Marisa esiste (qualsiasi nome abbia preso nel frattempo), ma poi le ruspe sotto casa mia sono ruspe solide, si sono già mangiate un pezzo del mio giardino, il muro di cemento che hanno tirato su è vero e lo sto toccando. Ma poi sono trent’anni che cambio canale quando vedo Canale 5, eppure Canale 5 è sempre lì, sono sempre su Canale 5. Non solo: Canale 5 si è ingrandito, si è mangiato anche la Rai, è entrato in casa mia sotto forma di governo; e potrebbe andare anche peggio in futuro. Il caso Musti anticipa il caso Carfagna, anche questo mica me lo sono sognato. Quello che fa più spavento è che dal di fuori si neghi l’evidenza, mentre nelle nostre nevrosi la realtà esterna ha un posto preponderante. (anno 2008)
Da non confondere con “Per grazia ricevuta” che è di Nino Manfredi (1971): regia di Nino Manfredi, scritto da Nino Manfredi con Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Luigi Magni, con Nino Manfredi, Lionel Stander, Delia Boccardo, Mariangela Melato, Mario Scaccia. La scrittura dei due film è ababstanza simile, il personaggio e l’interpretazione di Nino Manfredi hanno diversi punti in comune; è in questo film la scena della farmacia notturna, il dialogo col farmacista interpretato da Lionel Stander.
Una vita difficile (1961)
Regia di Dino Risi, scritto da Rodolfo Sonego. Con Alberto Sordi, Lea Massari, Claudio Gora.
Un capolavoro del cinema italiano, una storia esemplare, e finalmente un personaggio positivo per Alberto Sordi, che nel finale (scritto magnificamente) si riscatta da tutti i compromessi che ha dovuto sopportare. Non a caso, dopo questo film Alberto Sordi si terrà sempre ben stretto Rodolfo Sònego, autore del soggetto e della sceneggiatura. Da antologia anche la sequenza della cena mentre arrivano dalla radio i risultati del referendum monarchia-repubblica. Ottimi tutti gli attori, con Lea Massari in magnifica forma. E’ Claudio Gora che riceve lo schiaffone finale: un grande attore che ho avuto il piacere di vedere recitare anche in teatro (nella “Tempesta” di Shakespeare diretta da Strehler, accanto a Tino Carraro e Giulia Lazzarini). Di questo film mi dispiace soltanto la battuta di Sordi su Cantù-Cermenate, che sono due città qui vicino a casa mia. Si tratta di due paesi ben distinti: Cantù è un grosso centro, in seguito diventato famoso anche per la squadra di basket; Cermenate è un po’ più piccola. Il nome “Cantù-Cermenate” è quello della stazione delle Ferrovie dello Stato.
Profumo di donna (1974)
Da un romanzo di Giovanni Arpino, sceneggiatura di Dino Risi con Ruggero Maccari. Interpreti principali Vittorio Gassman, Alessandro Momo, Agostina Belli.
L’ho visto al cinema quando era appena uscito, a Como. Non mi era piaciuto e continua a non piacermi, e mi ha stupito molto vedere che ne è stato fatto un remake a Hollywood in anni recenti, con tanto di premio Oscar ad Al Pacino, nella parte che fu di Gassman. Probabilmente il romanzo di Arpino è migliore, ma non ho mai avuto una gran voglia di leggerlo: racconta di un ufficiale ancora giovane ma cieco di guerra, che deve essere assistito da un giovane soldato di leva. E’ però una commedia, piuttosto cinica, e non un vero e proprio dramma. Dato che al protagonista piacciono molto le donne, molte battute e molte scene sono virate sul sesso, con risultati che mi sono sempre sembrati di quart’ordine. Ho cercato di rivederlo di recente, me lo ricordavo ancora bene e continua a non piacermi. Data l’età che avevo quando l’ho visto per la prima volta, mi ricordo soprattutto di una scena e di una battuta all’inizio: il giovane soldato incontra Agostina Belli mentre lei sta facendo la modella di nudo per l’Accademia d’Arte, dove anche lui studia disegno; quando la incontra di nuovo le dice che “di solito le altre donne prima le si incontra vestite, e poi nude” ; lei ride e comincia la loro amicizia (trattandosi di Agostina Belli, la battuta non poteva passare inosservata). Il particolare triste di questo film è che Alessandro Momo, allora giovanissimo e in grande ascesa, morì poco tempo dopo alla guida di una grossa moto.
Anima persa (1977)
da un romanzo di Giovanni Arpino, scritto da Dino Risi con Bernardino Zapponi. Interpreti principali: Vittorio Gassman, Catherine Deneuve, Danilo Mattei
Sgradevole, disturbante, eppure profondo: anche questo lo avevo visto al cinema, a Como, appena uscito. Non so se lo rivedrei volentieri, non direi che sia un capolavoro, Gassman va spesso troppo sopra le righe, ma comunque merita una visione. Giovanni Arpino era uno scrittore molto presente, negli anni ’70, sia come scrittore che per i suoi articoli sui giornali; la sceneggiatura è scritta da Risi insieme a Bernardino Zapponi, abituale collaboratore di Fellini. Su internet ho trovato un buon riassunto del film, ne porto qui l’inizio: «Con Anima persa, Dino Risi abbandona momentaneamente la commedia e mette la sua professionalità al servizio del genere thriller psicologico e della storia, tesa e coinvolgente ma ricolma degli archetipi del genere, un po’ macchinosa, ingarbugliata, in affanno per il moltiplicarsi delle piste e troppo protesa al colpo di scena finale: il giovane Tino è ospite degli zii Fabio ed Elisa nella loro villa veneziana. Presto però si accorge che la casa nasconde un mistero; nella soffitta è segregato il fratello demente di Fabio, colpevole di aver causato la morte di una bambina. Tino non saprà resistere alla curiosità e aprirà la porta della soffitta…»
(continua)

4 commenti:

Matteo Aceto ha detto...

Di questi che citi, ho visto soltanto Profumo di donna, compreso il remake con Al Pacino. Mah, sono due film che ho visto senza troppo coinvolgimento, per una storia senza infamia e senza lode. Mi ricordo in particolare di Agostina Belli, davvero.... bella! :)

Giuliano ha detto...

Una grande interpretazione di Gassman, per il resto si poteva fare di meglio, ma qui ci voleva Bergman.

A Gegio film ha detto...

La Bergman nuda?!?!!? No, a parte gli scherzi, non riesco a vedermi Ingmar alla regia di Profumo di donna, perché è un film con Gassman, e con lui ti porti dietro almeno Dino Risi, se non anche Tognazzi.

Giuliano ha detto...

Pensavo ad "Anima persa", più che a "Profumo di donna": siamo dalle parti di Jekyll e Hyde, il tema del doppio. Per Anima persa, mi viene in mente L'ora del lupo - uno dei film più difficili e più duri di Bergman.
La battuta su Ingrid al posto di Agostina me la tengo da conto...Però Agostina Belli e Laura Antonelli sono due che piacciono sempre. (c'è sempre Isabella Rossellini, comunque!)